La forza del giullare

Durante il periodo natalizio pensavo di vedere un po’ di film al cinema, poi per una serie di circostanze, non sono riuscito a vedere nulla tranne, un po’ obtorto collo, “Tolo Tolo” di Checco Zalone. Beh: che dire? Secondo me è geniale come solo Zalone sa essere. Anche se il promo faceva già ben sperare (nonostante qualcuno lo interpretasse in modo diverso, tipo Salvini che voleva fare Zalone senatore a vita dimostrando di non aver capito nulla), questa volta Zalone fa un film vero, certo meno immediatamente comprensibile dal grosso pubblico che forse preferiva ridere nelle brevi gag che componevano le opere precedenti. Un film che non va giudicato, a mio parere, subito all’uscita dalla sala, ma facendolo sedimentare un po’ nella mente. Per me è un film riuscito perché intrattiene, spesso diverte e soprattutto fa riflettere. Certo: chi si aspetta solo evasione e risate resterà deluso. Tolo Tolo rappresenta una crescita importante per Zalone che, per certi versi, lo avvicina al migliore Alberto Sordi ma che a volte mi ha fatto pensare anche a Paolo Villaggio. Lo consiglio vivamente, ma non proprio a tutti. Chi non sa ridere dei propri difetti sia astenga dalla visione, come pure gli “italiani sovranisti” … anche se sono sicuramente già compresi tra coloro che non sanno ridere di se stessi.  Checco Zalone in due ore di spettacolo riesce a raccontare quanto succede in Africa, in mare e nei porti italiani meglio di interminabili ore televisive con giornalisti e politicanti. Ah: ci sono anche delle scene in stile musical: poteva non piacermi un film così?

La trama (diffusa dalla produzione, ma c’è molto di più)
Non compreso da madre patria, Checco trova accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Lui, Tolo Tolo, granello di sale in un mondo di cacao. Checco, sognatore deluso dalla madre patria, rifiuta il reddito di cittadinanza e apre un sushi restaurant ma fallisce miserabilmente e deve fare i conti con i creditori. Decide così di scappare e rifugiarsi in Africa dove si reinventa cameriere per un resort. Anche lì però la situazione cambia e assiste allo scoppio di una guerra civile con l’arrivo di una sorta di Isis o di Boko Haram. Decide così di tornare in Italia, ma non può farlo perché i creditori sono pronti a dargli la caccia. Si ritrova così a scappare ritrovandosi nella stessa situazione dei migranti. Nessuno lo vuole, soprattutto la sua famiglia perché con la sua scomparsa potranno estinguere tutti i debiti.

Spoiler:

Il finale è un cartone animato: da non perdere.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: