Divina Patty @pattypravo ‏

Tra le mie grandi passioni c’è, come molti sanno, anche lei, Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo, che proprio ieri , se fosse una persona normale, avrebbe compiuto 70 anni. La seguo fin dall’inizio della sua carriera, da quel “Ragazzo triste” che presentò in TV a “Canzonissima” e che divenne, nel 1966, il manifesto di una generazione, prima ancora del suo più grande successo, “La bambola”.  Ho amato più di tutto il suo periodo “impegnato” francese, quando interpretava “Non andare via” di Brel o “Col tempo” di Ferré, i suoi brani meno commerciali e forse meno premiati dal successo di pubblico. Vera e unica diva della musica leggera italiana, ha avuto tanti alti e bassi nella sua carriera, ma lo zoccolo duro del suo pubblico non l’ha mai abbandonata e più volte, come novella araba fenice, è risorta dalle proprie ceneri. Nel 1973 con “Pazza idea” tornò prepotentemente ai vertici delle classifiche di vendita. Dopo un periodo poco fortunato torna al top nel 1977 con la celebre “Pensiero stupendo” di Ivano Fossati, cui offre un’interpretazione di gran classe e indimenticabile. È solo nel 1984 che riesco ad avvicinarla per la prima ed unica volta, per un’intervista radiofonica al Festival di Sanremo dove presentò “Per una bambola”, tornando nuovamente ad accentrare su di sé le attenzioni di pubblico e critica. Ma non fu l’ultima volta: nel 1997, quindi 13 anni dopo, riconquista le classifiche passando da Sanremo con il brando di Vasco Rossi “E dimmi che non vuoi morire”, che diventa anche un po’ il suo manifesto con la frase “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me”. Patty Pravo è un mito vivente: in genere o piace da impazzire o non pace affatto. Beh: io come avrete capito sono uno dei suoi più grandi fan. E poiché i miti non compiono gli anni, gli auguri li faccio non a Patty ma a Nicoletta. Buon compleanno.