Le serie che ho visto: Due estati

Il bello delle piattaforme streaming è anche quello di poter vedere produzioni di paesi  che in genere non esportano serie locali. Oggi vi propongo, su Netflix, una serie belga dal titolo “Due Estati“. Non che sia un capolavoro, ma è una storia coinvolgente.

La serie belga creata da Paul Beaten Gronda e Tom Lenaerts, diretta da quest’ultimo in collaborazione con Brecht Van Hoenacker consta di 6 episodi di 45 minuti circa ciascuno.  La vicenda  è ambientata in un’isola privata nel sud della Francia in cui otto amici di vecchia data si ritrovano per festeggiare il 50° compleanno di uno di loro. Ma la lussuosa villa in cui si svolgono i festeggiamenti custodisce un mistero risalente a trent’anni prima quando, durante l’estate del 1992, una ragazza del gruppo fu vittima di violenza sessuale mai denunciata. Un filmato amatoriale creduto distrutto testimonia lo stupro e getta nel panico i responsabili, che proveranno in tutti i modi a scoprire chi si cela dietro la macchinazione e il ricatto.  Non vi svelo altro per non togliervi il gusto di seguire del varie puntate. Una serie ottima da vedere in un week-end. Buona visione! Il trailer qui sotto non è tradotto, ma la serie si trova completamente doppiata in italiano.

Le serie che ho visto: The Bear

The Bear” è una serie televisiva statunitense creata da Christopher Storer.  La prima stagione consta di 8 episodi, tutti disponibili sul Disney+

Già dalla foto forse avrete riconosciuto il protagonista Jeremy White, bravissimo attore conosciuto come Lip in Shameless.  Carmy, un giovane chef di cucina raffinata, torna a casa a Chicago per gestire il ristorante di famiglia specializzato in panini . Mentre lotta per trasformare locale e se stesso, lavora insieme a un team di cucina sopra le righe che si rivelerà essere la sua famiglia scelta.  A me questa serie è piaciuta davvero tanto. Buona visione.
P.S. Ho trovato solo il trailer in lingua originale, ma la serie è visibile anhce completamente doppiata in italiano.

Le serie che ho visto: Tutto chiede salvezza

Raramente vi segnalo una serie italiana, come sapete, ma questa “Tutto chiede salvezza“, liberamente tratta dal romanzo di  Daniele Mencarelli, mi ha davvero conquistato. Su Netflix, in 7 episodi.

Daniele si risveglia in una casa di cura per pazienti con problemi psichici e scopre di essere oggetto di un trattamento sanitario obbligatorio, o TSO, della durata di una settimana. All’inizio non capisce il perché del suo ricovero, ma gradualmente i ricordi riaffiorano, compreso l’episodio di violenza in cui è culminato il suo comportamento oppositivo. Giorno dopo giorno Daniele si confronterà con i suoi compagni di stanza, cinque anime in pena come lui con vissuti ed età diversi ma la stessa difficoltà di stare al mondo. E quella che sembrava essere una punizione si rivela una possibilità di ammetter a se stesso e agli altri la propria fragilità e il proprio senso di inadeguatezza. Ci sarà spazio anche per un rapporto speciale con una giovane degente che ha cercato di togliersi la vita. La storia coinvolge e suscita immediata empatia negli spettatori, anche grazie alla regia di Francesco Bruni, all’esordio nella serialità televisiva, Bravo il cast, con in testa il protagonista Federico Cesari nei panni di Daniele. Con lui, Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Vincenzo Nemolato, Fotinì Peluso, Ricky Memphis, Filippo Nigro, Raffaella Lebboroni, Lorenza Indovina e Carolina Crescentini. Da vedere.

Le serie che ho visto: 5 giorni al Memorial

8 episodi disponibili su Apple Tv+ che raccontano i tragici giorni dell’uragano di New Orleans del 2005. Ben realizzata e interpretata.

