Video del giorno: Sposami

Il video di oggi è quello intenso e commovente realizzato da Marco Toscani  – e interpretato da Nice Fariselli e Gian Pietro Taina e intitolato “Sposami” – per l’Alzheimer Fest, che si svolge dal 12 al 15 settembre a Treviso. Gli organizzatori spiegano che Alzheimer Fest è una festa aperta a tutti: sani e meno sani. È la possibilità di incontrarsi, essere se stessi, non sentirsi soli nelle difficoltà: perché l’Alzheimer e le altre forme di demenza non tolgono di mezzo la vita. Una festa di cose belle: musica, arte, teatro, tante attività e dolce far niente. Si incontrano le persone, le famiglie, gli artisti. Anche gli operatori e i medici (per una volta) senza camici, pronti ad ascoltare e a mettere a disposizione competenze e conoscenze a chi ne ha bisogno. Tutti protagonisti: chi porta un’esperienza, chi canta, chi vuole vedersi un film o uno spettacolo. Chi ha voglia di ballare da fermo. Chi fa attività fisica in piedi o in carrozzina. Si mangia, si beve. Si sta insieme.Una festa per cuori feriti e vite da rifiorire. “Di amore non siamo vecchi”

 

@RGagnor – Roberto Gagnor for President

Avrete forse visto questo scambio di tweet:

Bellissima risposta, vero? Ma il titolo di questo post non è riferito solo a quello ma soprattutto all’articolo, pubblicato da Il Post,  scritto dallo stesso Roberto Gagnor e intitolato Una risposta ai tweet di Salvini  e che trovate  a questo link. Lo trovo davvero bello e vi prego vivamente di leggerlo. Tutto.  Io vi segnalo in particolare quando dice Ma considerare Topolino e il fumetto non-cultura o cultura di serie B è ormai un luogo comune smentito da tutto: dal nostro lavoro, dal successo del fumetto Disney e non solo in libreria e nell’opinione pubblica, dalla realtà.  Non è, purtroppo, il solo lavoro che viene considerato di serie B, in Italia. Anche nel mondo teatrale e cinematografico ci sono generi ritenuti “alti”, i cui rappresentanti guardano con snobismo chi si occupa di mettere in scena spettacoli che invece richiedono magari più talento e competenza. Pensateci. Ma leggete tutto l’articolo di Gagnor.

Senza parole: senza vergogna

Direi che davvero non sono necessarie parole.

Aggiungo solo per i più distratti che Atlantia è tra le aziende entrate ora nel pool per il rilancio di Alitalia.

Il video sul “mandato zero” l’avete visto vero? Perché anche quello merita, però è una problematica di partito, non riguarda tutti …

#odiareticosta

Un progetto di “Tlon” che giudico molto importante e che mi piace segnalare alla vostra attenzione.  Ne parlano le promotrici in questo video.

odiareticosta@gmail.com
#odiareticosta

E allora Bibbiano?

Direi che gli articoli più chiari  sono quelli de “La Stampa” e “Il Post“. Non servirà a nulla, ma li posto anche qua. Magari qualcuno li legge e la smette… (li consiglio anche a Laura Pausini e Nek che, secondo me, hanno perso una buona occasione per stare in silenzio).
La Stampa:

