Abbiamo proprio bisogno di caregiver?

Fino a qualche tempo fa il termine “caregiver” era usato tutt’al più in ambito specialistico. Ora che Zaia lo ha sdoganato, sbagliandone pure il significato, se ne fa un gran uso.  Usare il termine “badante” o “colui che assiste” sarebbe troppo desueto? Io non credo, anche perché sono davvero convinto che non tutti conoscano la parola caregiver.  L’altro giorno anche il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ne ha fatto sfoggio in un tweet scrivendo “oggi sono iniziate le somministrazioni ai pazienti ultrafragili, partendo proprio dai malati di fibrosi cistica e dai loro caregivers“. Non poteva scrivere e da chi li assiste? Avrebbe anche usato meno caratteri, che su Twitter è un particolare importante. E poi comunque le parole straniere usate nella lingua italiana restano invariate al plurale, quindi 1 caregiver , 2/10/100 caregiver.  Nessuno scriverebbe o direbbe sports, no?

I documenti di Pluto

Cose che, credo possono accadere solo in Italia. Leggo sul “Corriere”, scritto da Massimiliano Nerozzi.
Torino. Zona pedonale della Crocetta, metà mattina: «Prego, favorisca i documenti», dice l’agente della polizia municipale. Ma Eva, quasi cinque anni e i lineamenti del labrador, al massimo può scodinzolare. Tocca alla giovane che la tiene al guinzaglio: abita a poche centinaia di metri ed è quindi nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. Il cane è suo, ma i documenti sono a casa, come succede al 95 per cento delle persone: o, almeno, a quelle interpellate nelle ore seguenti, lungo le strade limitrofe (tranne una ragazza, che ha dietro le fotocopie). Ahi, la pattuglia di vigili tira fuori il libretto dei verbali: sanzione amministrativa dai 25 ai 500 euro. Nel caso specifico, sono 50, e buona primavera.
Motivo: violazione dell’articolo 28, comma due, del regolamento comunale numero 320, per la tutela e il benessere degli animali in città, approvato l’11 aprile 2006. Eccolo: «Detti documenti dovranno essere esibiti su richiesta agli agenti delle forze dell’ordine, agli ispettori dell’asl, alle guardie zoofile, alle guardie ecologiche volontarie previste dalla legge regionale e/o ai soggetti appositamente incaricati». Documenti che sono indicati al comma precedente: «Il possessore o detentore di un cane ha sempre l’obbligo di portare al seguito originale o fotocopia autenticata del documento comprovante l’iscrizione dell’animale all’anagrafe canina o certificato di avvenuto tatuaggio o di avvenuto inserimento di microchip». Prosa burocratese che, accompagnata al caro vecchio latino (ignorantia legis non excusat), chiude subito la questione sulla legittimità dell’atto, ma spalanca il dibattito sulla sua opportunità.
In fondo, interpretazione e applicazione della legge non è abrogazione del buon senso. Senza per forza dover essere Kant o Cartesio: «Le bon sens est la chose la mieux partagée du monde», il buon senso è la cosa migliore condivisa al mondo. Poiché, la ratio della norma — assente in altre città — è banalmente quella di permettere un controllo e una tutela dei cani, soprattutto quelli sui quali ci siano sospetti di maltrattamenti o abbandono. Del resto, l’obbligo di portarsi dietro i documenti («autenticati», sigh) non esiste per homo sapiens che, al massimo, viene accompagnato in questura per identificazione. In teoria (e in pratica) avrebbe potuto farlo pure la polizia municipale, con il cane: basta il codice fiscale del padrone. Altro discorso, va da sé, i controlli e le sanzioni contro chi non raccoglie gli escrementi del proprio animale, per le strade, sui marciapiedi, sotto i portici.
Alla padrona non è così restato che prendersi la sanzione e tornare verso casa, avvertendo dei controlli qualche altra persona con quadrupede al seguito, incrociata per strada. Risposta di una ragazza: «L’altro giorno mi hanno multato per la stessa cosa, 80 euro». Idem a un distinto signore. Da farci un cartoon: La carica dei 101 (euro).

