Una sola domanda: perché?

La notizia è uscita un po’ su tutti i giornali. Vi riporto l’articolo di Repubblica a firma Paolo Berizzi.

Un neofascista rappresenterà l’Italia a Singapore. C’era una volta, e c’è ancora, anzi, è stato promosso, “Katanga”, nome d’arte di Mario VattaniIl “console fascio-rock”, come fu ribattezzato dieci anni fa dopo lo scandalo legato all’esibizione con il suo gruppo musicale sul palco di CasaPound tra saluti romani e canzoni contro la Repubblica italiana e i partigiani, esibizione che gli costò il posto di console in Giappone. Ma il tempo pare sia stato un buon medico: e adesso Vattani non solo viene riabilitato, ma è stato addirittura nominato dal governo ambasciatore italiano nella città-stato asiatica. Un incarico di prestigio, di fatto il gradino più alto della carriera di Vattani, che è figlio d’arte e di tanto padre. Umberto Vattani, già consigliere diplomatico di Giulio Andreotti e fondatore e presidente della Fondazione Italia-Giappone, fu potente segretario generale del ministero degli Esteri.

La nomina di Vattani jr ad ambasciatore risale a tre settimane fa ed è stata rilanciata ieri dal Fatto. Com’era prevedibile, è diventata un caso. E le polemiche, dentro e fuori la rete, infuriano. Dura la presa di posizione dell’Anpi. “Mandare Vattani a Singapore è come mettere la volpe a guardia del pollaio – dice il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo – perché rappresenterà la Repubblica italiana, quella che nel concerto di CasaPound definiva fondata “sulla violenza, sul tradimento, sulla lotta amata fatta da banditi e disertori”, che sarebbero i partigiani.

Musicista, scrittore, appassionato di storia e cultura giapponese, il neo ambasciatore non ha mai rinnegato le sue idee e simpatie politiche: “Ancora con quella storiella di dieci anni fa”, ha minimizzato. Dieci anni fa negli ambienti dell’estrema destra non solo capitolina era conosciuto con il nome d’arte di Katanga. Con il suo gruppo musicale Sottofasciasemplice si esibì sul palco di una kermesse organizzata da CasaPound. Qualcuno raccontò che Vattani ricambiò i saluti romani del pubblico: lui negò. Come negò uscite razziste, fasciste o antisemite. Tuttavia alcuni video e immagini – e i racconti di chi a quello show aveva assistito – resero indifendibile la posizione dell’allora console in Giappone. Quella performance tra bandiere nere e braccia tese diventò un caso nazionale e finì in uno scontro a colpi di cartebollate.

Interrogazioni parlamentari e strascichi i tribunale: come un guerriero giapponese, Vattani, nominato “ministro plenipotenziario” dall’allora ministro degli Esteri Frattini, si oppose alla decisione del governo – quando ministro era diventato Giulio Terzi – di richiamarlo con effetto immediato a Roma. Era il 22 gennaio 2012. Il fascio-console fu sospeso per quattro mesi. Ma poi il silenzio sulla vicenda e il tempo hanno giocato a suo favore. E oggi la Farnesina lo riabilita.

Di fronte a quella che rischia di diventare una vicenda di nuovo imbarazzante, il governo si è sfilato parlando di una scelta – quella di nominare Vattani ambasciatore a Singapore – assunta “dal cda della Farnesina”. Nessun commento, per ora, dal Quirinale, che pure deve controfirmare le nomine dei diplomatici dando formalmente il via libera alle nuove designazioni di consoli e ambasciatori. Lui, Vattani, ha derubricato le polemiche che lo hanno travolto a una “forma di depressione”. “Dal 2011 a oggi ho fatto un sacco di cose – ha detto -, sono stato coordinatore Asia, ho seguito la partnership dell’Italia con organizzazioni dell’oceano Indiano, ho pubblicato due romanzi con Mondadori e un saggio sul Giappone con Giunti. Io di solito amo guardare al futuro e ho una visione positiva delle cose. C’è invece chi continua a ripetere sempre la stessa cosa. Penso sia una forma di depressione”.

Intanto sulla decisione della Farnesina piovono critiche e proteste. Laura Boldrini e sei componenti del Gruppo Misto hanno presentato un’interrogazione al ministro Luigi Di Maio per chiedere se “alla luce dei fatti esposti non ritenga opportuno avviare una verifica interna per valutare se l’ambasciata possa, dopo quanto dichiarato, rappresentare il nostro Paese in sede di corpo diplomatico”.

Una sola domanda: perché? Non ci sono altre persone meritevoli? Chi lo “sponsorizza”? Fateci sapere.

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