«Allora Bibbiano?» La «guerriglia culturale» invocata da VoxNews.info, l’autodefinitosi «quotidiano sovranista» Il Primato Nazionale e da una nebulosa galassia di decine di pagine Facebook dai nomi più o meno evocativi, ha un nuovo tormentone: l’inchiesta sui presunti abusi su minori in provincia di Reggio Emilia. Ne parlano centinaia di post e articoli, condivisi e commentati migliaia di volte sui social: nulla aggiungono, se non notizie false e un minestrone di pregiudizi e luoghi comuni che vanno dai «risultati della campagna Lgbt per distruggere la famiglia naturale e diffondere la teoria gender» a una «ideologia aberrante che mira alla disgregazione totale della famiglia nel nome del gender, del femminismo, della famiglia arcobaleno, dei diritti/capricci». Colpevole è il Partito Democratico, che con «la complicità dei media» vuole mettere a tacere la vicenda. Una squallida speculazione, con argomenti che nulla hanno a che fare con l’inchiesta di Reggio Emilia. Cosa c’entrano per esempio Luciana Littizzetto, Fabio Volo, Roberto Saviano e Laura Boldrini? Assolutamente nulla. Ma sono decine i meme che accostano le loro fotografie al «connivente silenzio dei media» sull’indagine. Lo stesso accade sugli account Facebook e Twitter dei media nazionali. Le notizie di politica sono bersagliate dallo stesso, squallido ritornello: «Parlate dei rubli, per non parlare di Bibbiano». Nella lettura complottista di una galassia di siti specializzati nella produzione di bufale e fake news virali, i media sono complici di Pd e movimento Lgbt: l’obiettivo di tutti sarebbe nascondere la realtà.

Ecco i fatti. Giovedì 27 giugno i carabinieri di Reggio Emilia hanno messo agli arresti domiciliari sei persone al termine di un’indagine su un’organizzazione criminale che da una parte aveva lo scopo di togliere bambini a famiglie in difficoltà e affidarli a famiglie di amici o conoscenti, mentre dall’altra gestiva illecitamente fondi pubblici. L’indagine si concentra dell’affidamento di sei bambini legati ai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni che condividono la gestione di molti servizi. La notizia è stata riportata da tutti i principali media italiani, che continuano a seguirne gli sviluppi.

Ma la campagna d’odio, anche in assenza di notizie, va alimentata: online le varianti morbose sono infinite, per forza ripetitive. Spesso ricostruzioni assolutamente false. Titola l’ultimo link di VoxNews.info: “I mostri di Bibbiano occupano aula contro Salvini”. Le fotografie sono quelle della protesta dei parlamentari del Pd, che chiedono che il ministro Matteo Salvini riferisca in Parlamento sulla vicenda dei fondi russi alla Lega. Nulla a che fare con l’inchiesta. Tra i più attivi su Facebook, gli account legati all’estrema destra. Un esempio, il «Gruppo Gnazio». I post con riferimenti a Bibbiano sono decine, i commenti assolutamente irripetibili. Tra quelli che senza vergogna si possono riprendere c’è: «Vauro ha la matita rotta, nessun commento sui bambini di Bibbiano?». Continua a essere postato e ripostato il video attribuito a Bibbiano – ma che in realtà si riferisce a un’altra vicenda di cronaca, come raccontato da Open – di un bimbo che si dispera perché separato dal padre. Filmato postato anche dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Questa squallida campagna di speculazione su una vicenda giudiziaria ancora agli esordi, cui prodest? A chi giova? Non certo ai bambini. Nè a quelli vittime degli abusi – che per oltre il 70% avvengono in famiglia – né ai bambini presunte vittime degli errori del sistema di affidamento. A decidere non saranno né i social né le invocate «indagini giornalistiche», ma la magistratura.

Ma un po’ di vergogna questi propagatori d’odio non lo proveranno mai? Disgustosi.

Il Post

Lo scorso 27 giugno i carabinieri di Reggio Emilia hanno messo agli arresti domiciliari 18 persone nell’ambito di un’inchiesta su un presunto traffico di minori nel comune di Bibbiano. L’indagine, chiamata “Angeli e Demoni”, riguarda un presunto sistema illecito di gestione dei minori in affido nel comune, che si sarebbe sorretto sulla manipolazione delle testimonianze dei bambini da parte di assistenti sociali e psicologi. Nell’ordinanza del giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi si legge che gli indagati sono accusati a vario titolo di frode processuale, depistaggio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, abuso d’ufficio, peculato d’uso e lesioni gravissime. Secondo l’accusa, alcuni funzionari pubblici, assistenti sociali e psicologi avrebbero fatto parte di un’organizzazione criminale volta a togliere bambini a famiglie in difficoltà e affidarli, dietro pagamento, a famiglie di amici o conoscenti. Ma ci sono ancora moltissime cose poco chiare e che non sappiamo, e alcuni aspetti di questa vicenda sono stati già ampiamente ridimensionati: insomma, è ancora molto presto per farsi un’idea su quello che è successo a Bibbiano.

L’inchiesta dall’inizio
L’indagine è iniziata nell’estate del 2018, quando gli inquirenti hanno detto di essersi insospettiti a fronte delle molte denunce dai servizi sociali contro genitori accusati di aver compiuto violenze nei confronti dei propri figli. Al centro dell’indagine ci sono i servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni che condividono la gestione di molti servizi. Secondo i pubblici ministeri di Reggio Emilia, gli psicologi e gli assistenti sociali coinvolti nell’indagine volevano guadagnare sfruttando l’affidamento dei bambini: a questo scopo avrebbero falsificato documenti e manipolato le dichiarazioni dei bambini in modo che emergessero situazioni di abusi e violenze in famiglia – che in realtà non sarebbero mai avvenute –  tali da giustificare il loro affido ad altri nuclei familiari.

Come ricostruisce il sito Valigia Blu, dalle intercettazioni telefoniche sarebbe emerso come apparentemente tutto iniziasse con una segnalazione di elementi che potevano far pensare che ci fossero stati abusi sessuali o maltrattamenti (come una frase riportata da un bambino ai maestri di scuola o una denuncia di un parente): potevano essere anche «comportamenti interpretabili, e di fatto interpretati puntualmente dagli assistenti sociali e psicologi indagati in termini di erotizzazione precoce», si legge nell’ordinanza. In seguito venivano inviate segnalazioni e relazioni all’Autorità Giudiziaria Minorile e alla Procura della Repubblica del tribunale di Reggio Emilia, che spesso erano stilate in modo da manipolare le reali dichiarazioni dei bambini. Questo però bastava per ottenere l’allontanamento dei bambini.

I minori venivano poi mandati in una struttura pubblica di Bibbiano, “La Cura”, nata come un centro di sostegno per i minori vittime di violenza e abuso sessuale, che era stata data in gestione a una onlus di Moncalieri, “Hansel e Gretel”, un centro privato specializzato in abusi su minori gestito da Claudio Foti e da sua moglie, entrambi indagati. Foti è considerato uno dei principali esperti in Italia di lavoro con bambini vittime di abusi, è autore di diversi testi e ha formato decine di altri psicoterapeuti. Secondo le accuse, una volta al centro i bambini sarebbero stati sottoposti a sedute di psicoterapia e gli psicologi avrebbero ricevuto dal comune compensi di circa 135 euro a seduta, «a fronte della media di 60-70 euro e nonostante il fatto che l’Asl potesse farsi carico gratuitamente del servizio». Il danno economico per l’Asl di Reggio Emilia e per l’Unione, secondo gli inquirenti, sarebbe quantificabile in 200mila euro.

Tra i principali indagati ci sono la dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val D’Enza, Federica Anghinolfi, e l’assistente sociale Francesco Monopoli, entrambi agli arresti domiciliari, che avrebbero gestito tutto il sistema di affido illecito dei bambini. Tra gli altri arrestati ci sono inoltre Foti e la moglie, Nadia Bologni, anche lei psicoterapeuta, e il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, che però è accusato solo di abuso d’ufficio e falso, e non è coinvolto in crimini contro i minori. Nell’inchiesta sono indagati anche gli ex sindaci di Montecchio Emilia e Cavriago, Paolo Colli e Paolo Burani, in carica all’epoca dei fatti.

Foti è accusato di aver manipolato la testimonianza di una ragazza durante le sedute di psicoterapia, e di abuso d’ufficio in concorso perché sarebbe stato consapevole che le sedute dovevano essere bandite con un concorso e non affidate direttamente: per lui gli arresti domiciliari sono stati successivamente revocati, ed è stato disposto l’obbligo di dimora a Pinerolo.

Cosa c’è nelle intercettazioni 
L’inchiesta si basa soprattutto sulle intercettazioni raccolte dagli inquirenti negli scorsi mesi, che dimostrerebbero come gli psicologi e gli assistenti sociali avrebbero manipolato i bambini in modo da convincerli di aver subito abusi che non avevano subito. Negli atti riportati dai giornali si legge che si sarebbero verificate anche manipolazioni indirette con atti contraffatti, frasi riportate in modo errato e attribuite ai bambini e almeno un disegno “corretto” da uno degli psicologi per avvalorare la tesi degli abusi subiti. Bisogna ricordare, però, che tutti questi argomenti sono stati presentati dall’accusa, che non possono essere valutati in modo indipendente, che sono stati almeno in parte già smentiti e non possono essere considerati “prove” (perché siano tali dovranno essere sottoposti a contraddittorio, durante il processo). Inoltre riguardano contesti molto delicati, che possono essere complicati da capire per chi non si occupi di psicoterapia e di abusi su minori.

Secondo l’accusa sarebbe stata Anghinolfi a gestire il presunto sistema illecito di affidamento, obbligando gli operatori sociali dell’Unione a redigere verbali falsi che attestassero violenze nei confronti dei minori, maltrattamenti e scarsa igiene nelle abitazioni, il tutto per screditare i genitori naturali e ottenere il decreto di allontanamento dei minori. In seguito, secondo gli inquirenti, Anghinolfi avrebbe fatto in modo che i bambini venissero affidati a coppie da lei conosciute personalmente.

Tra i bambini ce ne sarebbe uno dato in affidamento a Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji, una coppia omosessuale unitasi civilmente nel 2018. Il Resto del Carlino scrive che Anghinolfi avrebbe conosciuto personalmente le due donne, e che con Bassmaji avrebbe anche avuto una relazione sentimentale. Dalle carte dell’ordinanza, riportate da Fanpage, la bambina data in affido alla coppia sarebbe stata, tra tutti i bimbi monitorati dalle indagini, quella «con meno problematiche e totalmente estranea a situazioni di abuso sessuale».

Diversi giornali riportano inoltre che – secondo il gip, ed è una delle cose da leggere con la maggior cautela vista la facilità con cui arriva a delle conclusioni – le due donne avrebbero «imposto un orientamento sessuale» alla bambina, vietandole di portare i capelli sciolti che sarebbero stati un «richiamo appetibile per i maschietti»; il gip parla di un «comportamento ideologicamente e ossessivamente orientato» da parte delle due donne. Dalle intercettazioni emergerebbe anche che le due donne avrebbero cercato di instillare nella bambina l’idea che il padre naturale avesse abusato di lei.

Fanpage riporta anche le testimonianze di alcune operatrici sociali che sarebbero state costrette da Anghinolfi a manipolare i propri accertamenti per far risultare che ci fossero stati abusi sessuali anche quando questi non si erano realmente verificati: «Loro tenevano in mente prevalentemente l’obiettivo “abuso sessuale” e tutto ruotava attorno a tale obiettivo e su di esso ci veniva richiesto di orientare i nostri accertamenti, anche quando vi erano versioni alternative su cui lavorare e da approfondire», dice una delle assistenti di Anghinolfi nelle carte dell’inchiesta. Secondo quanto scrive Fanpage, inoltre, chi provava a ribellarsi veniva anche accusato di essere un “collaborazionista dei pedofili”.

Uno dei dettagli più ripresi dalle intercettazioni riportate nell’ordinanza – e poi rivelatosi infondato – è quello dell’elettroshock, una terapia basata sull’uso di scariche elettriche molto rara e che si può eseguire solo in pochi casi, che sembrava essere stata usata sui bambini per manipolare i loro ricordi. Nelle prime ore dopo la notizia degli arresti, i giornali avevano scritto con molta enfasi che gli psicologi durante le loro sedute con i bambini avrebbero utilizzato un apparecchio per trasmettere impulsi elettrici scoperto dagli inquirenti , salvo poi correggersi nei giorni seguenti. L’apparecchio trovato dai carabinieri, infatti, non era un apparecchio per l’elettroshock e non serviva a trasmettere scariche elettriche ai pazienti: era invece un apparecchio usato nell’ambito della psicoterapia EMDR, una tecnica utilizzata e rispettata dalla comunità scientifica, che permette di mandare ai pazienti stimoli acustici e tattili. I “due fili” di cui hanno parlato i giornali non danno scosse elettriche ma sono collegati a due manopole che vibrano.

