Il fascino della divisa

I politici e le divise: un tema che in questo periodo è molto dibattuto. La cosa che più ho letto con un po’ di fastidio sono i post social che sottolineano che anche Renzi e altri in qualche occasione si erano mostrati con una divisa militare e quindi perché adesso tutta questa polemica con Salvini? Vorrei far presente che in Italia, contrariamente a quanto molti pensano, non ci sono solo i “fan” di Salvini e i “fan” di Renzi. C’è anche una nutrita rappresentanza di persone che pensano con la propria testa, che non hanno simpatia né per uno né per l’altro e a cui poteva aver dato fastidio in questa pratica sia il Matteo R. all’epoca … che il Matteo S. adesso, che indubitabilmente però ne fa un uso decisamente smodato.  Se la cosa è sbagliata e – diciamolo – anche un po’ ridicola, non trovate infantile dire “ma lui l’ha fatto perché l’altro non può farlo”?

Comunque se proprio non resistono… Carnevale si avvicina.

 

L’affaire @LCuccarini ‏

Ovviamente qualcuno mi ha chiesto cosa ne penso delle uscite “sovraniste” di Lorella Cuccarini, sapendo, da un lato, che ho avuto modo di conoscerla seppure marginalmente, poiché abbiamo fatto un piccolo pezzo di percorso lavorativo nello stesso progetto teatrale (“Sweet Charity” soprattutto) e, dall’altro, che le mie opinioni in merito all’attuale governo sono completamente diverse. Dico subito che la cosa che mi ha dato maggiormente fastidio sono i commenti velenosi e maleducati comparsi sui social, compreso quello che “Hater” Parisi poteva tranquillamente risparmiarsi. Lorella è sempre stata una persona con una forte personalità, con idee personali e precise e con una professionalità ed una serietà lavorativa che non è facile trovare, anche in campi diversi da quello dello spettacolo. Quindi attaccarla sul fronte della sua carriera o per il fatto di non essere considerata un’intellettuale è decisamente scorretto. È possibile confutare idee e convinzioni senza essere maleducati e volgari. E questo, secondo me, dovrebbe valere sempre, nei confronti di chiunque, sia nella vita di tutti i giorni che sui social. Detto questo è ovvio che sono profondamente dispiaciuto nel leggere le sue attuali interviste e, soprattutto, i suoi post e i suoi “Mi piace” a post sovranisti – e a volte anche complottisti – su Twitter. A parte la conoscenza personale, Lorella è un personaggio che abbiamo tutti seguito da tanto tempo, per cui comunque in tanti proviamo affetto come se fosse una di famiglia e queste sue, secondo me, nuove convinzioni sono  incomprensibili e un po’ fanno male. Ma questo non può scalfire la stima professionale per una delle più preparate e serie professioniste dello spettacolo italiano, che sul lavoro, durante le prove di uno spettacolo, era sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via. Instancabile ad intrattenersi con i fan dopo gli spettacoli, amica affettuosa e sincera di tutti i colleghi e collaboratori. Adesso nel leggere quanto posta su Twitter a volte stento a riconoscerla. Peccato.
Comunque: secondo me sbaglia ma… guai a chi la tratta male.

Nel 2008 in occasione della festa per le 1000 repliche di Grease al Piper di Roma ho ballato con lei sulla pista “La notte vola”. Ricordo indimenticabile. Sotto, invece, una foto del 2017.