Basato su eventi realmente accaduti e tratto dall’omonimo libro della giornalista vincitrice del Premio Pulitzer Sheri Fink, “Cinque giorni al Memorial” racconta gli effetti dell’uragano Katrina e le sue conseguenze su un ospedale locale. Con l’inondazione, il blackout e il caldo insopportabile, il personale medico dell’ospedale di New Orleans, allo stremo delle forze, si è visto costretto a prendere decisioni che lo avrebbero perseguitato negli anni a venire.  La serie nasce da un’idea del premio Oscar John Ridley (12 anni schiavo) e del vincitore dell’Emmy Carlton Cuse (Tom Clancy’s Jack Ryan, Locke & Key), entrambi registi della serie. Avvincente e angosciante. Da vedere.

Le serie che ho visto: This England

Oggi vi segnalo una una miniserie televisiva britannica creata da Michael Winterbottom e Kieron Quirke e diretta dallo stesso Winterbottom: “This England“, ncentrata sulla figura dell’ex primo ministro britannico Boris Johnson, interpretato da Kenneth Branagh.  Sono 6 episodi disponibili su Sky e Now.

This England racconta l’impatto che la prima ondata della pandemia da Covid-19 ha avuto sul Regno Unito e porta gli spettatori fra i corridoi del potere, con l’allora Primo Ministro alle prese con l’emergenza sanitaria, con la Brexit, e con una controversa vita politica e personale. Ci sono scene molto crude e molto toccanti relative al Covid. Anche se la serie vuole essere soprattutto il ritratto di un uomo complesse e controverso, è anche una critica spietata al sistema sanitario inglese ed alle decisioni governative. Credo che in Italia (purtroppo) non verrebbe mai realizzato un prodotto televisivo così. Assolutamente da vedere, e da far vedere nelle scuole anche tra vent’anni, per spiegare a chi non l’ha vissuto e a chi non ci ha creduto il dramma della pandemia nel 2020.

Le serie che ho visto: Compagni di Università

Su Netflix due stagioni di questa serie tv americana il cui titolo originale Friends from College è stato reso come “Compagni di Università“,del 2017 e 2019. La serie non è poi stata rinnovata, ma è gradevole.

Vent’anni dopo la laurea, un affiatato gruppo di compagni d’università si ritrova e scopre che il passare degli anni non ha reso più semplici le questioni di cuore, anzi … Ideata da Nicholas Stoller e Francesca Delbanco, ha fra gli interpreti Keegan Michael Key e Cobie Smulders. Oltre a essere marito e moglie, gli ideatori della serie Stoller e  Delbanco hanno studiato entrambi ad Harvard, come i protagonisti della comedy, che qui si sono conosciuti e hanno formato la loro amicizia di lunga data. Anche per questo motivo, le storie raccontate sono in parte autobiografiche. Io l’ho trovata una serie sagace, divertente e in parte originale. Buona visione.

Le serie che ho visto: Uncoupled

Oggi vi segnalo la prima stagione (8 episodi) di una serie tv statunitense intitolata “Uncoupled“, ideata da Darren Star e Jeffrey Richman e disponibile su Netflix.

Con protagonista un come sempre bravissimo Neil Patrick Harris, è la storia di un agente immobiliare di New York che, scioccato quando il fidanzato storico lo lascia, deve affrontare la prospettiva di ricominciare da capo e di nuovi appuntamenti a quarant’anni. La serie quindi parte da una situazione già trattata da mille serie tv, dove cioè il/la protagonista si ritrova inaspettatamente single e deve rimettersi in gioco, ma ribalta però la prospettiva da un punto di vista gay. Quello che ne deriva è che in realtà, le situazioni, le passioni, le delusioni insomma: la relazione di coppia, non si discosta quasi in nulla da quella eterosessuale. Insomma: non è proprio un capolavoro, ma si ride in stile Sex and the City (vent’anni dopo). Piacevole, insomma. Buona visione.

Le serie che ho visto: Suspicion

Una miniserie inglese in 8 episodi dal titolo “Suspicion“!, basata sulla serie israeliana False Flag, disponibile su Apple Tv+ ed ambientata tra New York e Londra.

