La libertà

25 aprile

Torneremo a essere liberi. Certamente.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato
che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco
con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
fa l’amore come fosse un animale
incosciente come un uomo
compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche un gesto o un’invenzione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.

Sinergia – 5

  • Io, come sapete, curo il sito musical.it.
  • L’altro giorno per le dirette Instagram di musical.it ho trasmesso conversazione con  Giampiero Ingrassia, nome che non ha bisogno di presentazioni
  • Oggi vi propongo la registrazione di quella diretta
  • Questa è una sinergia 😊

Conosciuto per alcuni successi televisivi (chi non ricorda “Classe di Ferro” 1989 – 1991), Giampiero Ingrassia si è dedicato principalmente al teatro. Nel musical possiamo citare “La piccola bottega degli orrori”, sua prima esperienza nel genere e spettacolo che è tornato a interpretare in questa stagione, e poi naturalmente “Grease“, in cui è stato il primo Danny Zuko italiano.  E poi “Il pianeta proibito”, “Jesus Christ Superstar”, “Salvatore Giuliano, il musical di Dino Scuderi”, “The Full Monty”, “Stanno suonando la nostra canzone”, “Frankenstein Junior”, “Cabaret”, “Serial Killer per Signora”, “Hairspray”.

 

La lettura di oggi: Come potremo tornare al ristorante?

Un articolo del corriere.it, un po’ inquietante per la nostra vita sociale futura, ma senza dubbio con osservazioni che non possono essere ignorate in vista di una possibile riapertura.

Uno studio cinese che sarà pubblicato a luglio in Emerging Infectious Diseases, una rivista pubblicata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) Usa, mostra in che modo il coronavirus avrebbe infettato alcuni clienti di un ristorante a partire da un solo caso asintomatico, a causa del flusso d’aria del locale.

Il locale

L’analisi, retrospettiva e con alcuni limiti, riguarda un ristorante di Guangzhou, in Cina, e un pranzo avvenuto a gennaio: un commensale infettato dal coronavirus (ma non ancora sintomatico) sembrerebbe aver diffuso la malattia ad altre 9 persone. C’erano altri 73 commensali quel giorno sullo stesso piano del ristorante e loro non si sono ammalati. Nemmeno gli otto camerieri in turno in quel momento. Tutte le persone che sono state contagiate erano allo stesso tavolo della persona infetta o in uno dei due tavoli vicini sulla linea del condizionatore in una stanza senza finestre.

Pranzo dopo viaggio a Wuhan

La storia del pranzo è questa: il 24 gennaio la famiglia denominata “A” andava a pranzo nella città di Guangzhou: era arrivata da Wuhan il giorno precedente, prima che i funzionari cinesi imponessero il blocco alla città focolaio. A pranzo tutti i cinque membri della famiglia A sembravano sani, ma più tardi, una donna di 63 anni ha avuto la febbre e la tosse ed è andata in ospedale dove si è rivelata positiva per il coronavirus. Entro due settimane (dal 24 gennaio al 5 febbraio), altri nove clienti del ristorante di Guangzhou che avevano pranzato sullo stesso piano quel giorno risultarono positivi. Quattro erano parenti della prima donna infetta, potrebbero anche essersi contagiati fuori dal ristorante, ma per gli altri cinque il ristorante sembra essere stato la fonte del virus.

Disposizione dei tavoli

Il tavolo della famiglia A era sul lato ovest della sala da pranzo di 145 mt quadrati, tra i tavoli dove stavano pranzando anche altre due famiglie “B” e “C” (come si vede nel disegno, ndr). La famiglia B e la famiglia A si sono incontrate per un periodo di 53 minuti e tre dei suoi membri (una coppia e la figlia) si sono ammalati. La famiglia C sedeva accanto alla famiglia A nell’altro tavolo lungo lo stesso lato della stanza e ha soggiornato con la famiglia A sovrapponendosi per 73 minuti: due dei suoi membri (una madre e sua figlia) si sono ammalati. I tavoli rotondi distavano 1 metro l’uno dall’altro. Sopra il tavolo della famiglia C c’era uno split di aria condizionata che soffiava in direzione sud, attraversando tutti e tre i tavoli; parte dell’aria condizionata probabilmente rimbalzava contro il muro tornando verso la famiglia C: gli aerosol tenderebbero a seguire il flusso d’aria .

Le catene di contagio

Poiché il coronavirus non si era ancora diffuso ampiamente fuori Wuhan, i funzionari di sanità pubblica cinese sono stati in grado di rintracciare tutti i contatti delle famiglie B e C e determinare che il ristorante era l’unico luogo in cui era probabile si fossero infettati. In base alla tempistica della malattia, sembrerebbe che tutti e 3 i membri della famiglia B siano stati contagiati al ristorante. Lo stesso vale per la famiglia C, anche se i ricercatori non possono escludere che si siano anche sviluppati contagi secondari (in famiglia) a partire da un solo infetto per ciascun nucleo famigliare. Le altre 73 persone presenti sono state messe in quarantena per 14 giorni e non hanno sviluppato sintomi. Lo studio sul campo ha dei limiti. I ricercatori, ad esempio, non hanno eseguito esperimenti per simulare la trasmissione aerea.

