Baglioni e i migranti

Sapete tutti della mia “insana” passione per il Festival. Lo seguo da sempre e nella settimana fatidica non ci sono per nessuno. Quest’anno ha iniziato a far discutere già dalla conferenza stampa, poiché il Direttore Artistico Claudio Baglioni, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha espresso – siamo in un paese libero o almeno speriamo di esserlo ancora – la sua opinione sul problema dei 49 migranti che, all’epoca, non venivano accolti in nessuna nazione europea, Italia compresa. Apriti cielo. In una RAI sempre così attenta ad ossequiare il “padrone” del momento, esprimersi come ha fatto Baglioni in direzione contraria a quella di Salvini è stato come far scoppiare una bomba. I “fan” del “Capitano”, sempre così misurati ed eleganti, hanno iniziato a bersagliare il cantante sui social, con insulti di vario genere. La frase più gentile è stata “Perché non li prendi a casa tua?”, una frase davvero originale eh? La classica domanda poco intelligente che viene rivolta quando non si hanno idee e si pensa di essere furbi. Una domanda cui di solito neppure si risponde, ma a cui, sul sito wittgenstein.it ho trovato una frase che mi è piaciuta e che si può utilizzare. Dice: Non li prendo a casa mia perché sarei un incosciente presuntuoso a pensare che il problema di ciascuna di queste persone lo possa risolvere io in casa mia. Non li prendo a casa mia perché per queste persone serve altro e meglio di quello che so fare io, servono pratiche e organizzazioni che sappiano affrontare le necessità di salute, prosecuzione del viaggio, integrazione, lavoro, ricerca di soluzioni. Non li prendo a casa mia perché voglio fare cose più efficaci, voglio pagare le tasse e che le mie tasse siano usate per permettere che queste cose siano fatte bene e professionalmente dal mio Stato, e voglio anche aiutare e finanziare personalmente le strutture e associazioni che lo fanno e lo sanno fare. Non li prendo a casa mia perché quando c’è stato un terremoto e le persone sono rimaste senza casa non ho pensato che la soluzione fosse prenderle a casa mia, ma ho preteso che lo Stato con i miei soldi creasse centri di accoglienza e strutture adeguate, le proteggesse e curasse e aiutasse a ricostruire loro una casa. Non li prendo a casa mia perché se incontro una persona ferita o malata, chiamo un’ambulanza, non la porto a casa mia.
Non li prendo a casa mia perché i problemi richiedono soluzioni adeguate ai problemi, non battute polemiche, code di paglia e sorrisetti autocompiaciuti: non stiamo litigando tra bambini a scuola, stiamo parlando di problemi grossi e seri, da persone adulte.
E tra l’altro, possono rispondere in molti, qualche volta li prendo a casa mia.
Risposto. Passiamo a domande migliori, va’.

Penso che sarà un Festival da seguire.

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