Blog estate: Le serie che ho visto: Bangla (30/04/2022)

Un piccolo fenomeno “cult” questo “Bangla“, prima film nel 2019 e poi serie tv adesso. E vi consiglio di vederli entrambi nella stesso ordine. Li trovate su Raiplay e, la serie, è anche dal 27 aprile al 6 maggio su Raitre.

Bangla, come dicevo, è un film del 2019 scritto, interpretato e diretto da Phaim Bhuiyan (premio David di Donatello che miglior regista esordiente). Phaim, anche nel film, è un giovane musulmano di origini bengalesi nato in Italia. Vive con la famiglia a Roma, a Torpignattara, quartiere romano multietnico, lavora in un museo e suona in un gruppo. Ad un concerto incontra Asia, suo esatto opposto: istinto puro, nessuna regola. Tra i due l’attrazione scatta immediata e Phaim dovrà capire come conciliare il suo amore per la ragazza con la più inviolabile delle regole dell’Islam: niente sesso prima del matrimonio. La serie prosegue il film senza soluzione di continuità. Io ne sono stato conquistato, per la freschezza e la simpatia del protagonista e per le situazioni descritte.  Il film dura 83 minuti, la serie sono 8 episodi di circa mezz’ora ciascuno.  Leggerezza ma non solo. Ci si commuove qualche volta e forse si comprende cosa si prova ad essere nati in Italia e dover aspettare fino a 18 anni per essere considerati italiani. Buona visione. Magari vi viene voglia di gustare una bella  pasta alla Currybonara 😊.

Blog estate: Bruciamo le mascherine (09/09/2020)

Non potevo aspettare per proporvelo, qualora non l’aveste visto. Non potevo inorridire e intristirmi solo io davanti a tanta stupidità umana. Io sono allibito. E in più penso che queste persone… voteranno. Guardate il video e tenetevi forte.

Blog estate: Vi consiglio un libro (12/02/2022)

Per una volta non vi consiglio una serie tv. Oggi voglio segnalarvi un romanzo, scritto da un mio carissimo amico che non ha bisogno di presentazioni: Saverio Marconi, noto ed apprezzato attore e regista al debutto nella narrativa. Il titolo è “La morte ci troverà distratti” e, per il momento, si può reperire solo su Amazon a questo link.  Si può ordinare sia in formato elettronico, che cartaceo con copertina flessibile o copertina rigida,
In alcune distopie immaginate nel passato, l’umanità rischiava di finire per infertilità diffusa.
Ora c’è una parte dell’umanità che vuole replicare la vita all’infinito, credendo di avere voce in capitolo. Con la stessa arroganza con cui ha distrutto interi ecosistemi per costruire pozzi petroliferi o resort a tema.
Non c’è nessuna differenza fra lo sterminio e la conservazione. Entrambi sono dettati dalla stessa arroganza di cambiare il mondo e le sue leggi. E ora che l’estinzione è arrivata per noi, la specie umana, non è assolutamente concepibile. È impossibile farsi da parte. È impossibile accettarlo.
È come se l’umanità fosse un vecchio, seduto in casa, bloccato dalle artriti, la mente che va e che viene, metastasi ovunque, la cataratta. Un vecchio che non si decide ad accettare la morte. Che continua a ostinarsi a volere, volere, volere, e non capisce che per tutta la vita non ha nutrito che un’illusione, un alito d’aria. Una grande e scintillante illusione: l’eternità.
I buoni amano la fine. I buoni mistici che odiano la religione del dio altro, il dio delle promesse. I buoni della rivolta. I buoni che sono sempre minoranza, e sempre contro la maggioranza. I buoni per la natura. I buoni per il presente.
I cattivi sono ossessionati dalla scienza e dal progresso scientifico, paradossalmente vogliono al tempo stesso conservare il proprio status quo e vogliono reiterare e ripetere sé stessi. Sono dei malinconici e dei passatisti. Perché in verità lo odiano il cambiamento. Ma scopriranno che il cambiamento non si ferma e il cambiamento è la fine. I cattivi sono arroganti, egoisti. Loro sono per la famiglia e per il capitale. Sono per gli ideali e per la speranza. Loro sono per il lavoro. Loro sono per il futuro. Loro siamo noi.
Nella nostra fantasia i cattivi volevano distruggere il mondo e i buoni stavano lì per salvarlo. Per fortuna la realtà è molto diversa da quella che ci eravamo immaginati, dalle distopie degli scrittori del passato. E ora che è qui, appare molto più vera e più giusta. Del resto, come diceva Borges, gli specchi e la copula sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini.

