Due palle non fanno un etero

Vi ricordate i manifesti omofobi affissi a Roma di cui vi avevo parlato lo scorso 18 ottobre? Due persone di Vimercate hanno deciso di “metterci la faccia” e di rispondere, come ha spiegato il Correre della Sera a firma di Leila Codecasa:

Offese, minacce, derisioni, allusioni. Da giorni Giorgio Donders e Sergio Sormani sono nel mirino sui social. Insieme da 27 anni e in unione civile da quattro mesi, appaiono in manifesti affissi in decine di strade in Italia: dall’altro ieri a Milano, già da prima a Roma, Torino, Bologna. E anche a Vimercate, dove da vent’anni convivono. Sui manifesti l’immagine principale è sempre la stessa: loro due, vicini, dietro ad un carrello, cambiano le frasi di denuncia. Riprendono, sarcasticamente, l’immagine scelta in ottobre dalle associazioni ProVita e Generazione Famiglia per la loro campagna anti utero in affitto: quei cartelloni giganti rappresentavano due uomini, chiamati genitore uno e genitore due, con un bimbo piangente in un carrello e la frase «due uomini non fanno una madre». A Roma erano stati rimossi tra varie polemiche, poi il gran giurì dell’istituto di Autodisciplina pubblicitaria li ha ritenuti leciti, ma intanto Sergio e Giorgio hanno deciso di prendere posizione contro le due associazioni. Mettendoci la faccia e allargando la provocazione a vari aspetti delle discriminazioni contro i gay: «Perché il 90 per cento circa delle persone che fanno ricorso alla pratica della maternità surrogata sono eterosessuali — commenta Giorgio Donders —. E abbiamo ritenuto ingiusto che le associazioni abbiano scelto di affiggere dei manifesti rappresentanti coppie gay, così da spingere a credere che lo sfruttamento dell’utero in affitto sia un gesto crudele da attribuire principalmente a noi omosessuali. Ma le ipocrisie sono più vaste quando si parla di omosessualità».

Da qui l’idea poi di rispondere con tre manifesti per stigmatizzare tre temi differenti. Il primo, con la frase «due palle non fanno un etero»: «Per sottolineare la necessità di andare oltre il pregiudizio — racconta Sergio Sormani —. Quello, per esempio, secondo il quale alcuni sport o attività lavorative sarebbero “impensabili” per chi non è (o non si dichiara) eterosessuale». Il secondo manifesto riporta la frase «un pranzo con i parenti non fa Natale»: «È un invito — continua Giorgio — a non relegare l’idea del Natale ad un’unica forma di “rappresentazione” con famiglie tradizionali. Ma scegliere di circondarsi di affetti veri». Il terzo poster «dice che entrare in chiesa non fa fede — conclude Giorgio —; perché’ spesso la frequentazione di luoghi religiosi poco si coniuga con ciò che in quei luoghi si predica».

I manifesti costano, Donders e Sormani stanno cercando sponsor per le affissioni, hanno trovato un anonimo mecenate, ma intanto sui social gli attacchi sono feroci: «Mi viene voglia di buttarvi dentro gli inceneritori», «Siete lo skifo della razza umana, merce difettosa avariata che inquina quella parte di società sana», «Maiali anzi vermi suicidati porci». E ancora «Tornerà zio Adolfo e ci penserà lui a fare pulizia, vergogna del genere umano», «Malati terrificanti se non siete normali ammazzatevi», «Continuate a farvi tra voi, può darsi che prima o poi uno dei due rimanga in cinta così nascerà un altro come voi. In alternativa andate in Russia li vi sistemano per le feste».

Ma Giorgio e Sergio non hanno intenzione di fermarsi: «Io ho 46 anni — spiega Giorgio —, Sergio 51. Non desideriamo figli, lavoriamo e abbiamo una vita felice. Ma non ci si può fermare sempre a pensare che, se la propria vita è a posto, va bene cosi. Siamo convinti che sia importante sollevare la questione».

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