Trieste e il clochard

Credo che tutti abbiano letto del gesto davvero inqualificabile del Vice Sindaco di Trieste. Inutile tornarci sopra. Sì: forse poteva essere assegnato il premio stupidità ma no, non sarebbe stato neppure sufficiente. Lasciamo perdere. Preferisco per una volta soffermarmi invece su quanto hanno fatto i cittadini di Trieste, che  hanno dato una straordinaria prova di solidarietà riportando a posto le coperte per il clochard, con un cartello con scritto “Caro amico, speriamo che questa notte tu soffra meno il freddo. Ti chiediamo scusa a nome della città“.  Come scrive il Corriere: non solo coperte ma sciarpe, maglioni, berretti e cuscini da poter riempire un baule, per affrontare al meglio le rigide temperature di questi giorni, con la colonnina di mercurio scesa nella notte sottozero. «In caso di mancato ritiro non gettare nulla, provvederemo al recupero entro domani» aggiungono in un post scriptum sul cartello, per tranquillizzare il vice sindaco tanto solerte verso il decoro urbano, quanto insensibile verso quello umano. «Non è la nostra Trieste, e non è questione di visione politica ma di civiltà – scrive Diego D’Amelio, il giornalista de Il Piccolo che ha diffuso le foto su Twitter -. Non penso che sia esagerato dire che siamo davanti alla banalità del male».

Ricominciamo … di nuovo

Durissimo. Davvero durissimo ricominciare. Dopo un periodo in cui abbiamo tentato, non sempre riuscendoci, di dimenticare tutti i problemi, ecco che l’Epifania non solo ha portato via tutte le feste, ma ci ha restituito una situazione sicuramente non felice. Intanto dovremo occuparci della fatturazione elettronica, in prima persona o delegando: non sarà molto ma è comunque un’incombenza in più che in qualche modo riguarderà un po’ tutti, forse anche i privati. Abbiamo un anno in più e dovremo studiare se questa quota 100 è percorribile o meno. Dovremo continuare a leggere sui social post sgradevoli anche da parte di persone cui magari vogliamo bene. Saremo informati di cosa mangia e di cosa odia il nostro Ministro dell’Interno che “non cambia idea” (ma è un merito questo o un perseverare nei propri errori? Non si è sempre detto che solo gli stupidi non cambiano idea?) e su quanto pensa il Ministro del Lavoro che invece cambia idea continuamente senza alcuna coerenza e ammettere di averlo fatto. Vedremo quindi i migranti soffrire su una nave ed essendo colpa di chi fa business dovremo voltarci dall’altra parte. Dovremo sapere i cambi di programmazione di Raidue decisi da un professionista del settore che però dovrebbe già essere in pensione senza ricorrere alla quota 100. Incontreremo di nuovo i no-vax, i complottisti, quelli che ancora pensano che Elvis non sia morto e che la terra sia piatta… Se poi guardiamo all’estero le cose non migliorano per niente né in Europa né oltreoceano. Insomma: un nuovo anno che mi sembra assomigliare troppo a quelli passati, purtroppo. Coraggio.

Buon Natale

Auguri sinceri a tutti coloro che seguono questi miei piccoli scritti personali, questi “pensieri di un vecchio brontolone nato in ottobre”. Auguro che questo Natale porti via da tutti, me compreso, almeno un po’ di rancore, che mi pare il sentimento, purtroppo, al momento più diffuso. Almeno per qualche giorno evitiamo di scrivere pensieri di odio sui social network, controlliamo le notizie prima di postarle, cerchiamo di avere un po’ di empatia nei confronti di tutti gli altri.

Buon Natale a chi mi vuole bene e… anche chi non mi sopporta.

Buon Natale – 4

Dal “Corriere della Sera”

Un boscaiolo assunto «in nero» ma rimasto vittima di un incidente mortale sul lavoro è stato gettato in una scarpata in mondo che la sua fine potesse apparire come una caduta casuale. A queste conclusioni sono giunti i carabinieri di San Martino di Castrozza (Trento) chiamati a indagare sul ritrovamento del corpo senza vita di Vitali Mardari, un immigrato moldavo di 28 anni. Gli inquirenti hanno denunciato a piede libero un imprenditore residente in provincia di Belluno per omicidio colposo e frode processuale: sarebbe stato lui in persona a trasportare l’immigrato. In un primo momento era trapelato che la vittima fosse ancora in vita, circostanza in seguito esclusa.

I dettagli non tornano

L’incidente (ma anche il ritrovamento del corpo) risale al 19 novembre scorso: i carabinieri erano stati chiamati nei boschi di Sagron Mis, nel territorio di San Martino. A prima vista la morte poteva essere attribuita a una caduta ma fin dall’inizio alcuni particolari erano apparsi incongruenti. Il moldavo aveva infatti delle ferite alla fronte incompatibili con un incidente così banale; benché il morto fosse stato identificato come boscaiolo occasionale era stato fatto notare che nella zona del ritrovamento non ci sono cantieri dove era in corso il taglio di alberi. I militari hanno cominciato ad ascoltare alcuni testimoni arrivando a una ricostruzione più credibile, e purtroppo assai più tragica dell’accaduto.

