Blog estate: Le serie che ho visto : Only Murders In The Building (22/06/2022)

Una delle sorprese più interessanti tra le serie tv dell’anno da poco trascorso è questa “Only Murders In The Building” che è programmata in Italia dalla piattaforma Disney+. Creata da Steve Martin e John Hoffman (Grace and Frankie) è composta, per la prima stagione, da 10 episodi.

Ne sono protagonisti lo stesso Steve Martin, Martin Short e una sorprendente Selena Gomez.  Definita “comedy drama”, la serie sa mischiare con gusto e intelligenza comico e thrilling. La storia è quasi interamente ambientata in un ricco condominio di Manhattan dove avviene un omicidio. Tre residenti nel palazzo sono accomunati da interesse per il “giallo” ma  non hanno alcuna esperienza nelle investigazioni. Nonostante questo decidono di indagare sulla vicenda raccontandola anche in un podcast, fin quando i sospetti non ricadono anche su di loro.  Tra i personaggi della serie troviamo anche Sting nei panni di se stesso, un sempre bravo Nathan Lane (The Producers) e una divertente  Jane Lynch (Glee).Consigliatissimo, insomma.

Ora disponibile la seconda stagione

Blog estate: Premio stupidità del giorno (11/06/2019)

Da un po’ di tempo non assegnavo questo premio, ma è stata solo distrazione immagino, non certo che mancassero candidati. Tipo questo signore che con la sua Fiat Panda ha pensato bene di scendere dalla scalinata di Valle Giulia a Villa Borghese a Roma perché “la strada è bloccata ed io ho fretta“.  Prima gli italiani, no? E’ stato poi rintracciato dalla polizia e denunciato. Mi pare giusto.

Ma la cosa non è finita qui. Ieri il Corriere della Sera ha dedicato un lungo articolo a questo episodio, cercando spiegazioni al comportamento di questa persona… boh.

di Paolo Conti
«Ho riflettuto molto su questa storia che, dall’inizio, mi è sembrata pazzesca. Ma è diversa da come è stata raccontata dal filmato sulla Rete. Ed è diversa anche dai tanti articoli apparsi sui giornali… Diciamo che quando ho parlato con questo signore, ho capito che mi trovavo di fronte a una persona complessa. A una delle tante che, in questo difficile terzo millennio, non hanno ancora centrato la propria strada nella vita. Anche a 47 anni». La Fiat Panda blu 4×4, dunque adatta a impervi percorsi da rally (la scritta «cross» campeggia sulla fiancata) che lunedì 3 giugno mattina ha attraversato i tornanti esterni di Villa Borghese ma ha poi individuato una inedita scorciatoia nella scalinata intitolata a Bruno Zevi, ha scatenato fantasie e interrogativi. Ne sa qualcosa Massimiliano Ciolli, funzionario dei vigili urbani del II gruppo di Roma, incaricato di raggiungere in casa quella specie di nipotino made in Rome di Indiana Jones. Ciolli contraddice tanti luoghi comuni (spesso falsi) sui vigili urbani romani. È colto, attento, rispettoso: è capace di un’analisi articolata di quell’individuo («una persona complessa»).
Va al di là del gesto, cerca di capirne il meccanismo e il carburante psicologico. Un’altra negazione dei luoghi comuni è la comandante del suo II gruppo, Donatella Scafati, che ha seguito tutto il caso con attenzione. Avrebbe potuto, «alla romana», gettare in pasto mediatico un po’ tutto, magari guadagnandosi l’immagine di un gruppo che controlla il territorio e punisce chi sbaglia. Invece ha protetto nomi e volti, la privacy introdotta a suo tempo come capitolo di civiltà contemporanea in Italia da Stefano Rodotà non è un dettaglio. Una volta tanto il Corpo di Polizia urbana di Roma Capitale fa onore a un titolo così lungo, e inutilmente pomposo. Torniamo al 3 giugno mattina, alla scalinata intitolata al grande urbanista e storico dell’architettura Bruno Zevi, ma ideata da Cesare Bazzani che ridisegnò tutta Valle Giulia per l’Esposizione Universale di Roma del 1909. Dunque in un pezzo di architettura romana vincolato e prezioso. Ma perché questo signore di 47 anni ha improvvisamente deciso di non proseguire per i normali tornanti e di scendere giù per la scalinata? Ciolli sospira: «Di nuovo, ho riflettuto molto. Parliamo di una persona che ha nei due suoi cani il principale interesse della sua vita. Sono due pitbull. E la scelta della razza forse può aiutare a capire. Ho notato che le bestie erano curatissime. Ecco, su questo non potrei davvero dire niente. Forse un po’ meno curato, nel complesso, era il loro padrone». Ma perché ha deciso di andarsene giù per la scalinata in Panda? «Ha ripetuto più volte di aver fretta. Sapeva benissimo di essere ripreso, chi ha realizzato il filmato lo ha avvisato, era chiaro che sarebbe stato riconosciuto dalla targa. Ma lui ha ripetuto “ho fretta, ho fretta”». No, nessuna ragione legata alla mamma, come qualcuno ha scritto sbrigativamente. Il 40enne senza nome ha una formale residenza a Milano, ma vive quasi sempre a Roma, in casa della madre, zona Parioli. C’è da immaginare (per deduzione socio-urbanistica) radici nella buona borghesia romana. La fretta sarebbe derivata da uno dei due pitbull: come spiega Ciolli, più preciso di un detective, uno dei due animali avrebbe avuto la bava alla bocca e il padrone, dopo una passeggiata a Villa Borghese, avrebbe temuto un avvelenamento. Salito sulla Panda, avrebbe trovato un intoppo: ecco la via d’uscita, la scalinata del primo ‘900. Ma è la verità? Ciolli azzarda: «Così ha detto. Ma io non farei una cosa del genere nemmeno se un bambino si tagliasse un dito e perdesse sangue. Ho immaginato che, magari, chissà, volesse forse provare un brivido nuovo, inedito».
Il perché, lo sa solo lui. Cosa rischia? «A norma di codice stradale, solo una multa di 40 euro per deviazione dalla carreggiata, come se avesse, mettiamo, poggiato in cammino due ruote su un marciapiedi. Però a decidere saranno i risultati degli esami della Sovrintendenza dei Beni culturali. Se c’è stato danneggiamento, rischia una multa da 500 a 1.000 euro. Potrebbe anche esserci un profilo penale, ma non è mio compito parlarne ora. Ci saranno le perizie e le verifiche». La storia della Panda blu 4×4 che saltella sulla scalinata dedicata a uno dei più grandi nomi della architettura italiana del ‘900 è tutta qui. Non ci sono altri risvolti. E forse ha ragione Ciolli quando vede in quell’azzardo una manifestazione dei mille disagi non confessati della nostra contemporaneità. Può capitare, nella vita, di gettarsi in una piccola impresa impensabile e irripetibile, magari proprio per mettere alla prova quel 4×4 annoiato dagli ingorghi romani. Una cosa è certa, quella discesa rimarrà nella microstoria delle stramberie romane. Un pezzo di memoria collettiva firmato da una Panda blu, con due pitbull a bordo.

