Un bel tacer …

Federico Mello, giornalista di Radio Uno e Rai Cultura, ci regala alcune perle…

Diciamo comunque che non ci sono stati solo loro… anche lo stesso Burioni una cantonata all’inizio l’aveva presa eh… Per non parlare di Zingaretti e l’apericena milanese.

Vi lascio poi con un articolo di Francesco Costa pubblicato da IlPost. Una lettura sempre interessante…
Mentre la pazienza delle persone comincia a venir meno – e un comprensibile nervosismo collettivo si salda alle nostre note pulsioni poliziesche, grazie anche all’immancabile collaborazione dei media – l’assessore regionale lombardo Giulio Gallera lunedì ha commentato gli ultimi dati facendo questa valutazione sul fatto che fossero, parole sue, “non soddisfacenti”.
Ora, delle due l’una.

O l’assessore Gallera è in possesso di informazioni su chi siano le persone che continuano a essere contagiate dopo 37 giorni di quarantena, e sulla base di questi dati è in grado di dirci che non sono persone che vanno a lavorare e in quali settori, o persone costrette a convivere con malati e convalescenti, ma sono invece persone che sono uscite di casa e hanno incontrato altri senza un valido motivo.

Sarebbe molto interessante saperlo, anzi: sarebbe fondamentale, alla luce della necessaria pianificazione di interventi futuri e graduali riaperture. Al momento purtroppo non sappiamo nemmeno se questi dati esistono, mentre sappiamo che la gestione dell’epidemia in Lombardia è stata a esser buoni discutibile, che le persone che infrangono le restrizioni sono pochissime e che in Lombardia al momento non ci sono programmi regionali per proteggere i conviventi dei malati non gravi, tanto che il professor Massimo Galli dice che i focolai oggi sono le case. Non è di gran conforto il fatto che Gallera, dal suo importante pulpito, appoggi le sue considerazioni sulle premesse “ho sentito anche sui social” e “come dicono tanti cittadini”.

Ma appunto, o la spiegazione è questa, e allora Gallera farebbe bene a diffondere questi dati per informare e responsabilizzare tutti, oppure è meglio che sia un po’ più avveduto, che abbia un po’ più di rispetto per i sacrifici e la pazienza dei suoi esasperati elettori chiusi in casa da 37 giorni, e non parli di cose che non conosce.

Aggiornamento: per la cronaca, Milano è la città lombarda in cui ci si sposta di meno. Lo dicono gli stessi dati della regione di cui Gallera è assessore.

Si dice che Gallera voglia diventare Sindaco…

Lettera aperta di Paolo Fresu

Un’interessante riflessione del musicista Paolo Fresu dopo l’intervento, più che condivisibile, di Tiziano Ferro a Che tempo che fa che ha provocato un vergognoso tsunami di odio sui social.

