Blog Rewind – Alla faccia delle menti chiuse (24/10/2018)

Ieri sono stato a prendere un caffè in una notissima caffetteria di Milano (non dico il nome non per evitare pubblicità ma per non rendere riconoscibili e mettere in imbarazzo le persone di cui parlerò). Mentre ero in coda per fare lo scontrino, due dei giovani baristi, entrambi di sesso maschile, incrociandosi dietro il bancone, dopo essersi guardati con occhi più che affettuosi, si sono scambiati un rapido, casto, bacio sulla bocca, proseguendo poi il proprio lavoro. Una scena molto bella, tenera, piena d’amore, di felicità.. Ma la cosa che più mi ha sorpreso, positivamente, è che nessuno dei presenti è parso imbarazzato o scandalizzato dalla cosa. Anzi: un’anziana signora (decisamente più anziana di me) che ha notato che anch’io avevo visto, mi ha sorriso dicendo “Che carini!”. Beh: è una di quelle situazioni che ti fa sperare che le menti chiuse non potranno averla vinta, che non riusciranno a riportarci nel medio evo. Insomma: alla faccia del ministro Fontana, delle sentinelle in piedi, di Pro Vita e così via…

Blog Rewind – La Silver Generation (11/10/2018)

Leggo sul Corriere della Sera che da una ricerca condotta da Ipsos sul rapporto che gli over 55 di diversi Paesi del mondo hanno con la tecnologia, risulta che 8 anziani su 10 sono sempre connessi a internet tramite lo smartphone, soprattutto per poter condividere all’istante foto e post sui social network. Per “anziani” si intendono gli “over 55”, nemmeno over 60. Ora: a parte la ventilata “quota 100” di questi giorni, che comunque partirebbe da 62, adesso dovremmo lavorare fino a 67 anni e considerarci anziani da 55? Se esiste lo sfruttamento del lavoro minorile questo è sfruttamento del lavoro anziano allora. Ma a parte questo, la ricerca dice che i senior italiani risultano inseparabili dal proprio smartphone (76%) e primeggiano per l’uso dei social network (il 76% ha almeno un account). Emerge così un rapporto di forte intimità con la tecnologia: per il 78% dei connazionali più maturi permette di semplificare la vita, per l’83% consente di fare cose che prima non si riuscivano a fare e per oltre un terzo può migliorare la salute (35%). “Toglietemi tutto, ma non il mio smartphone”. In Italia lo smartphone ha conquistato il cuore della “silver generation”. “Silver generation” ci chiamiamo adesso. E in effetti io mi riconosco. Io sono sempre connesso. Io condivido moltissimo sui social. Ma siamo sicuri che sia positivo? O forse è una regressione infantile? Credo più sia quella.

Blog Rewind – Quando crollano i ponti e si alzano i muri è un momento terribile (02/10/2018)

Il grande architetto Renzo Piano, eccellenza italiana riconosciuta nel mondo, ospite l’altra sera al programma televisivo di Fabio Fazio

Ovviamente il discorso non è piaciuto ai tanti minus habens che sono solo capaci dire “pidioti” pensando di essere spiritosi. Il “giornale” Libero ha scritto l’attacco a Matteo Salvini è servito: il riferimento ai muri che si alzano è evidentemente tutto per il leghista. Non si capisce, però, l’associazione con “i ponti che crollano”, una disgrazia per la quale il leghista e questo governo sono gli ultimi degli imputati. Ma tant’è…  Ecco: un simile “ragionamento” conferma ancora di più che ci troviamo in un momento terribile.

Blog Rewind – No No-Vax. Grazie. (26/09/2018)

