Forse l’ho già scritto in altre occasioni: non sopporto Bruno Vespa. Trovo poi inconcepibile che a 76 anni debba occupare con una sua trasmissione la seconda serata di tutta la settimana della principale rete generalista nazionale, e questo dal 1996! Direte che è questione di gusti: certamente. Non è neppure questione di simpatie politiche, visto che secondo me questo “giornalista” va … dove lo porta il consenso e mi pare che “abbia cambiato bandiera” più di una volta. Ma magari è solo una mia impressione. Comunque proprio non lo reggo. Quando poi vengo a sapere che, durante il suo tour in tutte le trasmissioni possibili – è stato anche a “Ballando con le stelle” – per pubblicizzare il suo ultimo libro intitolato Perchè l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus) – titolo che mi è anche un po’ oscuro ma non ci tengo ad approfondire – ha dichiarato “Nel libro racconto gli anni del consenso: Mussolini ha avuto un consenso enorme, all’estero e anche in Italia, per le sue opere sociali. Ha creato i contratti nazionali, l’Inps, la settimana di 40 ore” senza che nessuno degli intervistatori lo abbia contraddetto… mi pare davvero troppo! Ci ha pensato, per fortuna, sulla sua pagina, il giornalista Lorenzo Tosa, che ha scritto:
C’è solo un piccolissimo, trascurabile, particolare: è falso. Totalmente falso. Praticamente tutto.
Primo. L’Inps non nacque affatto sotto Mussolini ma quasi trent’anni prima, nel 1898, con il nome di Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai, di cui l’Inps non è che una successiva definizione.
Secondo: Mussolini non ha minimamente concepito la settimana da 40 ore. All’epoca del fascismo era ancora di 48 ore e per quella conquista bisogna ringraziare le lotte operaie e sindacali del ‘69-‘70.
Quanto al resto, vero che il concetto di contratto nazionale nacque tecnicamente nel 1927. Quello che Vespa si dimentica di ricordare è che solo l’anno prima, con le leggi fascistissime, Mussolini ha dichiarato fuorilegge tutti i sindacati non piegati al regime, vietato il diritto di manifestazione e sciopero e la serrata.
Potete immaginare di quale grande conquista stiamo parlando.
La verità è che, in un Paese normale, uno che scrive un libro del genere e pronuncia simili castronerie in diretta tv verrebbe contraddetto in tempo reale, sbugiardato e infine segnalato all’ordine.
Ma, in un Paese normale, uno come Vespa non sarebbe neanche considerato un giornalista.