Quando le fake news sono del servizio pubblico

Non ho visto e non vedrò il nuovo programma di Rai Due Sovranista “Povera Patria“, anche se il titolo è senza dubbio azzeccato per il periodo che stiamo vivendo. Mi basta l’articolo che Sergio Rizzo ha pubblicato sul Corriere e che vi invito a leggere, soprattutto se voi avete visto – e magari creduto – a tale programma.

La svolta della seconda rete della tivù pubblica diretta da Carlo Freccero è stata marcata indelebilmente dalla puntata andata in onda venerdì sera di “Povera Patria”, titolo copiato da una bella canzone di Franco Battiato. Tema: il signoraggio bancario, ossia la presunta speculazione sul costo di emissione della moneta orchestrata dalle banche centrali, a cui si dovrebbe attribuire la responsabilità del nostro enorme debito pubblico. Non sarebbe nemmeno il caso di sprecarci una parola, tanto quelle teorie sono strampalate, se non fosse che la seconda rete della Rai è pagata dai contribuenti con il canone: certo non per un capriccio del legislatore, ma perché svolga un servizio pubblico.

E come si possa definire servizio pubblico una trasmissione che senza basi scientifiche propaganda tesi in linea con quelle filosofie complottiste ingredienti fondamentali del brodo di coltura nel quale si è formato una bella fetta del nostro attuale sistema politico, lo dice l’indignazione degli economisti riversatasi prontamente sui social media. A questo punto non ci potremmo stupire se le prossime puntate fossero dedicate alle cospirazioni pluto-giudaico-massoniche già evocate da un parlamentare: non il solo a pensarla così, né purtroppo isolato dal suo partito dopo il fattaccio. Oppure alle macchinazioni delle lobby di Bilderberg. O anche, perché no, alle scie chimiche. Per non parlare della controversa missione lunare dell’Apollo 11 che secondo un sottosegretario del governo in carica non sarebbe mai avvenuta: gli ascolti andrebbero in orbita.

Nella sua lunga storia la Rai ha vissuto purtroppo momenti non proprio scintillanti. Momenti in cui le pagine più belle del servizio pubblico venivano mortificate dal servilismo (spesso anche volontario) verso i potenti di turno che muovevano le pedine dell’azienda a loro piacimento: dai direttori di rete a quelli di testata. E sinceramente pensavamo di aver visto di tutto, ma non una metamorfosi simile da parte di chi sbraitava contro la lottizzazione e l’occupazione partitica delle reti: salvo poi comportarsi come tutti gli altri. Non c’è mattino, pomeriggio o serata che trascorra senza che uno dei leader, meglio se entrambi, o in alternativa un ministro, oppure un semplice peone dei due partiti al governo occupi gli schermi della Rai (e non solo). Proprio come accadeva quando al governo c’erano il centrodestra o il centrosinistra. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Con la differenza che mai la tivù pubblica si era tanto impegnata a sdoganare cialtronerie.

Povera Patria, davvero.

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