Credo che ormai sia chiaro a chi segue questo blog la mia, diciamo, poca simpatia verso questo governo. Ma fino ad ora su molti argomenti ho cercato di controbattere, ho discusso, ha argomentato le mie opinioni. Adesso però, davanti a queste affermazioni del ministro della salute, affermazioni che non vengono smentite dal Presidente del Consiglio (che parla proprio poco, forse per paura di sbagliare ad esprimersi) e neppure dai due vice-Premier (che invece parlano sicuramente troppo), ho deciso di perdere ogni riluttanza affermando che non si può perdere tempo a confutare dichiarazioni così chiaramente prive di senso. Sono affermazioni che vengono fatte o per profonda ignoranza – nel senso di non-conoscenza, ovviamente – o per non irritare parte del proprio elettorato ignorante – in ogni senso -. Ospite in un programma televisivo la ministra Grillo ha detto “Non è l’obbligo vaccinale che fa salire la soglia dei vaccinati, ma il dibattito pubblico, la presa di coscienza dei cittadini”. Vi rendete conto della stupidità di questa affermazione? Vi pare il caso che si debba perdere tempo a discuterne? Mi limiterò a dire che equivale a dire che non è l’obbligo della cintura di sicurezza  che fa ridurre il numero degli incidenti mortali, ma il fatto che la gente lo pensi… Non contenta ha proseguito: “Non siamo contro i vaccini, siamo favorevoli, ma vogliamo che lo strumento dell’obbligo sia utilizzato in maniera intelligente e solo dove è necessario, come si fa anche in altri Paesi. Ad esempio è necessario l’obbligo sul morbillo, mentre non lo è per l’esavalente, per il quale credo sia sufficiente la raccomandazione”. A parte il fatto che un ministro non può dire, sulla materia di sua competenza, “credo”: deve essere certo di cosa dice e cosa prescrive. Ma anche in questo caso trovo un insulto all’intelligenza perdere tempo a discuterne.  L’esavalente è contro difterite, tetano, pertosse acellulare, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B, cioè malattie mortali o gravemente invalidanti, specie se contratte da neonati. Insomma:  certo è che decisioni di questo genere avallate da tutto l’esecutivo, provocano il totale discredito anche su tutte le altre decisioni, verso cui ero già critico. Insomma, fanno in modo che me ne convinca del tutto. Ho scritto tempo fa che tra i miei amici ci sono anche numerose persone che politicamente la pensano diversamente da me, ma sono persone che comunque stimo e che mi fa piacere frequentare, di persona o sui social. Questo non vale per i cosiddetti “no-vax” che nel caso invito subito a smettere di leggermi e frequentarmi, sia qui che sui social e pure dal vivo.

Blog Rewind – Consigli di serie: Suits (01/09/2018)


All’inizio forse la troverete un po’ … “leggera”, ma è fatta talmente bene, come molte serie americane, che finirà per conquistarvi. Io mi sono visto consecutivamente le prime 7 stagioni, cioè 108 episodi. Mi mancano le ultime 16 puntate dell’ottava stagione solo perché non sono ancora riuscito a trovare i sottotitoli. “Suits” (cioè gli abiti, eleganti e costosi, che i protagonisti devono sempre indossare per via del loro lavoro), questo il titolo, è ambientata a New York, e questo già me la rende interessante (in realtà però gli episodi sono stati girati a Toronto…). Coming Soon ci spiega che dopo un affare finito male, il giovane e brillante Mike Ross (Patrick J. Adams) sfida la fortuna presentandosi ai colloqui per un posto di lavoro in un importante studio legale di New York. Nonostante non abbia completato gli studi, Mike impressiona il capo, Harvey Specter (Gabriel Macht), tra i migliori avvocati in città. Stanco di avere tra i piedi laureati fatti con lo stampino, Harvey riconosce in Mike un talento grezzo e una straordinaria memoria fotografica. La sua simpatia e i suoi sani ideali, inoltre, gli ricordano se stesso da giovane, quando nel settore non era considerato ancora uno squalo. Ma nella serie c’è molto di più; si finisce per affezionarci anche ai personaggi secondari come la perfetta segretaria Donna, come il socio Louis, la fondatrice dello studio Jessica e soprattutto Rachel, assistente legale interpretata da Meghan Markle, che ha abbandonato alla settima stagione in quanto impegnata a sposare il principe inglese Harry… Le mie lettrici sicuramente saranno ora più interessate a vedere questo telefilm, vero? E allora buon binge-watching!

