Senza parole …

Dal quotidiano Open
Il centrocampista del Milan Timoué Bakayoko è stato costretto a scendere dalla sua auto nel centro di Milano ed è stato perquisito da un agente mentre un poliziotto puntava la pistola contro il suo veicolo. Nel filmato registrato da qualcuno che si trovava lì vicino e finito sul web Bakayoko si trova appoggiato all’auto della polizia. Poi un agente si avvicina a chi lo sta perquisendo e gli sussurra qualcosa nell’orecchio. Alla fine i poliziotti si rendono conto dell’errore e si scusano con il calciatore.
Evito ogni commento, tanto mi sembrerebbero superflui… Preciso solo che non c’è alcun riferimento generalizzato alle forze di polizia, ma a un atteggiamento purtroppo diffuso in gran parte di noi italiani.

Senza parole

Un significativo estratto dalla trasmissione televisiva “L’Eredità” di Raiuno del 30 settembre. Episodio che, ancora una volta, mi porta a domandarmi se il suffragio universale è qualcosa di davvero positivo …

Ma anche il “classico” Giasone e Magò di qualche anno fa è sempre valido …

 

Senza parole: senza vergogna

Direi che davvero non sono necessarie parole.

Aggiungo solo per i più distratti che Atlantia è tra le aziende entrate ora nel pool per il rilancio di Alitalia.

Il video sul “mandato zero” l’avete visto vero? Perché anche quello merita, però è una problematica di partito, non riguarda tutti …

Senza parole: i terrapiattisti

Ne avevo già sentito parlare, ma credevo fosse qualcosa di folcloristico più che realmente diffuso. Invece no. Riporto questo articolo di Repubblica, per chi si fosse perso la notizia, che è di qualche tempo fa però:

“La terra è piatta, noi siamo terrapiattisti, ambasciatori fuori da ogni giurisdizione planetaria e quindi il biglietto del treno non lo paghiamo”. I bigliettai dell’Intercity Milano Ventimiglia sono rimasti stupefatti davanti a quattro signori che, alla richiesta di mostrare il biglietto, hanno risposto con tono fermo sulla loro origine allungando pezzi di carta plastificati con nome, indirizzo.

La storia è finita davanti ai carabinieri, ancor più stupefatti visto che non si trattava di una presa in giro, di uno scherzo. E così i quattro terrapiattisti si sono ritrovati con una bella denuncia. Sono accusati di interruzione di pubblico servizio , il treno è infatti rimasto fermo alla stazione di Pavia per quasi un’ora, e di rifiuto di fornire le generalità, come racconta la Provincia Pavese.

Ma chi sono i terrapiattisti ? Si tratta di un movimento sorto in America (in inglese Earthers) i cui membri sostengono che Galileo è un impostore, che la Terra non è rotonda ma iatta, che la Nasa è un covo di imbroglioni e che anche piloti e hostess degli aerei sono coinvolti nel grande inganno.

I quattro sono un 43enne di Verona, un 37enne di Messina, un 37enne di Savona e un 26enne di Ancona. “Non abbiamo biglietti, noi viaggiamo gratis”, hanno detto al controllore che voleva vistare i loro biglietti all’altezza di Certosa, rifiutandosi poi di pagarli, e testardi nelle  loro intenzioni anche davanti all’arrivo degli uomini in divisa hanno spiegato lel oro ragioni, apparantemente lucidi:  “Siamo soggetti di diritto internazionale pregiuridico, Siamo ambasciatori fuori da ogni giurisdizione  e siamo “Stati” di noi stessi. Questo vostro controllo è un attacco a uno Stato libero perseguibile dalla corte mondiale”.

Ci rendiamo conto a che punti siamo arrivati? Vorrei anche far notare che queste persone votano e il loro voto vale quanto il nostro…

Senza parole: odio e violenza nel calcio

Un articolo sul Corriere della Sera a firma Alberto Pinna racconta molto bene il baratro in cui stiamo finendo o forse in cui già siamo sprofondati. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Se non, forse,che se ai nostri figli limitassimo il calcio e favorissimo la frequentazione di teatro e musica… beh credo che sarebbe molto meglio…

Nella curva sud è silenzio. Il Cagliari sta vincendo per 2 a 1 e la Fiorentina ha appena segnato con Chiesa. Un tifoso si è da poco accasciato, arrivano i soccorritori del 118, quando dal vicino settore dei tifosi toscani parte un coro: “Devi morire. devi morire…”. Sono una decina di persone, si agitano, levano i pugni. Gran parte dello stadio neanche sente, il vento soffoca le urla. Dalla curva sud ancora silenzio, qualche fischio. Il coro dura meno di un minuto e si spegne quando Daniele Atzori, 45 anni, viene portato via in barella. Per tre quarti d’ora hanno invano cercato di rianimarlo. Infarto fulminante.