Ieri sera Tiziano Ferro è stato ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa.
Oltre a regalare una sua canzone ha parlato della precaria condizione del mondo dei lavoratori dello spettacolo ed è stato riempito di insulti sulla rete.
Ferro non ha certo bisogno di aiuti, ma si è fatto carico delle istanze di una categoria che oggi è alla canna del gas e che non sa se e quando potrà ripartire.
Quella degli haters non è una cosa nuova, ma dispiace vedere un Paese dilaniato dall’odio e dall’ignoranza, oltre che dal Covid-19.
Posto che si stia attraversando un momento difficilissimo laddove tutte le categorie dei lavoratori sono in grande difficoltà;
posto che non si possano dimenticare i quasi 20000 morti, tra cui tanti medici in prima linea;
posto che non si possano dimenticare né i nostri morti né quelli delle altre nazioni nonostante una Europa che ancora sembra non esserci e un mondo più vasto che piange e lotta;
posto che non sia facile affrontare sul piano politico una emergenza mai vista negli ultimi settant’anni;
è indubbio che si stia parlando pochissimo delle criticità del mondo della cultura e dello spettacolo.
La nostra è la prima industria a essersi fermata e sarà l’ultima a ripartire lasciando sul campo di battaglia molti cadaveri, e rischiando di annientare una categoria che consta di mezzo milione di lavoratori per i quali ad ora sono state individuate pochissime e insufficienti linee di aiuto governative.
Eppure la cultura è nelle nostre vite più di prima.
E’ attraverso la musica (quella che tutti i giorni apre i nostri telegiornali anticipando le immagini terribili a cui ci siamo quasi abituati) che troviamo un sorriso e una emozione per affrontare le lunghe giornate reclusi nelle nostre case.
E’ la musica a essere scesa per prima in campo per la solidarietà e per riempire il tanto tempo libero.
E’ attraverso l’arte che l’industria turistica e culturale potranno rialzarsi contribuendo alla rinascita.
Bisognerebbe spiegare che il mondo dello spettacolo non è fatto di ricchi e famosi.
Bisognerebbe spiegare che tale mondo è anche riflessione e ricerca, approfondimento, introspezione e tesa di mano, solidarietà e resilienza.
Quella che tutti invochiamo in questo momento difficile.
Il mondo dello spettacolo non è solo ciò che passa la televisione con presentatori ben truccati, ospiti eleganti e soliti ignoti.
E’ soprattutto ciò che la televisione non trasmette o che passa all’una di notte perché si ritiene che non interessi al grande pubblico.
Quello che forse è composto dagli haters che criticano Tiziano Ferro perché contrappongono faziosamente il senso della morte con quello della vita.
Haters che forse non vanno a teatro, al cinema o nei musei e che sono morti dentro perché si fermano alle apparenze e non guardano e non pensano oltre il tempo del coronavirus.
Quelli che, peggio ancora, confondono l’animata disanima di Tiziano con le sue scelte sessuali, come se ribadire i diritti fosse un fatto ormonale.
Tutto ciò è inammissibile e sembrerebbe annichilire la profonda riflessione introspettiva che ognuno di noi sta attuando e che, ne sono certo, ci porterà ad affrontare il futuro con un nuovo vedere e un nuovo sentire noi stessi, gli altri e il pianeta che ci ospita.
Bisognerebbe spiegare ancora una volta che dietro un artista che sta su un palco c’è un esercito di professionisti che lavorano come qualsiasi dipendente o impiegato, ma senza avere gli stessi diritti.
E se l’artista si arresta si ferma chi è dietro di lui e chi vive, come tutti, di uno stipendio che contribuisce allo Stato sociale senza avere niente in cambio.
Bisognerebbe spiegare che la musica costa e che dietro a questa c’è una filiera che investe e che oggi non ha nessun ritorno, in un mercato fermo al tempo del covid-19.
Bisognerebbe spiegare che anche un pasto ordinato dal computer costa come costa ciò che ci arriva a casa con un corriere quando la musica invece la si scarica gratis annichilendo il suo valore e il suo senso.
Bisognerebbe spiegare che la macchina dello spettacolo non è fatta solo di artisti e di prime donne ma anche di tecnici del suono, architetti delle luci, roadie, macchinisti, montatori, autisti, direttori di fotografia, scenografi, assistenti, uffici stampa.
E poi scrittori, sceneggiatori, registi, coreografi, insegnanti, agenti, fotografi, studi di registrazione, discografici, grafici, stampatori, direttori di festival, club, associazioni, negozi, piattaforme digitali…
Bisognerebbe sempre più spesso ricordare i grandi compositori del passato che hanno portato l’Italia nel mondo.
Ricordare Leonardo, Botticelli, Fellini, Morricone…
Sottolineare che se il nostro Paese è quello che è (nonostante sia oggi straziato dal virus), lo è per ciò che siamo stati e soprattutto per quello che saremo domani, riconoscendo il valore del nostro presente che non è fatto solo di spread e di bond ma anche di sogni e di emozioni.
Valori che molti di noi stanno riscoprendo oggi nel riappropriarsi della vita e che alcuni altri vorrebbero forse cancellare.
Arte e cultura sono sinonimo di speranza, e questa andrebbe concessa a tutti.

Bisognerebbe dare meno spettacolo e pensare di più all’unità di un Paese, il nostro, che si è fatto grande con la sua diversità.

Paolo Fresu

La rete non dimentica

In merito alle polemiche di questi giorni (inutili comunque, da ambo le parti: ci sono problemi più urgenti mi pare), un filmato del 2017 che mi sembra interessante (mi spiace per i “proclami” intorno – che detesto –  in stile propaganda Lega, ma l’ho trovato solo così)

E comunque mi riesce difficile capire perché questa opposizione, che come è noto non amo, perda il suo tempo a contestare la maggioranza, che pure non amo, sul MES, quando in questo periodo  avrebbe argomentazioni più comprensibili e sentite dagli elettori, nonché sicuramente più importanti: le mascherine e gli altri presidi di protezione che non si trovano, i tamponi che non vengono fatti, gli aiuti bloccati dalla burocrazia, le infrastrutture tecnologiche da terzo mondo, il sito dell’INPS irraggiungibile quasi sempre, i dati sui contagi totalmente inaffidabili… No: contestano il MES. Bah…

Dall’altro lato il governo avrebbe da contestare ben altro: la totale débâcle della sanità in Lombardia e ora anche in Piemonte, Regioni rette dalla Lega, la vergogna del nuovo e “strombazzato” ospedale in Fiera a Milano costruito con la consulenza di Bertolaso e totalmente inutile visto che non ha medici ed è troppo distante da altre strutture ospedaliere,  e forse molto altro. No: anche qui si sta a litigare per chi ha votato nel 2011 o nel 2012 il MES. Mah… valli a capire.