Il Blue Monday

Oggi è considerato Blue Monday, cioè il giorno più triste dell’anno. E se a ciò si aggiunge che io sono Blue Max… non sono tanto sicuro di volermi alzare dal letto stamattina. Che si creda o meno al temutissimo Blue Monday, il giorno più triste dell’anno, che cade sempre il terzo lunedì del mese, gennaio è spesso associato a tristezza e umore nero. Infatti, mentre i ricordi del Natale si spengono – insieme alle luci della festa – quel che resta sono le brevi e grigie giornate, le lunghe notti buie e un conto in banca spesso più magro, al contrario del girovita che si allarga denunciando gli eccessi festivi. Combinando poi tutto questo con il ritorno al lavoro e le condizioni meteorologiche che non aiutano, non si può non essere trascinati in questo mood di mestizia e stanchezza spiega l’ANSA . In realtà è già stato dimostrato che i calcoli con cui si è arrivati a definire che oggi è il giorno più deprimente dell’anno sono una bufala, ma si pensa pure che tenere sotto i riflettori un problema serio come la depressione sia un bene. Io dubito che qualcuno davvero depresso faccia attenzione a una panzana come il blue Monday…ma comunque sempre l’ANSA ci dice che, secondo gli esperti, ci sono alcuni semplici accorgimenti che si possono adottare per contribuire a recuperare energie e buon umore: come fare dell’attività fisica (io che vado già in palestra tutti i giorni sono rovinato…), uscire con gli amici o concedersi qualche sfizio a tavola, nonostante le recenti feste (così domani all’incontro con la bilancia sarà un Deep Blue Tuesday) , o ancora cambiare la nostra dieta inserendo alcuni nutrienti che possono aiutare a ridurre la stanchezza, come ad esempio le mandorle che contengono niacina (vitamina B3), acido folico e ferro e sono ricche di riboflavina (vitamina B2) e magnesio, tutti i nutrienti che contribuiscono a ridurre stanchezza e affaticamento.
Bah… io ho pensato che faccio come se fosse un lunedì qualsiasi. Buona giornata.

Due palle non fanno un etero

Vi ricordate i manifesti omofobi affissi a Roma di cui vi avevo parlato lo scorso 18 ottobre? Due persone di Vimercate hanno deciso di “metterci la faccia” e di rispondere, come ha spiegato il Correre della Sera a firma di Leila Codecasa:

Offese, minacce, derisioni, allusioni. Da giorni Giorgio Donders e Sergio Sormani sono nel mirino sui social. Insieme da 27 anni e in unione civile da quattro mesi, appaiono in manifesti affissi in decine di strade in Italia: dall’altro ieri a Milano, già da prima a Roma, Torino, Bologna. E anche a Vimercate, dove da vent’anni convivono. Sui manifesti l’immagine principale è sempre la stessa: loro due, vicini, dietro ad un carrello, cambiano le frasi di denuncia. Riprendono, sarcasticamente, l’immagine scelta in ottobre dalle associazioni ProVita e Generazione Famiglia per la loro campagna anti utero in affitto: quei cartelloni giganti rappresentavano due uomini, chiamati genitore uno e genitore due, con un bimbo piangente in un carrello e la frase «due uomini non fanno una madre». A Roma erano stati rimossi tra varie polemiche, poi il gran giurì dell’istituto di Autodisciplina pubblicitaria li ha ritenuti leciti, ma intanto Sergio e Giorgio hanno deciso di prendere posizione contro le due associazioni. Mettendoci la faccia e allargando la provocazione a vari aspetti delle discriminazioni contro i gay: «Perché il 90 per cento circa delle persone che fanno ricorso alla pratica della maternità surrogata sono eterosessuali — commenta Giorgio Donders —. E abbiamo ritenuto ingiusto che le associazioni abbiano scelto di affiggere dei manifesti rappresentanti coppie gay, così da spingere a credere che lo sfruttamento dell’utero in affitto sia un gesto crudele da attribuire principalmente a noi omosessuali. Ma le ipocrisie sono più vaste quando si parla di omosessualità».