Blog estate: Non sono razzista, ma … (09/06/2020)

Ecco una frase che non vorrei mai sentire, che davvero mi dà tanto fastidio ascoltare, che giudico assolutamente inappropriata e ipocrita: “Non sono razzista, ma …” e qualunque cosa si aggiunga dopo. Una frase così, già di per sé, è portarsi dietro un seme di razzismo, neppure tanto velato. E purtroppo anche nel nostro paese è una frase che si sente dire, spesso, troppo spesso. È, secondo me, indice di arretratezza culturale e superficialità, di retaggi di un’eduzione sbagliata nei confronti della considerazione dei diversi, di tutti i diversi, dimenticandoci che pure noi siamo “i diversi” per qualcun altro. Ho letto di tutto sui social in questi giorni nei confronti di chi ha messo in atto, anche in Italia, la protesta #BLACKLIVESMATTER. Non riesco a capire, davvero non riesco a capire perché si deve sempre criticare chi decide di fare qualcosa, magari di poco concreto ma sicuramente non dannoso, per esprimere solidarietà verso qualcuno. Perché occorre sempre fare confronti, criticare, dire: ma perché non protestate anche per Honk Kong?, per la Libia?, per i lavoratori italiani? ecc.  Perché bisogna sempre fare queste stupide differenze: a cosa porta questa contrapposizione perenne, questo odio diffuso e sterile? Rinuncio a capire e continuerò ad agire secondo quanto mi sembra giusto fare. Vorrei anche dire, d’altro canto, che supportare il Black Lives Matter americano e poi contestare i migranti che attraversano il Mediterraneo sui barconi è veramente da ipocriti. Anche in Italia “le vite dei neri contano” e ci sono ancora enormi progressi di convivenza da fare.

Blog estate: Le carte di credito? Sistema vecchio … (26/11/2020)

