Passata l’ubriacatura Sanremo recuperiamo questa rubrica e credo che ne avremo un bel po’ da assegnare. In questo caso ci tengo proprio che il maggior numero di persone vengano a conoscenza della “cultura” di tanti esponentio politici che ci circondano. Questa notizia arriva da Ferrara dove i rappresentanti di Fratelli D’Italia (il partito di Giorgia Meloni e Daniela Santanché per chi non lo ricordasse) hanno levato una vibrata protesta per il degrado in cui – secondo loro – versa la tomba del sommo poeta Torquato Tasso. Ma ecco cosa scrive Repubblica.
FERRARA – “La cultura è una cosa seria, serissima. La cultura deve essere il motore di Ferrara”, scriveva tre giorni fa, sulla sua pagina Facebook, l’esponente locale di Fratelli d’Italia Alessandro Balboni. Che tempo però qualche ora, scivolava su una buccia di banana letteraria: scambiando il sommo poeta Torquato Tasso per il “dottor Torquato Tasso”, un omonimo cittadino sepolto al cimitero. E deceduto trecento anni dopo, anno più anno meno.
No, non è infatti “quel” Torquato Tasso, croce e delizia degli studenti delle scuole superiori, “Canto l’arme pietose e ‘l capitano che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo”. Sempre di sepolcri si parla, ma per colpa di una gaffe che non è certo passata inosservata nella città estense. Fratelli d’Italia ha infatti vibratamente protestato per le condizioni della tomba presso la Certosa di Ferrara, ma non si tratta delle spoglie mortali del poeta del Cinquecento (nato a Sorrento e deceduto a Roma, e che a Ferrara lavorò a lungo, e non sempre serenamente, presso la corte degli Este così come l’Ariosto e il Boiardo. In città avvenne poi la prima edizione autorizzata della Gerusalemme, risalente al 1581, per i tipi di Baldini), piuttosto di un omonimo. Così come non c’entra nulla con Italo Balbo la tomba della famiglia Balbo ugualmente posta all’attenzione della cittadinanza dallo stesso esponente di Fdi.
A chiarirlo – o meglio a ribadirlo, dai toni stupiti e seccati che traspaiono dalle sue parole – è il sindaco Tiziano Tagliani, che parla di “castroneria”. La tomba di cui i giornali locali riportano la fotografia a seguito della denuncia di Fdi “è l’arco 128 ubicato nella Certosa nella zona claustrini interni e non ha nulla a che vedere con il Torquato Tasso poeta che ci risulta tuttora sepolto nella chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo di Roma dall’anno del suo decesso avvenuto nel 1595. Mai nessuno ha sostenuto la presenza a Ferrara della tomba del Tasso se non oggi il consigliere Balboni ed i suoi ignoranti suggeritori, del resto il cimitero monumentale di Ferrara, a quanto mi risulta è successivo di secoli alla tumulazione del Tasso”, scrive il sindaco come riportano le testate locali. E’ infatti cimitero cittadino dal 1813.
Una tomba che risulta “intestata al Municipio di Ferrara. Si tratta di manufatto del quale, trovandosi in stato di abbandono, venne temporibus illis revocata la concessione. Il Dott. Torquato Tasso di cui si legge nell’epigrafe è evidentemente un omonimo – di cui per altro non risultano nei nostri archivi ulteriori notizie – verosimilmente deceduto tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso”. Un sospetto doveva nascere dal fatto che l’iscrizione sulla lapide non fa alcun riferimento ai versi immortali del Tasso poeta, ma ai “sublimi ideali del dovere e dell’amore” fra i quali “trascorse la sua intemerata esistenza” il Tasso dottore.
Smontata anche l’ipotesi di Italo Balbo sepolto all’ombra del castello Estense. Nella tomba della famiglia Balbo “non è, come arcinoto, sepolto Italo Balbo che giace per espressa decisione dei congiunti ad Orbetello”, sottolinea Tagliani.
Il consigliere comunale Balboni – che nella denuncia sullo stato dei sepolcri illustri accusava: “Ci siamo sentiti dire che siamo dei rozzi e dei bifolchi senza cultura da una sinistra che per anni si è arrogata il ruolo di depositaria della ‘Cultura’. Se questa è la risposta che danno, c’è da interrogarsi ampiamente sul loro operato” – riconosce l’errore, e in un post odierno sulla sua pagina Facebook spiega, ribadendo lo stato dei sepolcri di personaggi illustri e patrioti della città, che “è avvenuto un equivoco. Sono molto dispiaciuto per l’errore sulla tomba del Tasso, errore nel quale cadde anche la scuola media Leonardo Da Vinci, oggi chiusa, che organizzava gite studentesche presso le urne dell’omonimo dello scrittore. Infatti è stato uno dei bambini che parteciparono alle gite, oggi adulto, ad avermi segnalato il caso”. Peccato d’infanzia, dunque.