Da qui l’idea poi di rispondere con tre manifesti per stigmatizzare tre temi differenti. Il primo, con la frase «due palle non fanno un etero»: «Per sottolineare la necessità di andare oltre il pregiudizio — racconta Sergio Sormani —. Quello, per esempio, secondo il quale alcuni sport o attività lavorative sarebbero “impensabili” per chi non è (o non si dichiara) eterosessuale». Il secondo manifesto riporta la frase «un pranzo con i parenti non fa Natale»: «È un invito — continua Giorgio — a non relegare l’idea del Natale ad un’unica forma di “rappresentazione” con famiglie tradizionali. Ma scegliere di circondarsi di affetti veri». Il terzo poster «dice che entrare in chiesa non fa fede — conclude Giorgio —; perché’ spesso la frequentazione di luoghi religiosi poco si coniuga con ciò che in quei luoghi si predica».

I manifesti costano, Donders e Sormani stanno cercando sponsor per le affissioni, hanno trovato un anonimo mecenate, ma intanto sui social gli attacchi sono feroci: «Mi viene voglia di buttarvi dentro gli inceneritori», «Siete lo skifo della razza umana, merce difettosa avariata che inquina quella parte di società sana», «Maiali anzi vermi suicidati porci». E ancora «Tornerà zio Adolfo e ci penserà lui a fare pulizia, vergogna del genere umano», «Malati terrificanti se non siete normali ammazzatevi», «Continuate a farvi tra voi, può darsi che prima o poi uno dei due rimanga in cinta così nascerà un altro come voi. In alternativa andate in Russia li vi sistemano per le feste».

Ma Giorgio e Sergio non hanno intenzione di fermarsi: «Io ho 46 anni — spiega Giorgio —, Sergio 51. Non desideriamo figli, lavoriamo e abbiamo una vita felice. Ma non ci si può fermare sempre a pensare che, se la propria vita è a posto, va bene cosi. Siamo convinti che sia importante sollevare la questione».

Non capiscono proprio

Il Sindaco di Pontinvrea, il leghista Matteo Camiccioli su Facebook si era espresso in modo inqualificabile verso l’on. Laura Boldrini, praticamente augurandole di essere stuprata. Era il settembre 2017 e il gentiluomo suggeriva di fare scontare gli arresti domiciliari agli stupratori di Rimini a casa dell’allora presidente della Camera perché magari le mettono il sorriso.  L’altro giorno si è svolto il processo per diffamazione, in quanto, direi giustamente, la signora Boldrini aveva provveduto a querelare il Camiccioli, che è stato ritenuto colpevole e condannato anche al risarcimento del danno.  Poteva essere concluso tutto così. Brutte figure ne erano già state fatte. E invece no. Ecco che esce ancora questo post Facebook:

Solidarietà al Sindaco? Ma stiamo scherzando? Ah: questo signore, Edoardo Rixi, non è un hater qualunque. Si tratta del Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nella foto sopra con il “Capitano”. Ah:  è un leghista.

Insomma: mi pare proprio non capiscano di essere in torto. Ma le donne leghiste sono d’accordo con questi atteggiamenti nei confronti di altre donne?

Morire vegliato solo dal proprio cane

Avrete letto anche voi della vicenda di quell’imprenditore veneto, trovato morto di stenti nella propria villa a Padova ed assistito solo dal proprio cane. Una storia decisamente triste che può essere vista da prospettive diverse. Su Twitter, su qualunque argomento, si possono trovare i commenti più rancorosi. Non so perché ma vedo che su questo social network, ultimamente, gli utenti sono portati ad esprimere il peggio di sé. Ci si trova un’umanità astiosa, rancorosa, maleducata e cattiva. Pensare che il mezzo, in sé, è decisamente utile ed interessante, in quanto consente di essere aggiornati e di seguire anche personalità di una certa levatura e cultura di cui è interessante conoscere le opinioni. Ovviamente anche su questo caso doloroso molti utenti si sono “buttati” solo per sottolineare che mentre ci si occupa dei migranti gli italiani muoiono dimenticati dallo Stato.

Il riferimento era a Cacciari ed al suo “grido di dolore” in televisione durante il caso dei migranti della SeaWatch che il ministro Salvini non lasciava scendere a terra.