Cosa c’entra il sindaco di Bibbiano
Oltre che sulla manipolazione delle testimonianze dei minori, l’inchiesta si occupa anche dell’affidamento dei servizi di psicoterapia da parte del comune di Bibbiano. Come riporta Valigia Blu, dalle carte emerge come il sindaco del comune, Andrea Carletti, del PD, sia indagato per concorso in abuso di ufficio per aver «omesso di effettuare una procedura a evidenza pubblica per l’affidamento del servizio di psicoterapia che aveva un importo superiore a 40mila euro», procurando intenzionalmente «un ingiusto vantaggio patrimoniale al centro studi Hansel e Gretel».

Il coinvolgimento del sindaco di Bibbiano in quest’inchiesta è diventato nei giorni scorsi anche un pretesto per alcuni partiti politici per accusare il PD – che il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha definito «il partito di Bibbiano» – ma, come evidenziato dagli inquirenti, in realtà la sua posizione non ha nulla a che fare con l’affido dei minori.

Il procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini ha infatti specificato che che il sindaco non ha nessun ruolo in quella parte dell’inchiesta, e che gli «viene contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolto nei crimini contro i minori». Carletti, infatti, in concorso con Anghinolfi, nel 2016 avrebbe affidato la gestione del centro “La Cura” a Foti nonostante, come risulterebbe dalle carte dell’inchiesta, la referente del servizio di neuropsichiatria infantile della Asl di Montecchio Emilia avesse detto che non c’era bisogno di rivolgersi agli psicologi del centro Hansel e Gretel, specificando che nella Asl di Reggio Emilia c’erano figure professionali in grado di gestire i bambini segnalati dai servizi sociali.

Carletti, secondo i pm, avrebbe agito «pienamente consapevole della totale illiceità del sistema sopra descritto e dell’assenza di qualunque forma di procedura ad evidenza pubblica» e avrebbe anche sostenuto le attività del centro studi Hansel e Gretel invitando Foti e Bolognini, retribuiti, a convegni in cui era lui stesso relatore. Il procuratore Mescolini ha specificato però di non credere che ci sia stata una «copertura politica» da parte di Carletti nel caso degli affidi, e ha aggiunto che «sotto inchiesta non c’è il sistema dei servizi: sotto inchiesta ci sono delle persone».

Il M5S è stato il partito più attivo nel contestare al PD un presunto legame con la onlus Hansel e Gretel: nei giorni scorsi, però, è emerso come proprio i consiglieri regionali del M5S in Piemonte avessero fatto in passato una donazione di quasi 200mila euro al centro studi, che ha sede poco lontano da Torino.

Il ruolo del Centro Hansel e Gretel
Si è parlato molto anche del ruolo avuto in questa vicenda da Claudio Foti e dalla onlus Hansel e Gretel, un centro studi che rivendica un approccio “empatico” nell’esame psicoterapico dei minori. È un modo di operare nel campo della psicoterapia contrario alla Carta di Noto, un protocollo di psicologia forense redatto per la prima volta nel 1996 da esperti del settore, e che nel corso degli anni ha ricevuto altri tre aggiornamenti, che traccia le linee guida per l’esame dei minori in caso di abuso sessuale.

Il protocollo, che raccomanda un approccio prudente nell’analisi dei minori, considerati soggetti vulnerabili e suscettibili di essere influenzati nelle loro testimonianze, è stato criticato in passato da Foti, che lo aveva definito in un articolo del giugno 2018 “un Vangelo apocrifo“. Secondo Foti la Carta di Noto darebbe troppa importanza alla suggestionabilità dei bambini nel corso delle sedute di psicoterapia, impedendo quindi allo psicologo di aiutare i minori nella ricostruzione di possibili eventi traumatici del passato.