Saverio Marconi Nato a Roma e cresciuto fra Venezia e Firenze. Nel 1975 si trasferisce a Roma e dopo molti spettacoli teatrali, sfonda nel cinema interpretando Gavino Ledda nel film PADRE PADRONE dei fratelli Taviani, film che vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Viene diretto da molti registi fra cui Gillo Pontecorvo, Luigi Comencini, Pasquale Squitieri, Lucio Fulci.
Nel 1983 fonda a Tolentino (città natale della madre) la Compagnia della Rancia, di cui è ancora direttore artistico.
L’idea di questo libro ha origini lontane. Nel 1986 mette per iscritto l’idea. La storia a vari passaggi, da racconto breve a testo teatrale, dea film a serie televisiva, ma solo nel 2017 dall’incontro con Giovanni Ceccanti l’idea si materializza in un romanzo.
Romanzo che si legge tutto d’un fiato. Ve lo consiglio davvero.

Blog estate: I “no-qualcosa” di cui non si parla (10/09/2021)

Siamo circondati da persone “no“. Ma non ci sono solo i no-mask . i no-vax e ultimi in ordine di “apparizione” i “no-greenpass“. Ci sono altre categorie da tempo immemorabile presenti nel mondo.
Ci sono ad esempio i “no-deo“, che è facile incontrare molto spesso su autobus, tram, metropolitane e altri mezzi di trasporto. Sono irriducibili e tenaci nel loro rifiuto ostinato a portare refrigerio alle proprie ascelle ed ai nasi di chi  li circonda.
E avete presente poi i “no-shampoo“? Cioè coloro che non avete mai visto con i capelli puliti? Non dico in ordine, perché quello può capitare, ma uno shampoo ogni tanto lo vogliamo fare, soprattutto se siamo a contatto con il pubblico?
Avete mai incontrato poi un “no-slip“? Si aggira soprattutto negli spogliatoi maschili delle palestre dove ama stazionare, appunto, smutandato. In quella “tenuta” è solito avvicinarsi a parlare in piedi davanti a voi seduti, considerando tale postura assolutamente normale.
Tipicamente italiano è poi il “no-destra“, automobilista che considera un’onta gravemente infamante percorrere l’autostrada sulla corsia di destra, ed utilizza quindi esclusivamente quella centrale.
Ce ne sono sicuramente molti altri. Voi chi conoscete?

Blog estate: La lavatrice per fare il black (04/10/2021)

Se sentite qualcuno dire che ha la lavatrice per fare il black, non pensate, come avrei fatto io, ad una lavatrice specializzata nel lavaggio dei capi scuri.  No. Significa ben altro. Se non avete visto l’inchiesta di FanPage sulla “lobby nera”  andata in onda a Piazzapulita e di cui si è molto parlato per il coinvolgimento dell’Eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza (e non solo lui), direi che dovete assolutamente vederla. Anche se in genere non amo questo tipo di giornalismo tipo “Le iene” e sotto copertura, ci sono qui elementi che sono chiaramente indegni di un paese che vuole definirsi civile. E’ inquietante, ma occorre vedere il video. Eccolo qui:

Blog estate: Le serie che ho visto : Only Murders In The Building (22/06/2022)

Una delle sorprese più interessanti tra le serie tv dell’anno da poco trascorso è questa “Only Murders In The Building” che è programmata in Italia dalla piattaforma Disney+. Creata da Steve Martin e John Hoffman (Grace and Frankie) è composta, per la prima stagione, da 10 episodi.