Quando la realtà supera la fantasia, vero?
Se la proprietaria non volesse pagare può sempre aspettare e sperare in un condono. Sicuramente prima o poi arriva.

Danzando con il demonio

Oggi posto anche qui l’intervista che, insieme a Gianni Mrchesotti, ho realizzato per MyT TV , web tv di Tortona, con Maria Angela Damilano, scrittrice che conosco d… “qualche anno” (eravamo compagni al Liceo Classico della mia città), in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro “Danzando con il demonio” (Edizioni Epoké), che vi consiglio caldamente. Lo trovate anche on-line.

Vaccino il musical

Poteva sfuggirmi questo video che invita a vaccinarsi a suon di musica, anzi, di musical? Certo che no. Ci ha pensato Lorenzo Baglioni, cantautore, presentatore e attore, nonché ex docente di matematica, non nuovo a trattare in musica temi importanti. Questa volta, con “Vaccino, il musical“, in modo divertente spiega come funziona l’immunità di gregge e perché è importante la vaccinazione. L’artista e il suo gruppo cantano di pandemia dei dati, R con zero e R con t, immunità di gregge e invitano alla vaccinazione con divertenti siparietti musicali utilizzano brani di De André, Battisti, i Ricchi e Poveri, Ruggeri, Al Bano e Romina Power e tanti altri. Insomma: un po’ di leggerezza ma senza rinunciare al rigore dell’informazione poiché alla realizzazione ha infatti contribuito un comitato scientifico interdisciplinare composto da scienziati ed esperti: Antonella Viola, Antonietta Mira e Armando Massarenti, Furio Honsell, Paolo Giudici, Dario Gregori, Daniele Cassani, Raffaele Bruno, Guido Bertolini e Riccardo Bellazzi. Enjoy!
Il video è inspiegabilmente scomparso da YouTube… Ma resta, ad esempio, su  Corriere.it.

Milan l’è un gran Milan

Da “Milano Today”:
Feste private nelle case di Milano, bar aperti, assembramenti e anche schiamazzi per strada. Diversi gli interventi delle volanti di polizia della questura di Milano anche nella notte tra venerdì 19 e sabato 20 marzo per fare rispettare le norme anti Covid, “sventando” i party nelle abitazioni e andando a colpire locali che sono rimasti aperti servendo ai tavoli, in violazione sia delle norme sulla zona rossa sia del coprifuoco, che scatta alle 22.

Alle nove di sera di venerdì, in via Savona, occhi puntati degli agenti di polizia sul bar Fiore Food and Drink, che non aveva rispettato il provvedimento di chiusura per cinque giorni formalizzato dalla polizia locale il 17 marzo. Il bar era aperto e, oltre a titolare e dipendenti, all’interno si trovavano tre ragazze intente a consumare bevande alcoliche. I poliziotti hanno multato le clienti e il titolare, segnalando l’attività alla prefettura per l’inosservanza del provvedimento di chiusura.

Alle undici di sera di venerdì, in via Francesco Crispi, zona Porta Garibaldi, un bar è stato multato (e chiuso per cinque giorni) perché trovato aperto con quattro ragazzi ai tavoli oltre al titolare e a due dipendenti. In questo caso, oltre all’inosservanza del divieto di servire ai tavoli in zona rossa, anche l’inosservanza della chiusura alle 22.

Alle tre di mattina di sabato, alcuni residenti di via Pacini hanno segnalato al 112 lo svolgimento di una festa in un’abitazione privata. I poliziotti si sono recati sul posto ed effettivamente hanno sorpreso diciassette ragazzi italiani, tra i 20 e i 23 anni, in casa. Sono stati tutti identificati e si procederà con la sanzione del caso.

Infine, alle quattro di mattina di sabato, i residenti di piazza Melozzo da Forlì (zona San Siro) hanno segnalato schiamazzi in strada. Gli agenti, sul posto, hanno individuato tre ragazzi: questi hanno riferito di avere partecipato a una non meglio precisata festa in un bar a pochi passi. I giovani sono stati multati e così anche il proprietario del locale.

C’è da aggiungere qualcosa? Ovviamente non credo sia solo a Milano tutto questo. Io non riesco a capire … Ah: ovviamente PRIMA GLI ITALIANI eh…