E questo è uno dei post … meno violenti. Ma “lo Stato”, si diceva una volta, “siamo noi”. E cosa abbiamo fatto noi per questo nostro vicino di casa anziano e abbandonato? Su “la Stampa” è stato pubblicato questo articolo di Antonella Boralevi che mi sembra interessante.

Da fuori, si vede una villa bianca. Ha l’aria di essere stata costruita negli Anni Sessanta. Dentro, ci sono due auto d’epoca, pare che siano due Ferrari. Civico 37 di via Facciolati a Padova. C’era anche un uomo. L’hanno trovato perché il cugino di 82 anni non lo sentiva da giorni e si è preoccupato. Si chiamava Vittorio Mazzucato, aveva 74 anni ed era stato, fino a venti anni fa, un uomo ricco. 

Erede di una impresa importante, a Padova. Vivai. Serre Italia Mazzucato. Negli Anni ’90 l’azienda chiude. Lui continua a vivere nella villa di famiglia, accanto ai vivai. Prima con la sorella, poi solo, quando lei muore, nel 2000. Vede sempre meno persone. Gira in bicicletta. Abita con il suo yorkshire trovato abbandonato. Non parlava con nessuno, dicono adesso i vicini. La villa era una villa, ma senza acqua, né luce, né gas, né riscaldamento.

Quando l’hanno trovato morto dentro la sua villa, Mazzucato portava cappotto e guanti e berretto di lana. Doveva fare molto freddo, in quella villa. Doveva fare un freddo spaventoso, dentro la sua vita. Così freddo, da non poterlo condividere con nessuno. Se non con il tuo cane. Il tuo cane che sai che ti accetta come sei. Che ti ama come sei. Che non dà giudizi. Il suo cane che è morto accanto a lui, nella sua cesta di vimini, al gelo, nel garage.

C’è, nella morte di Vittorio Mazzucato, io credo, una straordinaria dignità. E c’è, in questa storia, un campanello che suona dentro la nostra testa, e non smette di suonare. Ci parla di quello che abbiamo avuto e di quello che abbiamo perso. Della forza che serve per accettare quello che ci accade. Del coraggio di condividere la propria caduta. Di quello che negli Anni Sessanta chiamavano «rispetto umano». Che vuol dire accogliere senza fare pettegolezzi. E c’è un verso di Elisabeth Barret Browing che sempre mi ha colpito: «Oh quale caduta di lassù»”

Baglioni e i migranti

Sapete tutti della mia “insana” passione per il Festival. Lo seguo da sempre e nella settimana fatidica non ci sono per nessuno. Quest’anno ha iniziato a far discutere già dalla conferenza stampa, poiché il Direttore Artistico Claudio Baglioni, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha espresso – siamo in un paese libero o almeno speriamo di esserlo ancora – la sua opinione sul problema dei 49 migranti che, all’epoca, non venivano accolti in nessuna nazione europea, Italia compresa. Apriti cielo. In una RAI sempre così attenta ad ossequiare il “padrone” del momento, esprimersi come ha fatto Baglioni in direzione contraria a quella di Salvini è stato come far scoppiare una bomba. I “fan” del “Capitano”, sempre così misurati ed eleganti, hanno iniziato a bersagliare il cantante sui social, con insulti di vario genere. La frase più gentile è stata “Perché non li prendi a casa tua?”, una frase davvero originale eh? La classica domanda poco intelligente che viene rivolta quando non si hanno idee e si pensa di essere furbi. Una domanda cui di solito neppure si risponde, ma a cui, sul sito wittgenstein.it ho trovato una frase che mi è piaciuta e che si può utilizzare. Dice: Non li prendo a casa mia perché sarei un incosciente presuntuoso a pensare che il problema di ciascuna di queste persone lo possa risolvere io in casa mia. Non li prendo a casa mia perché per queste persone serve altro e meglio di quello che so fare io, servono pratiche e organizzazioni che sappiano affrontare le necessità di salute, prosecuzione del viaggio, integrazione, lavoro, ricerca di soluzioni. Non li prendo a casa mia perché voglio fare cose più efficaci, voglio pagare le tasse e che le mie tasse siano usate per permettere che queste cose siano fatte bene e professionalmente dal mio Stato, e voglio anche aiutare e finanziare personalmente le strutture e associazioni che lo fanno e lo sanno fare. Non li prendo a casa mia perché quando c’è stato un terremoto e le persone sono rimaste senza casa non ho pensato che la soluzione fosse prenderle a casa mia, ma ho preteso che lo Stato con i miei soldi creasse centri di accoglienza e strutture adeguate, le proteggesse e curasse e aiutasse a ricostruire loro una casa. Non li prendo a casa mia perché se incontro una persona ferita o malata, chiamo un’ambulanza, non la porto a casa mia.
Non li prendo a casa mia perché i problemi richiedono soluzioni adeguate ai problemi, non battute polemiche, code di paglia e sorrisetti autocompiaciuti: non stiamo litigando tra bambini a scuola, stiamo parlando di problemi grossi e seri, da persone adulte.
E tra l’altro, possono rispondere in molti, qualche volta li prendo a casa mia.
Risposto. Passiamo a domande migliori, va’.