Il figlio di un’importante donna d’affari americana (Uma Thurman) viene rapito in un hotel di New York, e presto i sospetti cadono su quattro cittadini britannici apparentemente normali che erano nello stesso albergo la notte dell’accaduto. Ricercati dalla National Crime Agency e dall’FBI, si lanciano in una corsa disperata contro il tempo per dimostrare la loro innocenza. Ma stanno dicendo la verità? Chi c’è davvero dietro il misterioso rapimento e chi invece si trovava semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato? Gli episodi sono davvero intriganti e ricchi di suspense e sarà difficile evitarne la visione compulsiva, poiché, come ogni thriller che si rispetti, è un continuo susseguirsi di colpi di scena. Purtroppo Uma Thurman, perfetta nel ruolo, come sempre, non ha abbastanza spazio.  Buona visione.

Le serie che ho visto: Shameless

Oggi vi parlo di una serie tv statunitense che mi sta tenendo compagnia dall’inizio dell’estate e che ancora non ho terminato di vedere. Sono infatti disponibili su Prime Video tutte le 11 stagioni di 12 episodi ciascuna: “Shameless” e probabilmenbte qualcuno di voi l’avrà già vista, poiché è nata nel 2011.

Shameless è ambientato nel South Side di Chicago. I Gallagher sono una famiglia povera e disfunzionale, composta dal padre Frank (interpretato da William H. Macy), alcolista e drogato, e dai sei figli. Frank non riesce a comportarsi da padre, tanto che passa la maggior parte del suo tempo nel bar di Kevin, compagno di Veronica, loro vicini di casa e molto amici della famiglia. È quindi Fiona (Emmy Rossum, che gli appassionati di musical ricorderanno nel ruolo di Christine nel film “Il Fantasma dell’Opera) la più grande dei Gallagher, a sobbarcarsi il peso della famiglia fin dalla giovane età, anche se molto spesso è costretta a ricorrere a metodi non convenzionali per sbarcare il lunario e prendersi cura dei suoi fratelli. In ordine di età nella famiglia seguono: Lip, un ragazzo dall’intelligenza acuta ma facile alle dipendenze e alle occasioni mancate; Ian, alle prese con la sua omosessualità e affetto da disturbo bipolare, ma sotto controllo e in seguito curato; Debbie, una ragazza madre intraprendente e testarda ma molto particolare; Carl, un ribelle, e Liam, il più piccolo della famiglia di etnia afroamericana. (Wikipedia).
Questo Shameless  si basa sull’omonima serie tv britannica ideata da Paul Abbott (produttore esecutivo in questa versione) e in onda dal 2004 su Channel 4, per la quale sono stati prodotti oltre 100 episodi.
Trovo che sia un vero capolavoro tragicomico con i vari membri della famiglia Gallagher che svelano tutto il peggio, ma anche il meglio, del loro carattere e delle loro abitudini. Vi conquisteranno.
Ah: non è adatta ai bambini, come si capisce già dalla siglia che potete vedere qui sotto … E tenete presente che se uno dei Gallagher può fare qualcosa di vermanete disgustoso… beh lo farà.

Le serie che ho visto: The Sound of Magic

Oggi vi segnalo una serie Netflix davvero curiosa. Innanzitutto si tratta di una produzione coreana. S’intitola “The Sound of Magic” e quindi fa subito pensare a “The Sound of Music”, il musical noto in Italia come Tutti insieme appassionatamente e, infatti, nei vari episodi si canta… in coreano. Poteva non piacermi?
The Sound of Magic ruota attorno a Yoon Ah-yi, una povera studentessa che frequenta la Sewoon High School. Vive sola con la sorella minore e desidera crescere più velocemente per diventare adulta, in modo da poter sfuggire ai principali fattori di stress e debiti che la affliggono. Incontra Ri Eul, un mago adulto che vuole rimanere un cosiddetto “bambino”. Con disprezzo e sospetto da parte dell’intera comunità, mira a sostenere di essere un vero mago, chiedendo a chiunque incontri “Credi nella magia?”. La serie contiene anche, o forse soprattutto, una critica alla società moderna, in particolare a quella coreana, dove l’importante è essere sempre “i migliori”, “i primi” in tutto.  Io mi sono lasciato conquistare dalla poesia e dagliinterpreti. Provate a vedere se può piacervi. Buona visione.