Il viaggio delle goccioline

6 campioni prelevati dal condizionatore d’aria (3 dall’uscita e 3 dall’ingresso dell’aria) sono risultati negativi. «Il fattore chiave per l’infezione è stata la direzione del flusso d’aria – hanno scritto comunque gli autori – : le goccioline respiratorie più grandi (> 5 μm), infatti, rimangono nell’aria solo per un breve periodo e viaggiano solo per brevi distanze, generalmente <1 m. Le distanze tra il paziente A1 e le persone agli altri tavoli, in particolare quelle al tavolo C, erano tutte> 1 m. Tuttavia, un forte flusso d’aria dal condizionatore d’aria potrebbe aver propagato le goccioline dal tavolo C al tavolo A, quindi al B e di nuovo al C ( come in figura ). Piccole gocce aerosolizzate (<5 μm) cariche di virus possono rimanere nell’aria e percorrere lunghe distanze, gli aerosol tenderebbero a seguire il flusso d’aria e le concentrazioni inferiori di aerosol a distanze maggiori potrebbero essere state insufficienti a causare infezione in altre parti del ristorante».

La riapertura dei ristoranti

«In ogni caso – scrive il New York Times commentando la ricerca – l’analisi serve per capire quali siano le sfide che i ristoranti dovranno affrontare quando tenteranno di riaprire. I sistemi di ventilazione possono creare schemi complessi di flusso d’aria e mantenere le particelle aerosol virali sospese più a lungo, quindi la distanza minima (2 metri) potrebbe non essere sufficiente per salvaguardare gli avventori». È anche vero che mangiare allo stesso tavolo è un tipo di attività particolarmente “a rischio”: tanto tempo passato vicini, goccioline che possono essere espulse nell’aria respirando e parlando (non solo attraverso tosse e starnuti) e poi, mancanza di mascherine addosso. «Per prevenire la diffusione di COVID-19 nei ristoranti, si consiglia di rafforzare la sorveglianza del monitoraggio della temperatura, aumentare la distanza tra i tavoli e migliorare la ventilazione», concludono gli studiosi cinesi.

Quando potremo – e vorremo – tornare a cenare al ristorante con gli amici????

Report – Il pasticcio piemontese

Il 21 febbraio la pandemia di Covid-19 si è abbattuta come uno tsunami sul nostro sistema sanitario. Una risposta rapida e adeguata di chi sta gestendo l’emergenza può fare la differenza tra il contenimento del contagio e l’aumento della diffusione del virus. Eppure qualcosa nella gestione del territorio non ha funzionato come sperato. ll Piemonte è una delle regioni più colpite, oggi seconda solo alla Lombardia per aumento di nuovi positivi. Report è andata sul campo per verificare come questo territorio sta affrontando la pandemia. 

Chi non avesse visto lunedì sera il servizio di Report sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Piemonte può recuperarlo on line a questo indirizzo. Credo che soprattutto per chi, come me, abita proprio nelle zone di cui si parla, valga la pena vedere il video. Anche se è decisamente angosciante. Devo anche dire che il servizio ha provocato, come sempre, molte polemiche, come d’abitudine viene accusato di faziosità (e negli anni questa accusa è rivolta ai curatori un po’ da destra e un po’ da sinistra). A Tortona si parla molto del fatto che il programma aveva girato anche una lunga intervista – circa 40 minuti – con il Sindaco della città, Federico Chiodi, e non ne è stato trasmesso neppure un minuto. Capisco che la cosa dia fastidio, ma succede regolarmente: si realizza una quantità enorme di girato e poi se ne utilizza una piccolissima parte. I detrattori del programma dicono che non è stata trasmessa poiché era a favore della sanità piemontese mentre il programma voleva dimostrare il malfunzionamento per motivi politici.  Si dice che in Emilia Romagna ci sono più casi che in Piemonte ma non è stata fatta una trasmissione dedicata. In effetti non è stata – ancora – fatta, ma nel programma di lunedì sera è stato detto chiaramente che dopo la Lombardia al secondo posto il triste primato se lo giocano Piemonte ed Emilia Romagna. Non voglio entrare ulteriormente nel merito: chi decide di vederlo giudicherà secondo la propria sensibilità (e credo politico, purtroppo).

Se dopo avrete ancora cuore e voglia (tempo in questi giorni ne abbiamo tutti) vi consiglio anche di vedere il servizio intitolato “Dio Patria Famiglia Spa“, con aspetti quasi inediti e magari a qualcuno sconosciuti dei “miei cariSalvini e Meloni … Ma anche qui sono faziosi, ovviamente, come no. Tutti partecipiamo a quel genere di riunioni, no? Dove sta il problema? (Sì: in questo caso entro nel merito perché non mi pare ci possano essere equivoci).