Blog estate – Il saccentino – 10/11/2017

Chi ha lavorato con me lo sa. Ho diverse “manie” che riguardano lo scrivere (e anche il parlare) quello che io considero un corretto italiano. Ci sono regole che non tollero siano dimenticate in nome dell’”uso corrente”. Alcuni esempi:
– Le parole straniere in italiano non hanno plurale, restano invariate. Ciò vale per sport e film ma anche per musical, performer, award e tutte le altre. Secondo me la regola si applica anche a curriculum: un curriculum, due curriculum e non curricula. Penso che non si debba essere obbligati a sapere come è corretta al plurale una parola in una qualunque lingua (attuale o defunta) che non si è tenuti a conoscere.
– Le parole che cominciano per pn seguono la regola di quelle che cominciano per ps: quindi se si dice e si scrive gli psichiatri si deve dire e scrivere gli pneumatici. Solo alcune pubblicità di pneumatici seguono questa regola e sono le uniche marche che prenderei in considerazione per l’acquisto. Sì: in questo sono decisamente intransigente.
– Se si cita una frase e la si mette tra virgolette, il punto va dopo la seconda virgoletta e non all’interno (così fanno gli inglesi, ma non noi italiani).
– Non mi piace usare il testo tutto maiuscolo per metterlo in evidenza: se mai meglio scriverlo in neretto.
– Ci sono poi due parole italiane di cui generalmente si sbaglia la pronuncia. Non sono parole di uso frequente, ma capita. Ogni volta devo discutere perché sono contestato. Una è la parola guaina (il cui accento corretto deve essere posto sulla i e non sulla prima a) e l’altra è il fiore gerbera (che deve essere pronunciato con l’accento sulla seconda e non sulla prima e).
– La parola utensile ha due possibili accenti: quello sulla i come sostantivo (gli utensìli), quello sulla e come aggettivo (le macchine utènsili).
– Il sì affermativo deve essere accentato, anche se tutte le schede dei referendum purtroppo, chissà perché, sono stampate sbagliate (vale anche per il maiuscolo dove deve essere scritto SÌ)
– La voce del verbo essere è (È) deve essere scritta con quell’accento e non é (É), come ormai purtroppo spesso si vede sui giornali e sui titoli di coda in televisione: ora io dico se uno di lavoro deve scrivere i titoli, alla RAI non in una Tv locale, almeno questo dovrebbe saperlo, no? E perché va scritto così e non perchè.

Queste le cose che maggiormente mi infastidiscono… ma ce ne sono anche altre. Comunque, se vedete il titolo di questo post, capite che mi sono già classificato da solo.

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