Ne sono protagonisti lo stesso Steve Martin, Martin Short e una sorprendente Selena Gomez.  Definita “comedy drama”, la serie sa mischiare con gusto e intelligenza comico e thrilling. La storia è quasi interamente ambientata in un ricco condominio di Manhattan dove avviene un omicidio. Tre residenti nel palazzo sono accomunati da interesse per il “giallo” ma  non hanno alcuna esperienza nelle investigazioni. Nonostante questo decidono di indagare sulla vicenda raccontandola anche in un podcast, fin quando i sospetti non ricadono anche su di loro.  Tra i personaggi della serie troviamo anche Sting nei panni di se stesso, un sempre bravo Nathan Lane (The Producers) e una divertente  Jane Lynch (Glee).Consigliatissimo, insomma.

Ora disponibile la seconda stagione

Blog estate: Premio stupidità del giorno (11/06/2019)

Da un po’ di tempo non assegnavo questo premio, ma è stata solo distrazione immagino, non certo che mancassero candidati. Tipo questo signore che con la sua Fiat Panda ha pensato bene di scendere dalla scalinata di Valle Giulia a Villa Borghese a Roma perché “la strada è bloccata ed io ho fretta“.  Prima gli italiani, no? E’ stato poi rintracciato dalla polizia e denunciato. Mi pare giusto.

Ma la cosa non è finita qui. Ieri il Corriere della Sera ha dedicato un lungo articolo a questo episodio, cercando spiegazioni al comportamento di questa persona… boh.

di Paolo Conti
«Ho riflettuto molto su questa storia che, dall’inizio, mi è sembrata pazzesca. Ma è diversa da come è stata raccontata dal filmato sulla Rete. Ed è diversa anche dai tanti articoli apparsi sui giornali… Diciamo che quando ho parlato con questo signore, ho capito che mi trovavo di fronte a una persona complessa. A una delle tante che, in questo difficile terzo millennio, non hanno ancora centrato la propria strada nella vita. Anche a 47 anni». La Fiat Panda blu 4×4, dunque adatta a impervi percorsi da rally (la scritta «cross» campeggia sulla fiancata) che lunedì 3 giugno mattina ha attraversato i tornanti esterni di Villa Borghese ma ha poi individuato una inedita scorciatoia nella scalinata intitolata a Bruno Zevi, ha scatenato fantasie e interrogativi. Ne sa qualcosa Massimiliano Ciolli, funzionario dei vigili urbani del II gruppo di Roma, incaricato di raggiungere in casa quella specie di nipotino made in Rome di Indiana Jones. Ciolli contraddice tanti luoghi comuni (spesso falsi) sui vigili urbani romani. È colto, attento, rispettoso: è capace di un’analisi articolata di quell’individuo («una persona complessa»).
Va al di là del gesto, cerca di capirne il meccanismo e il carburante psicologico. Un’altra negazione dei luoghi comuni è la comandante del suo II gruppo, Donatella Scafati, che ha seguito tutto il caso con attenzione. Avrebbe potuto, «alla romana», gettare in pasto mediatico un po’ tutto, magari guadagnandosi l’immagine di un gruppo che controlla il territorio e punisce chi sbaglia. Invece ha protetto nomi e volti, la privacy introdotta a suo tempo come capitolo di civiltà contemporanea in Italia da Stefano Rodotà non è un dettaglio. Una volta tanto il Corpo di Polizia urbana di Roma Capitale fa onore a un titolo così lungo, e inutilmente pomposo. Torniamo al 3 giugno mattina, alla scalinata intitolata al grande urbanista e storico dell’architettura Bruno Zevi, ma ideata da Cesare Bazzani che ridisegnò tutta Valle Giulia per l’Esposizione Universale di Roma del 1909. Dunque in un pezzo di architettura romana vincolato e prezioso. Ma perché questo signore di 47 anni ha improvvisamente deciso di non proseguire per i normali tornanti e di scendere giù per la scalinata? Ciolli sospira: «Di nuovo, ho riflettuto molto. Parliamo di una persona che ha nei due suoi cani il principale interesse della sua vita. Sono due pitbull. E la scelta della razza forse può aiutare a capire. Ho notato che le bestie erano curatissime. Ecco, su questo non potrei davvero dire niente. Forse un po’ meno curato, nel complesso, era il loro padrone». Ma perché ha deciso di andarsene giù per la scalinata in Panda? «Ha ripetuto più volte di aver fretta. Sapeva benissimo di essere ripreso, chi ha realizzato il filmato lo ha avvisato, era chiaro che sarebbe stato riconosciuto dalla targa. Ma lui ha ripetuto “ho fretta, ho fretta”». No, nessuna ragione legata alla mamma, come qualcuno ha scritto sbrigativamente. Il 40enne senza nome ha una formale residenza a Milano, ma vive quasi sempre a Roma, in casa della madre, zona Parioli. C’è da immaginare (per deduzione socio-urbanistica) radici nella buona borghesia romana. La fretta sarebbe derivata da uno dei due pitbull: come spiega Ciolli, più preciso di un detective, uno dei due animali avrebbe avuto la bava alla bocca e il padrone, dopo una passeggiata a Villa Borghese, avrebbe temuto un avvelenamento. Salito sulla Panda, avrebbe trovato un intoppo: ecco la via d’uscita, la scalinata del primo ‘900. Ma è la verità? Ciolli azzarda: «Così ha detto. Ma io non farei una cosa del genere nemmeno se un bambino si tagliasse un dito e perdesse sangue. Ho immaginato che, magari, chissà, volesse forse provare un brivido nuovo, inedito».
Il perché, lo sa solo lui. Cosa rischia? «A norma di codice stradale, solo una multa di 40 euro per deviazione dalla carreggiata, come se avesse, mettiamo, poggiato in cammino due ruote su un marciapiedi. Però a decidere saranno i risultati degli esami della Sovrintendenza dei Beni culturali. Se c’è stato danneggiamento, rischia una multa da 500 a 1.000 euro. Potrebbe anche esserci un profilo penale, ma non è mio compito parlarne ora. Ci saranno le perizie e le verifiche». La storia della Panda blu 4×4 che saltella sulla scalinata dedicata a uno dei più grandi nomi della architettura italiana del ‘900 è tutta qui. Non ci sono altri risvolti. E forse ha ragione Ciolli quando vede in quell’azzardo una manifestazione dei mille disagi non confessati della nostra contemporaneità. Può capitare, nella vita, di gettarsi in una piccola impresa impensabile e irripetibile, magari proprio per mettere alla prova quel 4×4 annoiato dagli ingorghi romani. Una cosa è certa, quella discesa rimarrà nella microstoria delle stramberie romane. Un pezzo di memoria collettiva firmato da una Panda blu, con due pitbull a bordo.