Indignazione

Proprio nel giorno in cui Cagliari e Fiorentina hanno ricordato Davide Astori – amatissimo capitano dell’una e dell’altra squadra – e al minuto 13 un applauso prolungato aveva unito le due tifoserie… La partita non ha storia e si scatenano i social. “Nessuna vergogna, neanche di fronte alla morte”. “La condanna non basta… ci vorrebbero 10 punti di penalizzazione per far passare la voglia di rifarlo”. “Disgustosi”. Daniele Atzori – singolare la coincidente analogia con le iniziali del capitano di Cagliari e Fiorentina scomparso un anno fa – era andato alla Sardegna Arena con la sorella e due amici, solito posto a metà della curva sud, tifoso rossoblu fin da ragazzo ma non ultras. Ha esultato ai due gol del Cagliari. “La partita si avviava alla fine – racconta uno degli amici – quando abbiamo visto piegarsi su un lato e cadere giù”. Sono accorsi subito gli steward e una squadra del 118 dalle ambulanze di servizio nello stadio. A destra della curva sud c’è il settore riservato ai tifosi ospiti. All’ATS (Associazione Tifosi della Fiorentina) sono stati riservati 236 posti, trasferta organizzata, nessun incidente prima della partita, in curva sud sventolava un grande grappo con una gigantografia di Astori. Il coro è partito improvviso e inatteso. “Erano pochi – ha riferito uno steward – la gran parte non si sono uniti, qualcuno ha cercato di zittirli”. Nessuno, neanche fra i tifosi del Cagliari, si è reso conto di quanto fossero gravi le condizioni di Daniele Atzori. Il suo cuore non batteva più quando è arrivato nel parcheggio dello stadio, al centro di primo soccorso con le ambulanze medicalizzate. Vano l’intervento con autorespiratore e defribillatori. Non c’è stato neanche il tempo di trasferirlo all’ospedale.

Cagliari

I tifosi toscani hanno saputo poco dopo aver lasciato la Sardegna Arena. Non una parola, mentre la Fiorentina “condanna qualsivoglia manifestazione di mancata solidarietà nel rispetto di questa terribile tragedia”, il Cagliari “si stringe con affetto intorno alla famiglia” di Atzori e ha sospeso tutte le manifestazioni sportive e un torneo in programma per domani; il presidente Tommaso Giulini twitta: “Davide ti porti in cielo con lui”. Ma l’indignazione esplode sul web: “Ormai nel calcio l’odio per i tifosi avversari è dilagante… Il calcio è una valvola di sfogo di una società oppressa e frustrata… Quando non fanno corsi razzisti si ammazzano a coltellate…”.Il Codacons chiede una punizione severa. “Il calcio non può permettersi di diventare veicolo di odio e di violenza. Le autorità sportive dovrebbero adottare provvedimenti immediati e sanzioni: la Fiorentina dovrebbe giocare partite a porte chiuse per almeno un mese”. E ammonisce:”Se le istituzioni rimangono inermi, si renderanno complici i istigatrici delle tifoserie violente”. La Digos, intanto, ha valutando un rapporto con le immagini del malore di Attori e ha in corso indagini per individuare dai filmati delle telecamere di servizio alla Sardegna Arena chi ha partecipato al coro. Il corpo di Daniele Atzori è stato restituito alla famiglia a Quartu Sant’Elena. Nel suo profilo social campeggia una foto di Gigi Riva e la maglia numero 11 del bomber dello scudetto del Cagliari sarà posata sul feretro, così hanno voluto familiari e amici, anche per richiamare gli ideali dello sport vero.

