Leggo sul Corriere della Sera che da una ricerca condotta da Ipsos sul rapporto che gli over 55 di diversi Paesi del mondo hanno con la tecnologia, risulta che 8 anziani su 10 sono sempre connessi a internet tramite lo smartphone, soprattutto per poter condividere all’istante foto e post sui social network. Per “anziani” si intendono gli “over 55”, nemmeno over 60. Ora: a parte la ventilata “quota 100” di questi giorni, che comunque partirebbe da 62, adesso dovremmo lavorare fino a 67 anni e considerarci anziani da 55? Se esiste lo sfruttamento del lavoro minorile questo è sfruttamento del lavoro anziano allora. Ma a parte questo, la ricerca dice che i senior italiani risultano inseparabili dal proprio smartphone (76%) e primeggiano per l’uso dei social network (il 76% ha almeno un account). Emerge così un rapporto di forte intimità con la tecnologia: per il 78% dei connazionali più maturi permette di semplificare la vita, per l’83% consente di fare cose che prima non si riuscivano a fare e per oltre un terzo può migliorare la salute (35%). “Toglietemi tutto, ma non il mio smartphone”. In Italia lo smartphone ha conquistato il cuore della “silver generation”. “Silver generation” ci chiamiamo adesso. E in effetti io mi riconosco. Io sono sempre connesso. Io condivido moltissimo sui social. Ma siamo sicuri che sia positivo? O forse è una regressione infantile? Credo più sia quella.