Visto che ho parlato male di un comportamento di Raiuno (vedi il post), voglio anche riconoscere i meriti della tv di stato, che nell’ultimo periodo ha prodotto davvero programmi degni di nota. Raiuno in questi primissimi giorni del nuovo anno ci ha già regalato una serata con un mito come Roberto Bolle, che tutto il mondo ci invidia. E insieme a lui ci ha fatto apprezzare una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, il talento di Virginia Raffaele. Ma sempre Raiuno ci sta proponendo il nuovo programma di Alberto Angela sulle Meraviglie del nostro paese. I giornali si sono stupiti degli ascolti da “Grande Fratello Vip” che questa trasmissione di divulgazione è riuscita a raccogliere, ma evidentemente c’è un pubblico che, quando la qualità del programma è alta, torna sulla tv generalista invece di trattenersi solo sulle pay-tv. Fra l’altro Meraviglie – La penisola dei tesori è stato trasmesso anche in qualità 4k sul canale 210 di Tvsat, con una definizione davvero straordinaria. Insomma, la nostra televisione di Stato quando non si perde a rincorrere le tv commerciali riesce ad offrirci una qualità di livello altissimo. Raidue pochi mesi fa ci ha dato intrattenimento di gran classe con la seconda edizione del programma Stasera casa Mika e, anche sul fronte leggero dei “reality”, i format de “Il collegio” e “Pechino Express” sono comunque realizzati con intelligenza e senza volgarità. Raitre ha poi in programma dal 13 gennaio una fiction davvero particolare. Per questa produzione la RAI ha deciso per una volta di fare come Netflix e, dalla scorsa settimana, tutti gli 8 episodi sono già disponibili sulla piattaforma Raiplay. Così l’altra sera io e mia moglie abbiamo fatto binge watching e ci siamo visti tutte le puntate in una volta. È una serie davvero molto particolare per la RAI, con uno strepitoso Valerio Mastandrea diretto da Mattia Torre, regista e sceneggiatore che racconta, in forma a volte onirica, una sua personale, e sconvolgente, esperienza. Una di quelle che in pochi attimi ti cambiano completamente l’esistenza. ”La linea verticale” è il racconto di una lunga degenza in un ospedale pubblico (ma uno di quelli che funzionano), con la descrizione di virtù e vizi di un’istituzione indispensabile: genere commedia, genere dramma e genere”medical” mescolati insieme. Come potete immaginare, una fiction decisamente atipica per la RAI, che io vi consiglio di vedere, su Raiplay o, più tradizionalmente, dal 13 gennaio su Raitre per quattro appuntamenti.