 

Senza parole: Il “venetista”

Dal “Corriere della Sera”, articolo di Benedetta Centin:

MAROSTICA (VICENZA) Si chiama Pietro Dal Santo, ha 58 anni e lavora come artigiano a Thiene (Vicenza). Venerdì, prima di fuggire a tutta velocità dagli agenti che lo avevano fermato, è piombato con il camioncino che stava guidando ma ormai senza più controllo contro una famiglia seduta a mangiarsi un gelato sul muretto di un parco a ridosso del centro di Marostica. Chi lo aveva visto poco prima, riferisce che barcollava visibilmente e a fatica si era messo alla guida del suo autocarro. Per questo era stata chiamata la polizia locale: c’era una forte preoccupazione per il pericolo che rappresentava in strada quell’uomo ubriaco. E chi ha chiamato non aveva affatto torto. Dal Santo è stato arrestato per guida in stato di ebbrezza (avendo rifiutato l’alcoltest in automatico gli viene attribuito un valore alcolemico superiore di 1,50) e lesioni stradali gravissime.

Le testimonianze
Uscito dritto in corrispondenza a una curva, secondo i testimoni addirittura accelerando, l’artigiano 58enne di Thiene ha finito per centrare in pieno il passeggino del bimbo di quattordici mesi, sbalzato nell’area verde. È stata investita di striscio anche la mamma, una 28enne albanese del posto, che ha riportato fratture ed è stata portata in ospedale a Bassano. Il fratellino di quattro anni, la nonna e un’amica che erano seduti a loro volta sul muretto sono stati evitati dall’autocarro impazzito. E se anche il papà, un trentenne albanese di Marostica, era stato «graziato», si è invece ferito da solo: fuori di sé, si è avventato sull’investitore in fuga e contro il suo camioncino, infrangendo i vetri con una raffica di pugni così violenti da fratturarsi mano e polso ed essere portato a sua volta in ospedale a Padova.

«Ha rischiato il linciaggio»
«Lo hanno chiuso dentro in auto sennò il padre lo avrebbe ucciso, ma del resto, guardate cosa ha fatto a suo figlio», il commento di una testimone. Sì perché per quanto stordito dall’alcol, Dal Santo, dopo lo schianto, pare non riuscendo a fare retromarcia, è sceso ed è scappato a piedi ma non ha fatto molti metri: è stato «braccato» dai carabinieri del capitano Adriano Castellari sotto lo sguardo di testimoni pronti al linciaggio. «Voleva fuggire, aveva fatto qualche passo, ma i carabinieri lo hanno bloccato subito, ma ubriaco com’era dove voleva andare…» racconta un’altra donna. Tutt’altro che lucido, con l’alito che puzzava fortemente di alcol stando ai militari, il 58enne ha avuto però la determinazione di rifiutare l’alcoltest. Così è stato accompagnato in ospedale a Bassano, per i prelievi del sangue che daranno le risposte sul suo stato, quelle che potrebbero inchiodarlo. E peggiorare ulteriormente il suo quadro accusatorio. Il destino ha voluto che l’autocarro del 58enne piombasse dritto sul più piccolo, in fuga a tutta velocità dalla polizia locale che lo aveva fermato qualche centinaia di metri prima, chiedendo i documenti. Per quanto offuscato dall’alcol l’artigiano di Thiene, che dai commenti che ha pubblicato su Facebook risulterebbe un venetista e partecipò alla rivolta dei Forconi (il movimento nato nel 2011 che scese in piazza soprattutto in Sicilia e Veneto fra 2012 e 2013), si sarebbe reso subito conto di quanto aveva combinato, cercando di tagliare la corda.

Quindi è un italiano ubriaco che ha investito una famiglia straniera. Ecco perché non ho letto tweet sull’argomento da parte del Ministro dell’Interno.  Mica era uno straniero ubriaco…

Senza parole : l’intolleranza del ministro

Vi segnalo  questo esempio da non seguire che ci perviene direttamente dal Ministro dell’Interno. L’episodio è noto: una contestazione di studenti al ministro provoca una ingiustificata reazione di quest’ultimo che senza pensare alle conseguenze, sottopone i ragazzi alla gogna mediatica.
Un post, fra l’altro decisamente educato, che – giustamente – criticava questo comportamento, ha provocato subito l’esclusione del lettore (ma anche cittadino italiano, che conosco personalmente e di cui apprezzo idee e stile di scrittura ) dalla possibilità di commentare ulteriormente i post di Salvini.  E  chissà quanto altri saranno stati bannati per lo stesso motivo dalla pagina facebook del Ministro. Vi sembra un comportamento corretto da parte di una persona che dice di rappresentarci tutti? Io non mi sento affatto rappresentato. Sì Nicola: le avvisaglie brutte ci sono davvero tutte.