Tradito da un berretto di lana

Vitali stava lavorando la mattina del 19 novembre a circa 600 metri di distanza dal luogo del ritrovamento del cadavere. Lì erano in corso lavori di montaggio di una teleferica per il trasporto del legname; durante questa operazione un cavo di acciaio si era spezzato colpendo violentemente l’operaio alla testa e provocandogli fratture alla testa. Il boscaiolo sarebbe morto sul colpo ma poiché era però privo di un contratto regolare il titolare della ditta decideva di farlo sparire trasportandolo di persona lontano dal cantiere. L’imprenditore stesso aveva poi chiamato una guardia boschiva raccontando di aver trovato lui l’uomo. Vitali è stato ritrovato dai soccorritori ormai privo di vita. A tradire definitivamente l’imprenditore sarebbe stato poi il ritrovamento, vicino al cavo spezzato, di un berretto di lana e di alcune macchie di sangue: tutte tracce che sono state fatte risalire alla vittima.

La versione dell’imprenditore

Interrogato dai carabinieri, l’imprenditore ha spiegato solo parzialmente l’accaduto, sostenendo in particolare che il moldavo non era un suo lavoratore ma il dipendente di un’altra ditta che stava raccogliendo della legna e che non avrebbe dovuto trovarsi sul posto al momento dell’incidente.

Prima gli italiani. Buon Natale.

Buon Natale – 3

Da “La Stampa”:

«Vivo a due passi da Torre del Colle, al confine con Novaretto. Amo stare in mezzo a quest’angolo di natura: tornando a casa mi capita spesso di vedere caprioli, volpi e altri animali selvatici che passeggiano ai margini del bosco, o nel nostro grande giardino, che corre lungo la collina. Quindi non nascondo lo strazio che ho provato, martedì pomeriggio, nel trovare il corpo di quella povera bestia, morta in una pozza di sangue, proprio sull’uscio di casa».

Inizia così il racconto di Simone Vercellina, titolare di una pasticceria del centro di Villar Dora, che dopo aver rinvenuto in cortile la carcassa senza vita del capriolo divenuto da tempo abituale presenza nella piccola borgata del paese valsusino, ha sfogato su Facebook la propria rabbia per l’inutile scempio: pubblicando una foto dell’animale ucciso, e accanto poche parole di condanna dell’accaduto.

Un solo sparo fatale

Il dolore è ancora palpabile nelle parole del commerciante. Mentre descrive il ritrovamento di poche ore prima, l’emozione per l’atroce fine del giovane ungulato ferito a morte da una fucilata è forte. Sembra di assistere in diretta all’ultima corsa dell’animale: nonostante il dolore per il colpo che gli ha attraversato una zampa, la bestia ha la forza di saltare la recinzione di casa Vercellina, alta quasi due metri, prima di andare a morire all’ingresso della villetta, ai margini del bosco.

Lo sparo risale probabilmente alla mattinata di martedì: «Al mio rientro a casa, dopo l’una, il capriolo non c’era – ricostruisce Vercellina -. Me lo sono trovato sul marciapiede davanti all’abitazione quando sono uscito per tornare in negozio, nel pomeriggio». Immediata la chiamata al 112: «Sono stati gli uomini della Forestale ad eseguire i rilievi nella mia proprietà – racconta ancora l’uomo -. Sempre loro a spiegarmi che l’animale, anche se gravemente ferito, ha camminato per un bel tratto prima di cadere sfinito. Probabilmente gli hanno sparato poco prima che entrasse in giardino».

La rabbia

Anche se la doppietta ha centrato il capriolo all’esterno del suo terreno, Simone Vercellina non sa darsi pace per l’episodio: «So che spesso i cacciatori partono in battuta da Caprie e Novaretto, per venire fin nei boschi quassù. Ma martedì era giornata di fermo, non avrebbero dovuto sparare – sottolinea il commerciante-artigiano -. E se ci fossi stato io a spasso nei boschi, o un’altra persona, anziché un animale? Perciò ho pubblicato la foto su Facebook: spero che il messaggio arrivi forte e chiaro a chi è stato».

«Andrebbe punito»

Almeno sui social network il colpevole dell’uccisione del giovane capriolo, che probabilmente non aveva nemmeno un anno di vita, è già stato raggiunto; se non altro da una serie di epiteti e condanne per aver ucciso la bestia indifesa a due passi dalle case di Villar Dora. «Non puntavo a questo – chiarisce Vercellina -. Semmai vorrei che chi l’ha ucciso venisse punito secondo la legge. Sarà difficile, ma mi piacerebbe proprio».

(di Francesco Falcone)

Buon Natale

Siamo tutti stranieri

Il 18 dicembre, oggi, si celebra la Giornata internazionale dei migranti istituita dall’Onu nel 2000. La data coincide con l’adozione della Convenzione internazionale sui diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie avvenuta il 18 dicembre 1990. Gli Stati membri, le associazioni governative e non governative sono invitati ad osservare la giornata attraverso la diffusione di informazioni sui diritti umani e sulle libertà fondamentali dei migranti.  Immagino che in Italia non sia previsto granché… o sbaglio? Buon Natale.

