Come perdere il proprio tempo – 3

Breve storia triste – 3
Devo fare le analisi del sangue, controllo periodico, senza urgenza. Da un po’ di tempo rimandavo, pur avendo già la prescrizione medica. Pressato da mia moglie, venerdì scorso decido di alzarmi presto e di togliermi il pensiero. Era venerdì, venerdì 13: questo doveva essere già un presagio, forse. Non sono ancora le 7 e mi avvio di buon passo verso il vicino Ospedale, entro nella sala d’attesa del laboratorio analisi e ci sono già circa 10 persone in attesa di ritirare il ticket dalla macchinetta elimina-code. Dalle sette in punto inizia la distribuzione dei numeri e sono molto orgoglioso di me: sono il 10, non era mai successo nelle volte precedenti quando, pur con la prenotazione ora non più possibile (se c’è una cosa che funziona, sempre meglio eliminarla), ero sempre almeno dal numero 20 in su. Mi siedo in attesa delle 7.30 quando è fissata l’apertura degli sportelli di accettazione. Controllo la posta sul cellulare, mi guardo intorno dove ormai le persone entrate sono almeno 50, leggo un po’ di avvisi affissi sui muri tra cui mi cade l’occhio su uno che parla di uno sciopero nazionale di due giorni del comparto infermieristico, fissato per il 12 e13 aprile. Pofferbacco penso (no, non proprio così ma mi spiace essere volgare): ma è OGGI quindi. Avviso gli altri che mi dicono che sicuramente gli addetti non avranno aderito allo sciopero altrimenti ci avrebbero avvertito. Io non ne sono così sicuro… del resto lo sciopero deve creare disagio altrimenti non serve a nulla (secondo me non serve a nulla comunque in questo caso, ma sorvoliamo). Quando alle 7.30 gli sportelli non aprono il malumore comincia a serpeggiare. Alcuni minuti dopo esce un gentile signore che fa notare a tutti il acrtello di cui sopra e che ci avverte che poiché solo un infermiere non ha aderito alla protesta non è possibile procedere al prelievo per tutti i presenti ma che saranno eseguite solo le urgenze. Torno a casa.
Fine della breve storia triste – 3.

No man is an island

“Nessun uomo è un’isola”. No: la frase non continua con “e neanche un supermercato lo è”, come purtroppo adesso i più giovani penseranno vista la pubblicità televisiva della Conad, nota catena di grande distribuzione. È una frase poetica di John Donne. poeta e religioso inglese (1572 – 1631) che recita “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”. L’ultimo passo è stato ripreso anche da Ernest Hemingway per il suo celebre romanzo.  Quindi i supermercati non c’entrano proprio nulla. Peccato comunque che a Tortona sia uno dei pochi marchi non presenti: vista la chiusura dell’ospedale cittadino e non essendoci neppure un Conad, dove la pubblicità natalizia ci ha mostrato che è anche possibile partorire, non ci sono più nascite nella nostra cittadina.