Penso che sarà un Festival da seguire.

Come si può restare indifferenti di fronte … a un bambino…viola dal freddo?

Non credo abbia bisogno di commenti. Da Repubblica. Ascoltate anche il video sotto.

“Come si può restare indifferenti di fronte a una mamma che urla e un bambino di tre mesi bagnato, nudo, viola dal freddo?”. Gino Murgi, sindaco di Torre Melissa (Crotone), ha aiutato i 51 migranti curdi arrivati nella notte, dopo che la loro imbarcazione si era capovolta, insieme ai suoi cittadini. “Alle 4 del mattino hanno portato di corsa pigiami, coperte, si sono tolti le loro giacche, sono stati tutti incredibili.”
L’intervista di Silvia Scotti – Radio Capital
C’è qualcosa di molto più forte del sovranismo, delle bandierine, dei porti fintamente chiusi e di questi governi inadeguati: i primi passi. #facciamorete

Quando la misura è colma…

Quando la misura è colma anche “i buoni” si lasciano andare. Ma con pacatezza e senza trascendere, senza diventare volgari. Non diventano “haters”. Ma raggiungono comunque lo scopo. Il post che vi propongo qui sotto è del 31 dicembre ed è scritto da un chirurgo dell’Azienda ospedaliera di Pisa, Daniele Pezzati:  circa diecimila condivisioni, più di 3000 commenti e 25.000 “mi piace” su Facebook.  Si può diventare popolari, quindi, anche senza maleducazione. Da leggere.

I Sindaci e Salvini

Ho già avuto modo di dire più volte che le leggi devono essere rispettate. Sempre. Se si ritiene che una legge sia sbagliata si deve agire in modo da riuscire a cambiarla ma, finché è in vigore, deve essere seguita. Quindi non posso essere d’accordo con i Sindaci che intendono non applicare il famigerato “Decreto Sicurezza” di Salvini. Tuttavia in questo caso, secondo me, può esserci una giustificazione, se quanto denunciato da più parti – non tutte all’opposizione del governo – è veritiero. Secondo quanto si legge persone in stato di perfetta regolarità (e ricordiamo che si sta sempre parlando appunto di “persone”), si sono ritrovate da un momento all’altro in una condizione di irregolari. Oltre alla palese ingiustizia, questo sta causando seri problemi: dove possono finire queste persone se non in strada? Io credo quindi che un Sindaco, anche nella veste di responsabile locale della Protezione Civile, non possa applicare totalmente il decreto. Ovviamente è solo una mia opinione senza alcun valore.  Mi auguro però si possa arrivare almeno ad una mediazione per una parziale modifica del decreto. Non sono fiducioso però che possa avvenire, proprio perché sarebbe appunto la soluzione migliore.