Una buona notizia (ogni tanto)

Riporto la notizia così come apparsa sul Corriere della Sera. Non credo occorra commentarla in alcun modo. Come si usa dire: chi vuole intendere…

È stata la prima studentessa nera a iscriversi all’Università dell’Alabama. Ne fu cacciata dopo pochi giorni. A oltre sessant’anni di distanza, quella stessa Università le ha conferito un dottorato onorario. Il 2 maggio Autherine Lucy Foster , che oggi ha 89 anni, è arrivata sul campus per la cerimonia di consegna del suo diploma. Ha alzato le braccia al cielo e gli occhi le si sono inumiditi. «Non stavo piangendo», ha spiegato poi, «le lacrime hanno iniziato a scendere perché qui è tutto così diverso». «Intorno a me vedo volti sorridenti al posto di volti arrabbiati e dispiaciuti per la mia presenza», ha detto Foster di fronte a una platea di centinaia di studenti e docenti dell’università. Il riferimento è alle violente proteste che erano state organizzate il 6 febbraio del 1956. Tre giorni prima l’allora studentessa di dottorato aveva messo piede per la prima volta sul campus, per assistere a una lezione. Nell’Alabama del secondo dopoguerra, però, molte persone consideravano inammissibile che una donna nera frequentasse la stessa università dei bianchi. Basti pensare che Foster era riuscita a farsi ammettere solo dopo aver presentato ricorso: in un primo momento l’università aveva rigettato la sua iscrizione. Motivo? Il colore della sua pelle.

E non era finita lì. Il 6 febbraio oltre un migliaio di persone inferocite si presentò sul campus per protestare contro la presenza di una studentessa nera. La folla circondò l’automobile su cui si trovava Foster, cercando di impedirne il transito. Nei giorni successivi, fu minacciata di morte. Il rettorato fu colpito da lanci di pietre. Per qualche giorno Foster andò a lezione scortata dalla polizia, in mezzo a proteste sempre più violente. Poi l’Università sospese la sua ammissione, dichiarandosi impossibilitata a garantire la sua sicurezza. Nel giro di poche settimane, fu espulsa appellandosi a un cavillo legale. Foster e la NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore) fecero causa, ma ben presto si resero conto che non avrebbero mai vinto una battaglia legale e desistettero.
Trent’anni dopo, l’Università dell’Alabama fece un gesto significativo: annullò l’espulsione del 1956. Foster potè quindi re-iscriversi all’Università — insieme alla figlia — e frequentare il corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Nel 1991 ottenne la laurea magistrale. Con il dottorato onorario che le è appena stato riconosciuto si chiude un cerchio. L’Università dell’Alabama ha spiegato di aver voluto «onorare l’apripista dei diritti civili»: un modo per restituirle, anche solo simbolicamente, quello che le era stato negato.

Forse abbiamo ancora qualche speranza …

… se ci sono ancora giovani così!

Recupero un po’ di notizie tralasciate causa festivalone. Da La Repubblica (di Lucia Portolano)

BRINDISI – Scritte omofobe a scuola contro uno studente del terzo anno, i compagni lo difendono e riempiono la facciata dell’istituto con striscioni con l’hashtag “#siamotuttifroci”. È accaduto all’istituto Alberghiero di Brindisi. Qualcuno nella giornata di ieri, 7 febbraio, aveva imbrattato le mura e le scale esterne dell’edificio scolastico con insulti omofobi nei confronti di un ragazzo minorenne, era stato scritto anche il suo nome e cognome. La reazione degli altri studenti è stata esemplare.

Il dirigente scolastico Vincenzo Antonio Micia ha fatto immediatamente cancellare le scritte. Questa mattina gli stessi studenti con i docenti hanno organizzato un flash mob fuori dall’istituto, al quale hanno partecipato anche i ragazzi delle altre scuole superiori della città. Nella giornata di ieri i rappresentati degli studenti dell’Alberghiero hanno avvertito i colleghi delle altre scuole.

Durante la manifestazione è intervenuto il ragazzo vittima degli insulti ed ha commosso tutti. Con gran coraggio ha parlato davanti ai suoi coetanei. “Io sono fortunato – dice – ho accanto la mia famiglia e i miei amici, oggi la vostra vicinanza mi fa sentire più forte in questo mio percorso di vita”.

Dopo le sue parole anche altri ragazzi hanno fatto coming out: “Che ne sapete voi della paura quella che ci distrugge – spiega uno studente – che annienta le famiglie, gli amici di scuola. Che ne sapete voi del dolore, che dura finché qualcuno non ti libera, accettandoti per quello che sei, un omosessuale”. Poi è stato il preside a rassicurare i suoi ragazzi.

