Non rimandare a domani quello che puoi fare… dopodomani

No no, purtroppo non è il mio motto. Anzi,  io vorrei esserne capace. Tra i miei propositi per l’anno nuovo c’è anche quello di non essere ansioso, quello di lasciare andare un po’ le cose senza programmare tutto come sono solito fare, quello di non avere pronto un lavoro almeno una settimana prima di quando occorre, quello di non risolvere subito i problemi a parenti (leggi figlio) e amici (chi si riconosce ?) ma fare aspettare all’infinito come fanno in genere loro con me. Ma pare, da questo articolo del 2017 di Giuiiano Aluffi su Repubblica, che sia davvero uno stile di vita sempre più diffuso. Devo riuscire ad adeguarmi, anche per la mia salute.

Non rimandare a domani quello che puoi fare… dopodomani. È questo il motto del 20 per cento degli adulti nella maggior parte dei Paesi occidentali. Almeno secondo quanto è emerso alla Procrastination Research Conference di Chicago, il congresso mondiale di chi studia l’arte del rinvio conclusosi qualche giorno fa. Uno su cinque di noi, dunque, è un procrastinatore. Uno che, come il più celebre rappresentante della categoria, quel Douglas Adams autore della Guida galattica per gli autostoppisti, direbbe: «Amo le scadenze. Adoro il rumore che fanno quando mi sfrecciano accanto».
 
Ma a cosa si deve questa abitudine di rimandare? Per gli studiosi guidati da Joseph Ferrari della De Paul University un fattore cruciale è un immotivato terrore del giudizio degli altri. Lungi dall’essere sciatto o impermeabile alle critiche, il procrastinatore teme soprattutto di essere considerato incapace: preferisce crearsi degli handicap, soprattutto ridursi all’ultimo minuto, così da avere una scusa per le cose fatte male.. Meglio passare per svogliati che per incapaci, insomma. C’è poi chi rimanda tutto fino all’ultimo pensando di dare il meglio di sé quando è sotto pressione. È un illuso. Ferrari e colleghi hanno sottoposto i “leoni dell’ultimo minuto” a test cognitivi mostrando che le loro performance sono inferiori a quelle degli altri, anche se, in fase di autovalutazione, sono convinti di aver svolto bene i test.
 
«Noi lo vediamo soprattutto nei ragazzi dalle superiori all’università» spiega Maria Sinatra, docente di psicologia generale all’Università Aldo Moro di Bari, che ha fatto parte del panel della conferenza di Chicago. «In termini strettamente freudiani, non fanno più “l’esame di realtà”, ossia non sembrano capaci di valutare realisticamente il loro comportamento e preferiscono rimandare il confronto con quello che potrebbe rivelarsi un brutto voto» continua Sinatra. «Tanti ragazzi non sono più capaci di fare l’esame di realtà perché i genitori, invece di seguirli, usano i regali come surrogato della loro presenza. Ma così ogni volta che si profila un qualsiasi ostacolo sul loro cammino, i ragazzi si paralizzano e rinviano il più possibile. Nelle facoltà universitarie delle regioni che stiamo osservando, Puglia e Sicilia, vediamo il fenomeno della procrastinazione in crescita quasi esponenziale: i ragazzi si prenotano agli esami, ma non si presentano più».
 
Ma non è soltanto colpa delle famiglie: per Ferrari e il panel di Chicago è tutta la società che ci sta instradando verso la procrastinazione. I siti di e-commerce ci premiano con forti sconti se compriamo qualcosa all’ultimo minuto, e gli incentivi che le istituzioni offrono per compilare in tempo le dichiarazioni dei redditi o la revisione dell’auto sono soltanto negativi: «Bisognerebbe sperimentare invece incentivi per chi fa le cose con largo anticipo». Ogni tanto qualche messaggio positivo può giovare. Anche perché i procrastinatori non riscuotono solidarietà nemmeno tra di loro. Alla conferenza di Chicago si è sfatato un mito: molti procrastinatori, in ufficio, si illudono che se un collega o un capo condivide il loro stesso vizio, sarà più clemente. Nulla di più sbagliato, il procrastinatore sa che la sua è una pessima abitudine e se ne distanzia psicologicamente ogni volta che può, soprattutto stigmatizzando chi è come lui. E lo fa, per una volta, senza rimandare.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: