I documenti di Pluto

Cose che, credo possono accadere solo in Italia. Leggo sul “Corriere”, scritto da Massimiliano Nerozzi.
Torino. Zona pedonale della Crocetta, metà mattina: «Prego, favorisca i documenti», dice l’agente della polizia municipale. Ma Eva, quasi cinque anni e i lineamenti del labrador, al massimo può scodinzolare. Tocca alla giovane che la tiene al guinzaglio: abita a poche centinaia di metri ed è quindi nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. Il cane è suo, ma i documenti sono a casa, come succede al 95 per cento delle persone: o, almeno, a quelle interpellate nelle ore seguenti, lungo le strade limitrofe (tranne una ragazza, che ha dietro le fotocopie). Ahi, la pattuglia di vigili tira fuori il libretto dei verbali: sanzione amministrativa dai 25 ai 500 euro. Nel caso specifico, sono 50, e buona primavera.
Motivo: violazione dell’articolo 28, comma due, del regolamento comunale numero 320, per la tutela e il benessere degli animali in città, approvato l’11 aprile 2006. Eccolo: «Detti documenti dovranno essere esibiti su richiesta agli agenti delle forze dell’ordine, agli ispettori dell’asl, alle guardie zoofile, alle guardie ecologiche volontarie previste dalla legge regionale e/o ai soggetti appositamente incaricati». Documenti che sono indicati al comma precedente: «Il possessore o detentore di un cane ha sempre l’obbligo di portare al seguito originale o fotocopia autenticata del documento comprovante l’iscrizione dell’animale all’anagrafe canina o certificato di avvenuto tatuaggio o di avvenuto inserimento di microchip». Prosa burocratese che, accompagnata al caro vecchio latino (ignorantia legis non excusat), chiude subito la questione sulla legittimità dell’atto, ma spalanca il dibattito sulla sua opportunità.
In fondo, interpretazione e applicazione della legge non è abrogazione del buon senso. Senza per forza dover essere Kant o Cartesio: «Le bon sens est la chose la mieux partagée du monde», il buon senso è la cosa migliore condivisa al mondo. Poiché, la ratio della norma — assente in altre città — è banalmente quella di permettere un controllo e una tutela dei cani, soprattutto quelli sui quali ci siano sospetti di maltrattamenti o abbandono. Del resto, l’obbligo di portarsi dietro i documenti («autenticati», sigh) non esiste per homo sapiens che, al massimo, viene accompagnato in questura per identificazione. In teoria (e in pratica) avrebbe potuto farlo pure la polizia municipale, con il cane: basta il codice fiscale del padrone. Altro discorso, va da sé, i controlli e le sanzioni contro chi non raccoglie gli escrementi del proprio animale, per le strade, sui marciapiedi, sotto i portici.
Alla padrona non è così restato che prendersi la sanzione e tornare verso casa, avvertendo dei controlli qualche altra persona con quadrupede al seguito, incrociata per strada. Risposta di una ragazza: «L’altro giorno mi hanno multato per la stessa cosa, 80 euro». Idem a un distinto signore. Da farci un cartoon: La carica dei 101 (euro).

Quando la realtà supera la fantasia, vero?
Se la proprietaria non volesse pagare può sempre aspettare e sperare in un condono. Sicuramente prima o poi arriva.

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