Blog estate: Non sono razzista, ma … (09/06/2020)

Ecco una frase che non vorrei mai sentire, che davvero mi dà tanto fastidio ascoltare, che giudico assolutamente inappropriata e ipocrita: “Non sono razzista, ma …” e qualunque cosa si aggiunga dopo. Una frase così, già di per sé, è portarsi dietro un seme di razzismo, neppure tanto velato. E purtroppo anche nel nostro paese è una frase che si sente dire, spesso, troppo spesso. È, secondo me, indice di arretratezza culturale e superficialità, di retaggi di un’eduzione sbagliata nei confronti della considerazione dei diversi, di tutti i diversi, dimenticandoci che pure noi siamo “i diversi” per qualcun altro. Ho letto di tutto sui social in questi giorni nei confronti di chi ha messo in atto, anche in Italia, la protesta #BLACKLIVESMATTER. Non riesco a capire, davvero non riesco a capire perché si deve sempre criticare chi decide di fare qualcosa, magari di poco concreto ma sicuramente non dannoso, per esprimere solidarietà verso qualcuno. Perché occorre sempre fare confronti, criticare, dire: ma perché non protestate anche per Honk Kong?, per la Libia?, per i lavoratori italiani? ecc.  Perché bisogna sempre fare queste stupide differenze: a cosa porta questa contrapposizione perenne, questo odio diffuso e sterile? Rinuncio a capire e continuerò ad agire secondo quanto mi sembra giusto fare. Vorrei anche dire, d’altro canto, che supportare il Black Lives Matter americano e poi contestare i migranti che attraversano il Mediterraneo sui barconi è veramente da ipocriti. Anche in Italia “le vite dei neri contano” e ci sono ancora enormi progressi di convivenza da fare.