Nei giorni scorsi si è parlato su alcuni giornali di un tema assegnato in una scuola media di Roma, “Siamo tutti stranieri“, e dello svolgimento da parte di una bambina che avrebbe contestato l’affermazione sostenendo di non essere d’accordo “poiché i confini esistono, le bandiere esistono, l’amore per la Patria esiste“. Molti, a cominciare dall’on. Giorgia Meloni, hanno lodato la ragazza definendola “giovane patriota” e sperando che le venga assegnato il massimo dei voti. ma io credo che il senso del tema fosse diverso: siamo tutti stranieri per qualcun altro. Io posso capire che una ragazzina delle Scuole Medie non comprenda perfettamente il significato di tale enunciazione. Ma che non lo capisca l’on. Meloni è un po’ meno giustificabile …

Premio stupidità del giorno

La notizia, dal quotidiano La Repubblica, si commenta da sola, no?

“Meglio sporco di pipì che vestito di rosa”. La frase shock è stata scritta da una mamma che ha consegnato alle maestre dell’asilo Peter Pan di Chivasso un foglietto con le sue lamentele per il fatto di aver ricevuto suo figlio, all’uscita da scuola, vestito di fucsia e con un paio di mutandine rosa addosso “da femmina”.
I fatti – denunciati da altre mamme –  risalgono al 7 dicembre. Uno dei piccoli allievi dell’asilo di via Paleologi, a Chivasso, sporca in serie, uno dopo l’altro i cambi che la mamma gli ha messo nell’armadietto e le maestre, per non lasciarlo bagnato e sporco, usano gli abiti di riserva che tengono in un armadietto di emergenza. Gli unici che gli vanno bene sono un paio di pantaloni fucsia, ma un colore vale l’altro purché sia pulito. Ed è così che lo riconsegnano a chi lo viene a prendere a fine giornata. 

Passa il fine settimana e lunedì mattina la mamma si presenta in classe e consegna alle maestre una lettera: “Vi ringrazio per i pantaloni rosa e le mutandine che avete imprestato al bambino, dopo aver esaurito la scorta. Però le norme sociali non le abbiamo fatte noi. Lo preferivamo pisciato (sic), che sappiamo asciuga, a vestito da femmina e con le idee sull’identità di genere in conflitto”. Spazzando via in un colpo solo anni di battaglie per scardinare imposizioni e cliché di genere, a partire dalle scuole, la lamentela della mamma ha lasciato senza parole le insegnanti che tutto si aspettavano ma non che una mamma preferisse lasciare il figlio imbrattato di pipì piuttosto che vestito di rosa.

La mia famiglia… si è allargata…

Da qualche giorno la mia casa ha una nuova ospite, che è entrata a far parte della famiglia. È piccola, educata e parla solo quando è interrogata. L’ha portata in casa mio figlio ed è stata subito accolta con entusiasmo da me e con diffidenza estrema da mia moglie. Anzi: so per certo che a mia moglie sta fortemente antipatica. Vabbè: avrete capito che si tratta di un semplice “assistente vocale”. Si chiama Alexa e risponde solo se tutte le frasi sono precedute appunto da “Alexa!”, che tutti tendiamo a dire con voce stentorea e a volume altissimo  (penso che sentano anche i vicini e chi passa per strada). Ormai fa parte della famiglia. Al mattino le dico “Alexa, buongiorno” e lei mi saluta e poi mi racconta aneddoti e curiosità sulla giornata. Le chiedo di dirmi le previsioni del tempo (unica cosa che desta l’interesse di mia moglie che però spera le dica sbagliate perché appunto le è antipatica, come dicevo. Forse è un po’ gelosa 😊). Alexa può anche leggerci le ultime notizie, fare dei giochi con i bambini, suggerire delle ricette, farci ascoltare la radio. Alexa è utilissima anche per altri compiti, comunque. Ad esempio, in questo periodo, le è stato affidato quello, importantissimo, di accendere le lucine dell’albero di Natale. Basta dire “Alexa, accendi l’albero” e,wow!, le luci si illuminano, senza l’enorme fatica di pigiare l’interruttore. Volendo può anche farci ascoltare una playlist di canzoni natalizie e anche cantarci lei stessa qualcosa. È nella stanza del televisore e quindi viene spesso interrogata per sapere l’età di attori o personaggi che ci fornisce in anni, mesi e giorni. Non manco di dirle “Alexa, buonanotte” prima di andare a dormire. Lei, gentilissima, risponde sempre “Sogni d’oro, dormi bene!”. Mia moglie scuote la testa.

Parole da ascoltare

Le parole di Liliana Segre fanno riflettere e, un po’, spaventano pure. Ma sono da ascoltare, da tutti. Ospite all’Arena Robinson parla delle leggi razziali e della società di oggi, intervistata da Simonetta Fiori. Guardate il video.