“Questa scuola – afferma Micia – costruisce ponti e non permetterà l’omofobia”. La condanna più grande a questo gesto è arrivato proprio dagli alunni. “Questo episodio – affermano i rappresentati degli studenti dell’Alberghiero di Brindisi e Carovigno – testimonia quanto siano ancora radicate, proprio tra noi giovani, l’ignoranza, la paura del diverso e l’intolleranza. Gli autori di queste scritte possono idealmente essere associati a quell’esercito di balordi e criminali che picchiano i barboni, insultano i migranti, violentano le donne. Vorremmo poter fare qualcosa per questi poveri di spirito, loro sì deviati e pericolosi, forse poco amati , certamente trascurati e male educati, ridotti ad essere mine vaganti che tentano di darsi un’identità attraverso atti di bullismo”

 

Una buona notizia (ogni tanto)

Una di quelle notizie che ti fanno pensare che ancora esiste la solidarietà e che, quindi,  non tutto è perduto.

L’articolo di Oriana Liso su Repubblica:

Il primo giorno alla mensa scolastica, tutti assieme. Dopo settimane di polemiche e proteste, da oggi a Lodi tutti i bambini figli di immigrati che non potevano accedere al servizio per un provvedimento della giunta leghista potranno pranzare con i loro compagni. Una storia che ha provocato molte reazioni politiche, da quelle del vicepremier Matteo Salvini – che ha difeso la scelta della giunta – a quelle di diversi esponenti del Movimento 5 Stelle, da Luigi Di Maio a Roberto Fico, con dichiarazioni più morbide rispetto all’alleato di governo, tanto che Salvini ha replicato a Fico: “Faccia il presidente della Camera”.Non è una marcia indietro dell’amministrazione, però: perché è soltanto grazie a una raccolta fondi nazionale organizzata da un coordinamento di cittadini lodigiani che le famiglie dei circa 180 bambini stranieri potranno pagare il buono mensa. Una raccolta fondi, quella del coordinamento Uguali doveri, che in pochissimi giorni ha raccolto oltre 60mila euro da tutta Italia, soldi arrivati da persone indignate per la scelta del Comune di obbligare i genitori stranieri a produrre una documentazione molto difficile, se non impossibile, da reperire nei paesi di origine per poter avere le agevolazioni sul costo del buono pasto. Per questo le famiglie straniere – persone che vivono e lavorano regolarmente da anni in Lombardia -, non potendosi permettere di pagare la tariffa piena, sono state costrette a mandare a scuola i loro figli con un panino, che dovevano mangiare in un locale separato rispetto ai compagni. Con i soldi raccolti, quindi, le famiglie potranno pagare la differenza tra quanto avrebbero pagato in base al loro reddito Isee e la tariffa massima, almeno fino a dicembre. Spiega Valentina Tronconi del coordinamento: Prima di poter riequilibrare la situazione ci vorrà del tempo. Per adesso abbimo informato le famiglie che ci avevano contattato. Ma ci sono ancora molti genitori che non sanno di questa possibilità, di questo aiuto e continuano a portare i figli a casa nella pausa pranzo”. Le richieste arrivate al Comune sono 316, di cui 177 per la mensa, 75 per lo scuolabus, 43 per il pre e post scuola e 23 per gli asili nido.”Chi è in difficoltà dovrà rivolgersi al Coordinamento e dopo una veloce verifica della domanda colmeremo la differenza: se prima queste famiglie pagavano 2 euro al giorno per la mensa del proprio figlio e adesso ne devono pagare 5, la differenza di 3 euro sarà versata da noi grazie ai fondi raccolti”. Una vittoria temporanea, quindi. Perché la battaglia del coordinamento – che ha presentato un ricorso al tribunale di Milano contro il provvedimento del Comune, e verrà discusso a novembre – va avanti nella protesta. Oggi a Lodi è stato convocato un presidio sotto la sede del Comune, al Broletto, che durerà 12 ore. I manifestanti chiedono di incontrare la sindaca o l’assessora all’Educazione. Abdelrahman El Saidm, che coordina la protesta degli extracomunitari che denunciano come sia impossibile o molto difficile produrre certificati su tutte le loro proprietà nei Paesi di provenienza (non nelle città di origine, ma nell’intero Stato), spiega: “Su circa 300 domande per ora state ne sono state accolte solo 5, cosa che si ritiene inaccettabile”. Qualcosa, forse, si muove in Comune: la giunta comunale nei prossimi giorni dovrebbe elaborare una lista di Paesi esteri che verranno esclusi dalla produzione del certificato richiesto con il nuovo regolamento comunale sulle agevolazioni per i servizi legati alla scuola, come la mensa.La questione, infatti, non riguarda solo le agevolazioni per l’accesso alla mensa, ma anche al nido e al trasporto con lo scuolabus. Una situazione che, quindi, costringe madri e padri che lavorano a non mandare i figli piccoli al nido perché senza i documenti richiesti.