Blog Rewind – #iocambio (13/09/2018)

Un’iniziativa che secondo me è da sostenere. Un’iniziativa bella, per qualcosa di realizzabile facilmente e con poca spesa. Naturalmente ha già scatenato polemiche nelle menti ottuse che ultimamente mi sembrano moltiplicarsi nel nostro paese. A lanciarla è stata l’Associazione Onalim – Milano al contrario, che la spiega così:
La battaglia per i diritti e per l’inclusione può passare anche da un fasciatoio messo nel posto giusto. Siamo abituati a trovare i fasciatoi, quando ci sono, solo nei bagni delle donne, come se il cambio del pannolino riguardasse solo le mamme o come se in ogni famiglia ci fosse sempre una mamma. Ecco perché con Onalim abbiamo lanciato la campagna social #IoCambio per sensibilizzare sulla mancanza dei fasciatoi nei bagni degli uomini o nelle aree comuni dei bagni degli esercizi pubblici, per consentire a tutti i papà e alle famiglie arcobaleno di cambiare i loro bambini. Abbiamo invitato i papà a farsi una foto mentre cambiano il pannolino ai loro bambini, sia in posti dove il fasciatoio c’è, sia dove non c’è, e di postarla usando l’hashtag #iocambio. Oppure di inviarcela all’indirizzo onalimblog@gmail.com. Il nostro obiettivo è vedere sempre più fasciatoi nei bagni pubblici di Milano. #IoCambio perché crediamo che debbano essere i papà per primi a rivendicare il diritto di cambiare i loro bambini e perché facendolo saranno motori di un vero e proprio cambiamento. Cambiamo? Se sei un esercizio pubblico e hai il fasciatoio nel bagno degli uomini o nell’area comune, scrivici e lo segnaleremo.

A me sembra davvero un’iniziativa meritevole, anche perché mi ha riportato indietro di quasi 30 anni, quando cambiare il pannolino a mio figlio a me piaceva, era un momento davvero importante di contatto tra noi, di tenerezza, divertimento e coccole (nostalgia…). La polemica è stata innestata dal “giornale” La Verità (che mi pare abbia scelto davvero un titolo “al contrario”) che ha scritto “un articolo” che definire fazioso è gentile, intitolato, pensate un po’, “I padri gay vanno alla guerra del pannolino”, intendendo dire che è una richiesta provocatoria per propagandare il movimento LGBT. Ma come possono esistere cervelli così limitati? Cambiamo anche mentalità per favore. E se poi il fasciatoio lo useranno anche due papà, beh… meglio!

Blog Rewind – Fenomenologia di Rita Pavone (12/09/2018)

È uno dei talenti più luminosi di cui il nostro paese possa vantarsi: Rita Pavone. Ero bambino ma ricordo perfettamente l’esplosione del suo successo negli anni sessanta. Mi piaceva moltissimo. Del resto è stata protagonista del primo e forse unico musical-sceneggiato TV che fu “Il giornalino di Gian Burrasca”, con la regia di Lina Wertmüller e le musiche di Nino Rota dirette da Luis Bacalov (insomma il top). Tra il 1963 e 1968 il suo successo fu clamoroso e non solo in Italia. È uno dei pochissimi artisti di casa nostra ad aver raggiunto, meritatamente, vera popolarità in mezzo mondo: in Germania, Francia, Inghilterra, Giappone, Sud America ma anche negli Stati Uniti, arrivando ad essere ospite in molte puntate del celebre Ed Sullivan Show. Una voce davvero straordinaria quella di Rita Pavone, rimasta intatta anche con il passare degli anni, a giudicare da alcune sue recenti esibizioni live in televisione, dopo una lunga assenza. Dal 1968 vive in Svizzera dopo il matrimonio con Teddy Reno, unione che una larga parte del suo pubblico non aveva approvato e che le costò sicuramente in termini di popolarità e simpatia, anche per una fama di carattere non troppo facile. Ma un talento come il suo non poteva sicuramente essere frenato per così poco e la Rita nazionale ci ha regalato anche la sua presenza come conduttrice televisiva e poi attrice di teatro musicale di rara bravura.

Mi meraviglia molto leggere i post che diffonde da qualche tempo su Twitter: non sembrano proprio poter rappresentare il pensiero di una donna che ha girato tutto il mondo e che dovrebbe dimostrare una mentalità più aperta. Invece sono messaggi spesso pieni di luoghi comuni, a volte intrisi di rancore o che almeno questo fanno percepire, qualche volta rilanciano notizie non confermate. Insomma: da una personalità artistica del suo livello mi aspettavo davvero una maggiore empatia e anche una maggiore eleganza.  Peccato.

Ma tutto questo non diminuisce la mia ammirazione per il suo talento artistico.