Sì, davvero. Le carte di credito sono ormai un metodo vecchio. C’è da qualche anno un sistema più comodo e più moderno. Ed è tutto italiano. Io lo utilizzo da almeno tre anni, anche se solo negli ultimi tempi è possibile trovare un numero maggiore di commercianti convenzionati. Si chiama Satispay e secondo un articolo apparso su laRepubblica sta conquistando anche l’estero. La configurazione dell’App necessaria sul telefono e poi l’utilizzo è davvero facilissimo, totalmente contactless e quindi anche più sicuro di una carta di pagamento. Io lo utilizzo già per pagare il bollo auto, ad esempio, oppure la spesa fatta a domicilio,  ed anche qualche bolletta. Ma ora vedo che è accettato anche in molti negozi e ,ad esempio, all’Esselunga. Ve lo consiglio. Ecco l’articolo scritto da quel vero esperto di tecnologia che è Riccardo Luna.
Nel gennaio del 1888 Edward Bellamy, un giornalista americano che fino a quel momento aveva scritto alcuni romanzi dimenticabili, e che infatti sono stati dimenticati, pubblicò un lungo racconto destinato ai tempi ad avere un successo incredibile: Looking Backward, 2000-1887. Narrava le vicende di un giovane che veniva addormentato tramite ipnosi e si risvegliava 113 anni dopo, ai giorni nostri, in un mondo meraviglioso, vagamente, socialista che aveva eliminato le ingiustizie. Il libro vendette in poco tempo oltre 200 mila copie, secondo solo alla Capanna dello Zio Tom e a Ben Hur; ma se ancora molti lo citano è perché lì per la prima volta veniva immaginata una invenzione che sarebbe arrivata più di mezzo secolo dopo e che sicuramente ci ha cambiato la vita: la carta di credito.
Se oggi qualcuno provasse a scrivere un romanzo ambientato non fra 113 anni, ma anche solo fra 13, forse le carte di credito non ci sarebbero più. Forse non ci saranno più. Se così sarà lo si dovrà anche ad una startup italiana che ieri ha annunciato di aver chiuso un round di finanziamento da quasi 100 milioni di euro, uno dei più grandi mai fatti in Italia. Si chiama Satispay, è stata fondata nel 2013 da due giovani di Cuneo, Alberto Dalmasso e Dario Brignone che avevano visto il futuro e deciso di rischiare tutti i loro risparmi per realizzarlo, 125 mila euro. Oggi Satispay vale quasi 250 milioni. Dopo otto anni si può dire: quei due ragazzi hanno vinto. E convinto. Hanno convinto 4 investitori clamorosi a sostenere la scommessa di un mondo di pagamenti digitali libero da costi inutili e limitazioni anacronistiche: tipo le carte di credito. Il primo è Jack Dorsey, fondatore e amministratore di Twitter, ma anche di Square, la migliore realtà per i pagamenti digitali degli Stati Uniti; il secondo è Tencent, colosso tecnologico cinese che ha sviluppato WeChat, il Twitter cinese, al quale ha attaccato un sistema di pagamenti tramite smartphone usato da centinaia di milioni di persone; il terzo è LGT Lightstone, un prestigioso fondo di private equity basato a Londra; il quarto è TIM Ventures, che porta in dote tutto il mondo di Telecom Italia.
Con questi quattro partner Satispay tenterà la conquista dell’Europa. In Italia funziona benissimo: basta uno smartphone e con un clic puoi fare shopping, pagare un caffè, la corsa del taxi, ma anche le bollette, le tasse, la ricarica del telefono o anche dare soldi ad un contatto della rubrica telefonica. Nessun altro sistema ti consente di fare tutte queste cose e ti farle con un clic. Dopo un lungo rodaggio (siamo un paese analogico) in questi mesi Satispay ha preso il volo. Intendiamoci, la pandemia è stato un formidabile acceleratore per tutti i pagamenti digitali: per timore del contagio, l’uso del contante è crollato ovunque; negli Stati Uniti due app, Venmo e CashApp hanno moltiplicato gli utenti così come in Cina AliPay e WeChatPay. Naturalmente sono cresciute anche le carte di credito contactless, senza contatto. Ma il metodo Satispay elimina anche quelle. Semplicemente non sono più necessarie. Ti basta una app.
La vera partita inizia adesso: gli attori in campo sono tanti, e la resistenza di chi c’era prima è scontata, e poi nel settore dei pagamenti ormai muovono i primi pesanti passi anche Apple, Google, Facebook e Amazon. Insomma, la competizione per chi gestirà i nostri borsellini digitali sarà durissima ma dal punto di vista tecnologico la strada è già segnata: se oggi dovessi scommettere un euro sul futuro, scommetterei su un futuro senza carte di credito.

Blog estate: Soccomberemo (22/04/2022)

Sì soccomberemo.
Non per il Covid. Non per la guerra.
L’umanità soccomberà a causa loro. Di chi sto parlando? Dei piccioni.
Io amo gli animali. Adoro i cani e adoro i gatti, i cavalli, i conigli… tutti gli animali. Ma ho sviluppato un odio profondo e incontrollabile per i piccioni.
Almeno stessero zitti. No. Devono sempre tubare gru gru gru gru gru gru gru gru gru gru. Cosa avranno da tubare in continuazione? Intorno a casa mia, ma ormai ovunque, sono un esercito. Li vedo. Grassi come tacchini perché ci sono  delle persone (odio anche loro) che li nutrono, anche con focaccia (ho visto di persona). E mi chiedo: se chi nutre i cani è tenuto  a raccogliere i loro escrementi, così dovrebbe essere pure per chi nutre i piccioni. E vorrei proprio vederli … 
I piccioni sono tantissimi. Fra poco saranno più di noi.  Sarà la nostra fine.
Li odio.
Proprio.

P.S.: intendiamoci, non potrei mai far loro del male eh … Vorrei solo che si trasferissero fuori città.