La lettura di oggi: L’uomo sulla Luna?

Il complottismo non è un fenomeno nato con i social, come qualcuno vorrebbe far credere. C’è sempre stato. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 l’uomo sbarcò sulla luna. Ma come saprete tanti non ci hanno mai creduto. Le bufale che ancora stanno circolando sono moltisime. Vi lascio alla lettura di questo articolo del 2019 apparso su L’Avvenire a firma di Alessandro Beltrami.

“L’uomo sulla Luna non ci è mai andato. È tutto un complotto. Fu tutta una finzione ordita dagli Stati Uniti in piena guerra fredda. Le prove? Sono sotto gli occhi di tutti, proprio nelle foto che ci spacciano come vere da 50 anni”. Quella del falso primo allunaggio è forse la più classica di tutte le teorie complottiste. Ma le tesi che negano che non solo due ma ben dodici uomini hanno camminato sulla Luna tra 1969 e 1972 sono, queste sì, tutte bufale. Ecco perché.

Le foto
“Le foto sono tutte perfette, gli astronauti non avevano tempo e possibilità di farle così belle”. Non è vero. Quelle fatte circolare subito dopo l’impresa dell’Apollo 11 sono le meglio riuscite, ma sono moltissime quelle tagliate male o con problemi di messa a fuoco. Dove vederle? La Nasa ha pubblicato sul sito di condivisione immagini Flickr un archivio composto da 14.228 fotografie con il repertorio fotografico di tutte le missioni Apollo. Le foto sono ritoccate? Sì: nel senso che rispetto agli originale sono stati riequilibrati i valori cromatici, per un migliore aspetto estetico: nulla è stato alterato. “La bandiera sta sventolando, ma sulla Luna non c’è vento”. No, la bandiera dell’Apollo 11 non sta sventolando, più semplicemente non è distesa del tutto. La bandiera invece è perfettamente immobile. Nei filmati, invece, si può notare come “sventoli” quando è toccata da un astronauta, per poi non muoversi più. “Le ombre, invece di essere parallele hanno direzioni diverse, come se ci fossero due sorgenti di luce. Sono i riflettori dello studio cinematografico”. In realtà se ci fossero due fonti di luce ci dovrebbero essere due ombre. L’effetto della convergenze è un’illusione dovuta alla prospettiva, un fatto che si può verificare anche sulla Terra fotografando la nostra ombra e quella di un altro oggetto poco distante tenendo il sole basso alle spalle. Una curiosità che però contribuisce a smantellare le teorie del complotto. Nelle foto sulla Luna di Apollo 11 compare solo Buzz Aldrin: la macchina fotografica era infatti in dotazione ad Neil Armstrong. Il quale però a un certo punto la cedette per qualche minuto ad Aldrin: il quale fotografò solo paesaggi e comprese il compagno in un solo scatto ed è di spalle. Si dice che fosse stata una “vendetta” di Aldrin per non essere stato scelto come primo uomo a scendere sulla Luna. In ogni caso, se fosse stato tutto organizzato ad arte, avremmo tante foto eccellenti di Aldrin quante di Armstrong…

Dettagli
I complottisti però scendono di solito in dettagli micragnosissimi: ci sono lettere “C” su sassi e su terreno (sono in realtà pelucchi sulla pellicola depositatisi sulla pellicola in fase di stampa); antenne che compaiono e spariscono (si tratta di un’asta dipinta da una parte di bianco e da un’altra di nero, così che a seconda del punto di vista è visibile o meno contro il cielo buio)…

La Luna era un set
In alcune missioni gli astronauti compiono passeggiate riprese da telecamere fisse e si portano a distanze importanti rispetto al punto di ripresa. Se fossero state effettuate in studio, i set sarebbero dovuti essere grandi come porzioni di città, all’interno dei quali si sarebbe dovuto creare il vuoto (o riempiti d’acqua) per creare il vuoto per evitare il fenomeno della rifrazione della luce e dell’intorbidimento che si verificano in normali condizioni atmosferiche.
Ci sono altri fenomeni che non sono riproducibili in studio. La polvere sollevata dalle ruote del Lunar Rover viene proiettata via in archi perfetti e non in nuvole di polvere, come invece succederebbe sulla Terra. Gli effetti speciali a disposizioni 50 anni fa non consentivano di riprodurre questa fenomeno che invece si verifica in condizioni di vuoto.
Infine il modo in cui gli astronauti saltellano sulla superficie lunare è realizzabile soltanto in un ambiente a gravità ridotta. Se si cerca di ricreare il fenomeno usando fili o altre tecniche, come il rallentatore, il risultato è vistosamente diverso.

Il regista fu Stanley Kubrick
È una delle teorie più divertenti, perché si basano sulla verosimiglianza delle condizioni spaziali riprodotte dal grande regista in 2001 Odissea nello Spazio. Molto più divertente è la risposta che è stata data a questa affermazione: Kubrick era talmente pignolo sui singoli dettagli che non avrebbe mai disseminato la sua opera di tutti i presunti errori e incongruenze rilevati dai complottisti…

Scansioni 3D del paesaggio lunare
Nel 2009 la sonda giapponese Kaguya orbitando intorno alla Luna ha realizzato una scansione della superficie del nostro satellite. Le immagini rielaborate in tridimensionale restituiscono paesaggi perfettamente sovrapponibili con quelli fotografati dalle missioni Apollo.

Una documentazione enorme
La missione sulla Luna non il fatto di un giorno ma di anni, tra studi, progetti, ricerche, calcoli. Una mole di lavoro impressionante a cui lavorarono migliaia di persone – una massa critica che rende impossibile una falsificazione organizzata su tale scala: prima o poi nei decenni che sono seguiti alle missioni Apollo almeno un anello avrebbe ceduto, rivelando la “verità” o cadendo in contraddizione.

Rocce lunari
Le sei missioni Apollo sbarcate sulla superficie lunare hanno riportato sulla Terra 2.415 campioni, dal peso complessivo di 382 kg. La maggioranza dei campioni sono stati raccolti dall’Apollo 17 (111 kg). Tre missioni sovietiche (meno note di quelle americane, si sono svolte tutte senza equipaggio tra 1959 e 1976) ne primi anni 70 hanno riportato altri 326 grammi in totale. Laboratori di ricerca indipendenti in tutto il mondo hanno verificato la presenza di numerose peculiarità rispetto alle rocce terrestri. La comunità scientifica non ha sollevato dubbi su autenticità dei reperti e attendibilità delle analisi.

Ci sono specchi sulla Luna
Gli astronauti hanno collocato sul suolo lunare una serie di specchi in punti dalle coordinate molto precise. Dalla Terra è possibile puntarvi contro dei laser e misurare il tempo di ritorno del raggio luminoso: è così che viene misurata con precisione millimetrica la distanza tra la Terra e la Luna. Come per le rocce lunari, anche l’operazione degli specchi sarebbe potuta essere effettuata senza equipaggio, ma allora perché non dichiararlo come in tutti gli altri casi in cui questo è avvenuto?

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